Dalle sue origini più remote conosciute, all’inizio degli anni venti del secolo XX, il termine bachata designava un tipo di riunione sociale, imparentata con la baldoria dell’epoca, così definito per la presenza di vari generi di musica e balli popolari. Etimológicamente, la parola bachata, secondo Fernando Ortiz, è sinonimo di: divertimento, festa, gazzarra…
La bachata costituiva una forma di “ricreazione popolare“: una festa che si realizzava in qualunque patio, sotto l’ombra di un albero del quartiere, o in un angolo qualunque, ed il cui antecedente possiamo stabilire fu il “fandango“, a proposito del quale “Veloz Maggiolo” dice che: “Quasi tutti i cronisti che parlano di questo tema lo paragonano ad una festività aperta alla gente e non riferita ad un solo tipo di musica.”
Le due menzioni più antiche circa la bachata, che abbiamo trovato in documenti storici, risalgono al 1922 e al 1927. La prima contiene una relazione che si riferisce all’uomo comune del villaggio di Sabaneta, a nordovest dell’isola, e dice che questo trova nel paese “tutto quello che può lusingare i suoi vizi e desideri incontrollati: combattimenti di galli, caramelle e rum; ma quello che più gli piace e lo attrae è la festa, che sia di fisarmonica, o la bachata a suoni di chitarre, canti o boleros. Lì si sta lunghe ore, tra un sorso e l’altro di rum, senza preoccuparsi di niente, né dell’alito asfissiante con che la polvere ed il sudore rarefatto soffocano l’ambiente, né della forma incivile con la quale si passano l’una o l’altra ballerina, fino a che a notte inoltrata si ritorna brilli a casa.”
Nella seconda, Arzeno definiva la bachata come: “animate baldorie” nelle quali il trovatore popolare si faceva re e commentatore di ogni evento usando per ciò il tanto utilizzato bolero, (ritmo soave di genere romantico e di antica origine caraibica).
Da entrambe le menzioni possiamo estrarre alcune caratteristiche della bachata antica: coniugava la musica, il canto e il ballo; il bolero era inizialmente il genere predominante, ma si trattava di un bolero ritmico, antillano, (caraibico), dato che era ballabile, questo significava la compartecipazione di uomini e donne ed il frequente consumo di rum.
Da queste caratterizzazioni si può dire che la bachata era un insieme socio-musicale, dal quale, riunendo ritmi, melodie e strumenti ed adattandoli all’ambiente nativo, nacque posteriormente un modo musicale ed interpretativo di aspetto autoctono che è il genere musicale della bachata.
Precisiamo che in quegli anni si differenziavano i termini festa, ballo e bachata, come segnalava già Reamón Emilio Jiménez nel 1955. Si capiva, comunemente, che le tre erano celebrazioni differenti: si considerava ballo quello che avevano luogo in saloni di lusso, dove prevalevano le danze scelte dell’epoca la cui realizzazione si faceva con l’orchestra; a sua volta, le feste erano le celebrazioni con “güira“, “tambora” e fisarmonica, dove la musica predominante era il “merengue“, il “zapateo“, (suoni prodotti dal ticchettare delle scarpe), ed altri ritmi folcloristici simili; le bachatas erano specificatamente le celebrazioni padroneggiate da chitarre, bongo, “palitos y cucharas“, (bastoncini e cucchiai), ed altri strumenti simili e dove si ballava prevalentemente bolero e guarachas, ma si intonavano anche “son“(cubano) , “rancheras“(messicano) e “merengue” con chitarra.
Pacini Hernandez definisce la bachata come una musica popolare, dominicana, autoctona che emerge nel 1961, avendo come basi le musiche latinoamericane suonate con chitarra, come il bolero, le rancheras e il son. Indica, inoltre, che il tipico insieme di bachatas si compone da due chitarre, maracas – sostituite recentemente con la güira – ed il bongo – sostituito occasionalmente con la tumbadora.
