LE ORIGINI DELLA CUMBIA

La Cumbia è l’aria musicale più rappresentativa della Colombia. Sulla sua origine, la maggioranza dei “Folclorólogos” (studiosi di Folclore) riconoscono il suo carattere triétnico; cioè, un carattere prodotto dal sedimento di tre culture: africana (nera), indigena e bianca.
L’ africana apportò la struttura ritmica e le percussioni, (tambores);
l’indigena apportò i flauti, (caña de Millo e Las Gaitas), e quindi, parte della linea melodica.
La bianca, da parte sua, le variazioni melodiche e coreografiche e l’abbigliamento dei ballerini.
Occorre chiarire che, questa relazione di apporti culturali è qualcosa di arbitrario o incerto, perché non si può garantire che la melodia e l’interpretazione degli strumenti siano esclusive dell’una o dell’altra cultura – con l’eccezione della ritmica nera -, poiché, sebbene i flauti sono di origine aborigena, l’esecuzione degli stessi furono di primo dominio della cultura nera, e, posteriormente, dei “mestizos” (meticci), e molto poco dei propri indigeni. La ragione si spiega in virtù del carattere sincopato della cumbia, tanto nel suo ritmo come nella sua melodia.
La stessa cosa si potrebbe dire della coreografia della cumbia, perché il modo di ballare degli uomini è, senza dubbi, di impronta nera; mentre il modo di ballare delle donne potrebbe essere indistintamente indigena e, perché no, bianca, benché alcuni folcloristi fanno notare il movimento delle ballerine come una caratteristica nera e non indigena.
Qualsiasi sia l’origine della cumbia come ritmo e come danza sembra che, all’inizio, si ebbe la fusione nero-aborigena nella cornice dello schiavismo, e dopo, si arricchì col l’apporto degli europei. Attualmente, la cumbia esprime chiaramente l’incrocio misto della cultura colombiana.

L’altra questione che interessa gli studiosi del folclore è il posto o il luogo di nascita della cumbia. Secondo il maestro José Barros (compositore della Piragua e Navidad Negra, etc.), la cumbia nacque nel paese dalla cultura indigena Pocabuy, (che abitava la regione del Banco Magdalena).
Altri folclorólogos e musicisti dicono che la cumbia nacque in Cienaga Magdalena, (vicino a Santa Marta), o in Soledad, Atlantico, (vicino a Barranquilla), o a Cartagena, in ragione della vicinanza ai porti dove arrivarono inizialmente i conquistatori e colonizzatori spagnoli, Santa Marta e Cartagena.
Se la cumbia è di natura negroide ed indigena, la logica ci espone che la cumbia doveva nascere vicino agli insediamenti schiavisti, dove i neri potevano esteriorizzarsi o esprimersi liberamente, e dove potevano relazionarsi con gli indigeni, e questi posti dovevano stare vicino ai porti dove arrivarono i neri in ragione del traffico di schiavi. E, siccome è molto difficile segnalare il posto di nascita della cumbia, la cosa migliore è accordarci sul fatto che, questa, nacque in qualche posto dalla Costa Caraibica Colombiana, vicino a Santa Marta o Cartagena, di fronte al mare e col chiaro apporto degli schiavi africani. Le altre tesi, sono proposte ipotetiche.

L’insieme tipico o autoctono della cumbia è formato da una “tambura”, un “tambor alegre”, un “llamador”, un “guachi” (o maracas), ed una “flauta de Millo (o gaitas). L’uso delle “maracas” e delle “gaitas” si limita a certe regioni geografiche:
sulla costa dell’Altántico, lo strumento melodico è la “Cana de Millo” o la “Gaita Corta”; mentre nella regione di San Jacinto e Ovejas (Sucre), predominano le “gaitas”: la “gaita hembra” è quella che porta la melodia; e la “gaita macho”, segna il suono del basso. Sulla costa dell’Atlantico si usa anche la “gaita corta” che è una “flauta” tagliata con 6 orifizi.
-Tambora: tamburo grande con doppia pelle che evidenzia il suono del basso.
-Tambor Alegre: tamburo di volume medio che porta la linea ritmica basica.
-Llamador: tamburo piccolo che segna in controtempo la battuta.
-Maraca: “totumo” (specie di frutto), ripieno di semi di “capacho” o di sassolini di ruscello.
-Guache: cilindro di metallo ripieno di semi di “capacho” o pietre sassolini di ruscello.
-Gaita: flauto verticale, lungo, con testa fatta di cera di vespa e carbone vegetale, e piuma di tacchino o papero. La “gaita hembra” ha 5 orifizi, e porta la melodia; e la “gaita macho” ha un solo orifizio e marca il suono del basso. La “gaita corta” ha 6 orifizi.
-Flauta de millo: flauto piccolo fabbricato con “cana de millo” o saggina, con linguetta, che si suona in modo trasversale.

