Abbiamo di recente pubblicato un articolo sulla disputa tra salsa
old-style e salsa contemporanea, in cui venivano messi a confronto due modi di
intendere la musica salsera tramite le autorevolissime opinioni di due dei più
grandi esponenti di questo genere: Eddie Palmieri e Victor Manuelle.
Visto il successo ed il dibattito che questo articolo ha aperto, questa volta
tratteremo un altro argomento che non mancherà di far discutere, specie qui da
noi in Italia.
Lo spunto arriva da un articolo di Enzo Conte, uno dei massimi esperti di
musica e ballo latino che ci siano in circolazione in Italia. Lo scrisse nel
2009, ma è più che mai, e qui ci sentiamo di aggiungere la parola "purtroppo",
d’attualità. Eccolo qui.
ESISTE UNA MUSICA PER BALLARE IN LINEA ED UN’ALTRA PER BALLARE IN TONDO?
Molti ballerini sostengono che sopra un guaguancò di New York (genere che tra
l’altro deriva dal son-guaguancò del cubano Arsenio Rodriguez) non si può
assolutamente ballare a lo cubano e che su un brano trascinante dei Los Van Van
non si può assolutamente ballare a lo boricua.
In realtà, se davvero abbiamo a cuore le sorti della salsa, non dovremmo mai
stancarci di fare una vera e propria "battaglia culturale", ribadendo un
concetto che se per noi della vecchia guardia è scontato, non lo è affatto per
le nuove generazioni:
"IL BALLO NON HA PADRONI!…"
Ognuno è LIBERO di interpretare la musica come vuole… senza seguire
rigidamente schemi o regole stabilite alcune volte da qualche maestro fazioso
che tende a manipolare il gusto musicale dei propri allievi con l’unico scopo di
"fideizzare il cliiente"…
"Esiste dunque una musica per ballare cubano ed una per ballare portoricano?"
Assolutamente No!!!
Basterebbe andare in giro per il mondo per scoprire, ad esempio, che i cubani
ballano volentieri sulle note della musica portoricana (al punto che Marc
Anthony è uno dei loro idoli) e che i portoricani adorano cimentarsi con i ritmi
cubani (al punto che i Los Van Van, quando vanno nell’isla del encanto, fanno
sempre il tutto esaurito).
Ora è indubbio che salsa e timba sono due forme musicali con delle
caratteristiche diverse ma è altrettanto vero che "ognuno di noi interpreta la
musica secondo la sua sensibilità, la sua percezione, ma anche assecondando il
proprio talento o le proprie capacità…"
In Italia il rapporto con la musica afro-latino-caraibica viene quasi sempre
filtrato attraverso la lente del ballo. Un ballo che si apprende generalmente in
una scuola. E molte volte sono proprio le scuole a condizionare o ad inculcare
idee sbagliate.
Tra l’altro ci sono molti maestri che fanno pure i dee jay e quindi è
inevitabile che finiscano con il manipolare il gusto dei loro allievi. Senza
dimenticare che molti dee jays lavorano per conto di qualche maestro famoso e
quindi anche loro contribuiscono a formare il gusto verso una direzione
piuttosto che un’altra.
Si tratta di un vero e proprio "imprinting sonoro" che spesso induce non solo a
prediligere un certo tipo di sonorità, ma a credere persino che ci sia un musica
da ballare "in linea" e una musica da ballare "in cerchio" o in "rueda" (mi viene l’orticaria quando sento questi termini!!!),
Si tratta di aberrazioni, figlie della mancanza di una vera cultura salsera ma
anche figlie di interessi commerciali da parte degli stessi operatori del
settore, che arrivano persino a gridare allo scandalo quando qualcuno balla un
brano cubano magari con lo stile portoricano o viceversa…
Se poi volessimo analizzare la cosa da un punto di vista più strettamente
tecnico, sarebbe giusto precisare che l’interpretazione di un brano non è
determinata dalle figure o dalle geometrie di ballo, ma semmai "dalla corretta
interpretazione del suo andamento ritmico…"
Per interpretare al meglio un brano dovremmo distinguere:
1) L’introduzione di un brano (che potrebbe prevedere una parte di rumba o di
bomba).
