Yosvany Terry… Afrocubano a New York

 


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Yosvany Terry: geniale metamorfosi di un sax afrocubano a New York

Considerato il nuovo talento del latin jazz, il contraltista torna comunque spesso nella sua isola: “Mi serve per ricaricare le batterie”.

Sul mensile Musica JAZZ – n. 3, marzo 2008 – il nostro collaboratore Gian Franco Grilli ha pubblicato un articolo sul musicista cubano.
Ringraziamo la direzione di Musica JAZZ (Hachette Rusconi S.p.A.), per averci consentito la diffusione del testo.

Contraltista di grande levatura, nato nel 1971 a Camagüey, zona cubana agricola che custodisce tradizioni linguistiche e culturali di altre isole caraibiche, Yosvany Terry Cabrera colora virtuosamente la scena anche con il suo magico chequeré, percussione afrocubana con la quale sincretizza i codici delle culture Yoruba, Palo, Gagá, Arará, Abakuá.
Tra i nuovi sassofonisti di latin jazz è uno dei più completi per tecnica e inventiva. E’, inoltre, compositore molto versatile, in grado di creare straordinarie alchimie mescolando elementi della tradizione afrocaraibica con musica contemporanea e armonie jazz.
“Sono un sanguemisto”, dice, “una mescolanza di giamaicano-haitiano-cubano”. Ed è cresciuto tra rituali afro-haitiani-giamaicani e la musica popolare afrocubana suonata dal padre Eladio, soprannominato Don Pancho, celebre nell’Isola come violinista, percussionista e fondatore dell’Orquesta Maravillas de Florida.
A cinque anni si avvicina al violino, ma la folgorazione avviene guardando alla televisione un concerto degli Irakere: si innamora del sax e di quel mix di jazz, rock, son e poliritmia batà. A Camagüey inizia gli studi musicali, che completa all’Avana presso l’Ena (Scuola Nazionale d’Arte) e il Conservatorio. Allo stesso tempo respira la musica popolare, suona ritmi afro e apprende i primi rudimenti jazzistici dal padre. Ma sarà l’ambiente accademico e culturale avanero a spingerlo verso il jazz.
“Quando ero all’Ena ascoltavo le prove di un professore e quei suoni mi ipnotizzavano. Era Alfredo Thompson, che ha suonato con Irakere e Habana Ensamble e con lui ho iniziato a capire il jazz. Che avrei voluto studiare di più, ma a Cuba non esiste una cattedra specifica”. Una situazione appesantita dall’embargo politico e culturale verso Cuba, ma anche dal governo che, si racconta, per anni ha ostacolato le musiche “imperialiste”, responsabili di “deviazionismo ideologico”, e tra queste il jazz che scomparve dall’Isla all’inizio degli anni Sessanta.

“Sì, ci furono incomprensioni politiche, ma a Cuba erano rimasti vecchi Lp di jazz che circolavano tra gli appassionati. Studiavo ascoltando quei dischi e le musicassette di jazzisti moderni che ci procuravamo dai musicisti cubani di rientro dalle tournée all’estero. E poi seguivo jazz, blues, funky alla radio”.
A vent’anni è già dotato di vaste conoscenze musicali, ottima intonazione, tecnica superlativa e inizia la carriera suonando con NG La Banda di José Luis Cortés, Chucho Valdés, cantautori della Nueva Trova tra cui Silvio Rodríguez, Afrocuba e partecipando al progetto Cubanismo. Nel 1995 insegna musica cubana nell’Università di Stanford. Nel 1998 va in tournée negli Usa e in Europa con il gruppo avantgarde Columna B.

“Finché nel 1999 trasloco a New York, luogo fondamentale per la mia crescita e per lavorare con grandi talenti di tutto il mondo”. Ha infatti suonato con Roy Hargrove, Steve Coleman, Eddie Palmieri, Brian Lynch, Ravi Coltrane, Dave Douglas, Dafnis Prieto. Tutte esperienze che gli hanno consentito di arricchire linguaggio, sensibilità e inventiva, e di compiere una notevole evoluzione che si è condensata nell’album “Metamorphosis” (2006). Una sorta di quadro che “sintetizza le influenze musicali ricevute: dall’inizio degli studi – con il background di rituali afrocubani, rumba e son – fino gli incontri di New York, passando per i modelli ispiratori come Irakere, Emiliano Salvador, i grandi Bird, Johnny Hodges e Trane”.
Questo “Metamorphosis” riflette la vita di Yosvany Terry Cabrera negli States, ma anche i suoi ricordi della terra natia.“Ogni anno torno a Cuba dai miei, dove ricarico le batterie, mi confronto con le esperienze musicali dei miei due fratelli e di mio padre, ovvero Los Terry, con cui ho inciso il cd “From Africa To Camagüey”, prodotto da Round World Music di San Francisco. Tra i lavori in corso, due cd: uno con Yosvany Terry Quartet e l’altro con il nuovo formato AfroCubanRoots”.

Foto: M.T. Salomoni

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