-Possiamo Dire Che La Cumbia è…….
Il ritmo della Colombia più diffuso internazionalmente e che si delinea attualmente come conseguenza dell’apporto di elementi di origine africana, soprattutto per quel che riguarda le percussioni, delle manifestazioni culturali degli aborigeni, e dell’influenza degli elementi che arrivarono dalla Colombia attraverso il mare Caraibico, tanto di origine spagnola come africana.
La sua origine esatta a partire dal “cumbé” o il “bullarengue” non riesce a mettere d’accordo gli studiosi, sebbene tutti sono d’accordo sul fatto che si sviluppò a partire dagli insediamenti degli schiavi.
L’insieme basilare per interpretare la cumbia e’ nella percussione, tre “tambores” chiamati “tambora”, “tambor alegre” e “llamador”, (piccolo o grande), alcune “maracas” e “gaita” (tipo di flauto lungo). Secondo la regione può aggiungersi l'”acordeon” (fisarmonica), o la “flauta de millo”, cambiando in forma notevole la sonorità della cumbia.
Musicisti come Pacho Galán sperimenta fondendo ritmi come il ‘merecumbé’, una curiosa miscela di cumbia e merengue che conserva elementi dei due stili.

Il più rappresentativo dei ritmi autoctoni colombiani raccoglie l’eredità dell’Africa nella base ritmica, l’indigena nella melodia e nella danza, e la bianca nei vestiti e nei testi. Di origine nera, etimológicamente procede il “cumbé”, un ballo africano della Guinea Spagnola. La sua struttura musicale è multietnica, con sfumature ritmiche basiche. Si sviluppò a partire dal secolo XVII e si interpreta con una base di percussioni -3 “tambores” -, “gaitas” e l’accompagnamento di alcune “maracas”. In alcuni regioni colombiane si impiega nella sua esecuzione l'”acordeon” (fisarmonica) come strumento metodico della Colombia.
La costa atlantica della Colombia è stata prodiga nella gestazione di forme musicali. Fattori di ordine storico, economico e culturale hanno inciso su questo fatto. Dal secolo XVI, i gruppi indigeni – cuna, kogis, aruacos, caribes – che abitavano il territorio, si unirono ai colonizzatori di origine ispanica e ai migliaia di uomini provenienti dell’Africa occidentale, i quali apportarono le loro diverse manifestazioni culturali.
La base economica, produttiva, della regione fu costituita attraverso il tempo dall’agricoltura – mais, caffè, cotone – e dall’allevamento. Il clima tropicale, esteso per le sue pianure e fiumi, fu cornice idonea per la fusione di elementi aborigeni, spagnoli ed africani.
La forma musicale più trascendente della costa caraibica colombiana è, senza dubbi, la “cumbia”. Derivata da antiche manifestazioni folcloristiche di radice afroide, come il “lumbalú” o il “bullarengue, (il primo di carattere rituale, il secondo di carattere profano), e con ingredienti nella sua sonorità ed i suoi passi di danza di natura indoamericana, senza tralasciare l’influsso peninsulare, costituisce un’espressione tipificadora della zona geografica che va dal “Cabo Tiburon”, nella frontiera col Panama, alla laguna di Cocinetas, vicino al Venezuela. Un vecchio canto di “bullarengue” mostra già l’impronta del ritmo costiero:
“Si yo fuera tambó,mi negra,sonara solo pa’ti, pa’ti maraca Y tambó, pa’ti, mi negra , pa’ti…”

Il vocabolo “cumbia” si rifa’ alla radice “kumb” che vuole dire rumore in Africa occidentale. Perfino in Guinea si conobbe un ballo chiamato cumbé che passò all’America. Questo genere ha ricevuto anche il nome di “cambia”, ma si è imporsi l’apocope, per il quale si designa questa musica invalsa per tutto il mondo. Tra i fattori antecedenti della cumbia deve essere considerata la “cumbiamba palenquera”.

Benché siano stati moltissimi i gruppi dei Caraibi colombiani che hanno interpretato “cumbia”, ci sono alcuni che emergono dagli altri. Per esempio, la “Cumbia Soledeña”, gruppo storico diretto da Efraín Mejía che interpreta la cumbia nel formato originale: con tutta la percussione ed i flauti indigeni, in questo caso, la “flauta de millo”. Altri grandi sono stati Los Gaiteros de San Jacinto – il gruppo di Toño Fernández -, Andrés Landeros, Lucho Bermúdez, Pacho Galán, e più attualmente personaggi come: Joe Arroyo, Ceco Acosta, Juan Carlos Coronel, Totó la Momposina e Juventino Ojito e su Son Mocaná, anche Carlos Vives.
La cumbia è stata sempre cantata, primo nelle lingue indigene e col passo del tempo in spagnolo. Gli spagnoli proibirono agli indigeni di cantare nella loro propria lingua e per quel motivo per molti anni la cumbia passò ad essere solo strumentale.
Durante l’ultimo secolo si sono prodotte “cumbias” che sono state vere esplosioni musicali e delle quali si sono fatte centinaia di versioni. Per esempio, “La cumbia cienaguera”, composta da Esteban Montaño, Luis Enrique Martínez ed Andrés Paz, “La pollera colorá”, di Wilson Choperena e Juan Madera o “La piragua” di José Barros.
La cumbia si è andata estendendo per tutta l’America latina. Ci troviamo adascoltare la cumbia in diversi paesi come in Perù, Argentina e Messico ma ciascuno col suo proprio stile. Rimane un ritmo distinto, ma lo chiamano ancora Cumbia. Questa è la cumbia, un ritmo che celebra la sua festa più grande nel Carnevale di Barranquilla, un’esplosione ambulante di ritmi misti caraibici, che ti fanno dimenticare i problemi quotidiani.

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