2) La parte più sonera o guarachera (in cui si sviluppa la parte lirica del
brano).
3) La parte del montuno (nella quale cantante e coro cominciano a dialogare,
mentre entra la campana ed il ritmo diventa più serrato).
4) La parte del mambo (dove gli strumenti a fiato eseguono il loro "special",
comunemente detto anche "moña").
5) La parte della descarga (nella quale i diversi strumenti eseguono i loro
assoli).
6) La parte più strettamentre timbera (dove ci possono essere dei veri e propri
cambi di ritmo).
Saper interpretare questi differenti passaggi musicali non è obbiettivamente
facile, soprattutto per chi non nasce ascoltando questa musica tanto complessa e
per chi, non parlando lo spagnolo, ha persino difficoltà a capire i testi delle
canzoni.
Non cadiamo poi nel tranello di confondere uno spettacolo (in cui bisogna per
forza saper leggere un brano), con il ballo sociale (in cui ogni volta più che
interpretare un brano si è costretti ad adattare il proprio modo di ballare alle
capacità del partner o della partner di turno).
A chi però, nonostante tutto, continua ad essere convinto che ad ogni musica
corrisponde un certo tipo di ballo vorrei chiedere:
“Sbagliava allora il grande maestro portoricano Papito Jala Jala quando nelle
sue esibizioni qui in Italia (molti se lo ricorderanno) ballava sul brano
"Marcando la distancia" di Manolito y su Trabuco?”
“Sbagliava il compianto artista cubano Tony Castillo, quando interpretava con le
figure del casino un brano romantico come "Como una pelicula" del portoricano
Carlos Alberto?”
E ancora mi piacerebbe chiedere:
“Sbaglia allora chi come me, in un corso di salsa portoricana, mette anche dei
brani cubani (magari proprio per abituare l’allievo alla varietà?)"
Se seguissimo un criterio rigido di interpretazione dovremmo a questo punto
sottolineare che anche la timba cubana non andrebbe interpretata con le figure
del casino cubano, in quanto gli stessi cubani (basta andare in un tempio della
musica come La Tropical dell’Habana per accorgersene) preferiscono ballare la
timba in una maniera libera e spontanea che esula dal ballo di coppia.
Noi italiani balliamo la timba con le figure del casino. Chi sbaglia? Noi o
loro?…
In una accezione rigida siamo noi a sbagliare, visto che non abbiamo colto lo
spirito della timba.
In una accezione più flessibile "non sbaglia nessuno" perché il ballo è appunto
"una libera interpretazione" (sempre nel rispetto della musica e del tempo
musicale)…
Il che significa che dello stesso brano, ballerini con indole, sensibilità e
capacità diverse daranno una interpretazione più congeniale alla loro
personalità ma anche al loro retaggio culturale e sociale.
Fenomeno questo meglio conosciuto come "transculturacion"…
Oggi siamo arrivati al paradosso che molte persone amano la timba ed odiano la
salsa e viceversa… quando invece la cosa più logica e sensata sarebbe riuscire
ad apprezzare queste due espressioni musicali, interpretate spesso da artisti di
grandissimo livello (con l’eccezione di generi palesamente commerciali come
salsaton, timbaton o quelle produzioni computerizzate che molte volte
rappresentano più una "degenerazione" che una evoluzione della salsa e del son).
La salsa dovrebbe essere un inno alla fratellanza, alla tolleranza, alla
mescolanza di culture e di razze.
Qui in Italia sta diventando, invece, un inno alle divisioni, (siamo arrivati
persino alle sale separate) e in certi casi sta persino generando un razzismo
strisciante.
Non a caso diventa sempre più difficile incontrare appartententi alla comunità
latino-americana (tranne quelli che ci lavorano con la salsa) alle nostre serate
salsere…
MA NON E’ TRISTE TUTTO CIO’?…
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ESISTE UNA MUSICA PER BALLARE IN LINEA ED UN’ALTRA PER BALLARE IN TONDO?
Enzo Conte
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