In tale celebrazione gli strumenti erano suonati da musicisti il più delle volte improvvisati e limitati, i quali imprimevano i ritmi che servivano al ballo e le sfumature proprie di quell’universo marginale. Gli spazi fisici delle bachatas erano principalmente le case marginali urbane o rurali. Nel campo, in una società prevalentemente rurale come quella di allora, poteva essere l’ombra di un albero, e nella città, il parco o il patio di un’abitazione. In quel modo, la bachata si estese lentamente.
Jiménez , come si evidenzia di seguito, detestava tale celebrazione e dice: “Le bachatas erano un faretto di attrazione per tutti gli uomini, che livellavano le diverse classi sociali dei tempi , facendo predominare le forme più grossolane e libere della democrazia ….“. Sullo scenario favorito da quei trabocchi di passioni “peccaminose”, quello che lui chiamava “piacere dissoluto“, era una sala intrisa di forti “essenze” che sembravano “congiurate per sfidare l’onestà e mettere sull’attenti i sensi. Le più vivaci forme di sobborgo stanno lì sfidanti ed audaci“. Ed aggiunge: “La presenza del “sorso“, (di rum), le canzonette “zandunguera” e le ansie provocate per le belle indiane dagli occhi provocanti di notte, maestre nell’arte di imprimere tremori alla loro fresca carne vergine, rompe la tranquillità notturna del quartiere per cedere spazio all’azione di “bachatear” o fare baldoria.
Il nome designava, dunque, più che un tipo di musica, un ambiente sociale di vicinato o di quartiere, definito così essenzialmente per la presenza del ballo ed un insieme di musiche popolari. Quel divertimento “coniugava musica, ballo, relazioni amorose, corteggiamenti, amicizie, alcolismo ed molti altri atteggiamenti”
La musica prima era solo eterogenea, ma la linea tematica essenziale delle sue canzoni, secondo Jiménez, era dal principio di tipo tragico-malinconico; metteva a fuoco il tradimento amoroso, il disprezzo, ricordi di ieri, gli ostacoli alla felicità, la fatica economica; in altre parole, aveva un testo narrativo e descrittivo, con frasi figurate molte volte cariche di doppio senso.
Per la sua origine sociale e la sua tematica, dal principio apparvero settori affezionati alla bachata casi di lavoratrici domestiche, guardie, contadini, operai e tanti altri. Si può segnalare che in questi gruppi sociali, “la musica è sintesi di cento anni di vissuto nella marginalità”
In relazione ad essi fu che sorsero distinte denominazioni per la bachata, con senso spregiativo ,tali denominazioni furono: “musica de guardia“, “canciones de amargue“, o “discos di vellonera“. In generale, questo non era altro che voler evidenziare l’aspetto dispregiativo predominante nella società formale circa il popolo marginale, il che implicava il merengue e la bachata tanto quanto altre musiche popolari, e quasi tutte le attività delle classi popolari: musica, arte, ricreazione. A tutte questi manifestazioni considerate “basse” per le loro origini sociali plebee, immorali, indecenti, impure, peccaminose, queste nozioni puritane della cosa sociale, la cosa morale e la cosa culturale, derivano da interessi della classe dominante per dimostrare la loro superiorità.
A partire dagli anni trenta, il tipo di celebrazione che era la bachata si estende fino ai bar, alle case di appuntamento, e vari posti simili. Nel Santo Domingo dell’epoca posteriore al ciclone di San Zenone (1930), si ricorda il posto denominato “El Yarey” situato nel quartiere di Villa Francisca, periferico alla città di allora.
In “Santiago de los Caballeros” era famoso il : “Callejon De La Allegria“, luogo dove per la prima volta si usò il sassofono nei Caraibi all’inizio del secolo XX nell’orchestra “Perico Ripiao” – che esegue il merengue tipico dominicano, e li’ dove, anche, il son cubano fece il suo rientro in Repubblica Dominicana (circa il 1930).
I gruppi che suonavano le bachatas erano chiamati “conjuntos de bachatas“. Le nostre indagini indicano che il genere musicale denominato bachata nacque come risultato di una lenta evoluzione della musica interpretata nella tipologia di riunione sociale che quel nome designava, e che i suoi creatori anonimi furono i gruppi che la suonavano. Ricordo che i ritmi che predominavano in quei tempi erano: il bolero ritmico, la guaracha e il son, abbastanza estesi nelle Antille dopo la prima guerra mondiale e con gran risalita, soprattutto del primo, dopo la seconda guerra mondiale.
Mentre, da un lato, Juan Luis Guerra riconosce nella bachata “un bolero antillano“, altri osservano anche l’influenza della guaracha e del son; negli anni ottanta si mise in evidenza l’esistenza di due versanti ritmici della bachata, una tranquilla e l’altra accelerata.
La nostra ipotesi al riguardo è che i primi bachateros crearono una forma propria ed accelerata di bolero, con testi simili a quelli dei boleros ed una maniera nasale di cantare, con una voce di risonanze nasali, e con cori di dolore ed amarezza, di lì il soprannome di “musica de amargue” che gli si attribuì per molto tempo.
La forma musicale della bachata riflette il predominio del bolero tropicale che è più accelerato del tradizionale spagnolo, era interpretata da alcuni musicisti generalmente empirici. A queste forme di canto e musica fu aggregato un cambiamento di coreografia del ballo, includendo un’elevazione dei piedi alla fine di ogni ciclo dei movimenti del ballo, col quale rimase conformato il genere come un ente musicale e danzario autonomo, negli anni sessanta del secolo XX.
È probabile che gli antichi “conjuntos de bachatas“, nelle loro interpretazioni del bolero, della guaracha e del son, cercassero di far passare le proprie limitazioni dovute ad una debole preparazione musicale, come regole. Probabilmente questo portò a semplificare questi ritmi, dando origine ad una nuova forma di musicalizzazione ed interpretazione che adottò il nome dell’attività che designava la bachata col il passare del tempo.
Alla caduta di Trujillo, (governo), l’inclinazione per la guaracha era tale che quell’influenza subito trovò un’espressione massiccia in un canale tanto idoneo come la radio, in una società pre-moderna come la dominicana di allora. Li’ nacque “La Guarachita“, stazione radio specializzata in quella musica, ed il cui nome derivò dall’inclinazione popolare verso quel ritmo. Questo nome, e quello di “musica de amargue” per molto tempo si disputarono la denominazione del nuovo genere, benché nei lustri recenti il nome di bachata sia diventato indisputabile.
Il nome cambiò dal tipo di attività che designava, al gruppo musicale che lo suonava, e finalmente al tipo di musica che predominò in quel tempo che non era più né bolero, né guaracha, né son, bensì qualcosa di nuovo, distinto.
Bene, risulta importante stabilire dove e quando si produce il passo finale verso la costituzione della bachata come specie musicale autonoma. Sappiamo che la cosa difficoltosa risulta essere, stabilirlo con precisione, principalmente se prendiamo in considerazione che l’evoluzione fu spontanea ed anonima. In sintesi, in base ai dati che ho potuto raccogliere, lancio l’ipotesi che il passo definitivo si produsse nell’ambito “urbano“, contrario all’idea che la sua origine fu rurale.
In altre parole, benché il termine bachata designasse nelle sue origini un’attività di preminenza rurale, perché si inserisce in una società rurale, il genere musicale bachata che risultò dall’evoluzione di quella, è di origine urbana, prodotto di un movimento di trasferimento che convertii alle città l’epicentro delle attività. Lo spazio urbano, in paragone ai campi e per ragioni culturali, era più propenso a favorire l’evoluzione dei modelli culturali. Questo non deve stupirci se prendiamo in considerazione l’esplosione demografica ed il brusco processo di urbanizzazione dagli anni cinquanta, prodotto di un’accelerata migrazione rurale-urbana della popolazione dominicana
Allo stesso modo, i nostri dati indicano che quello avvenne tra 1950 e il 1965. Come vedemmo già, dagli anni venti le zone popolari delle città conoscevano celebrazioni di bachatas. Prima menzioniamo Sabaneta, nel nordovest, e poi El Yarey nel settore di Villa Francisca, in Santo Domingo. Negli anni trenta, in Santiago de los Caballeros, dove abbiamo gia’ menzionato El Callejon de la Alegria, nel quale si fecero conoscere musicisti “bachateros” come: Ramón Wagner , (Mon La Bruja), e il “Conjunto de la Mulateria“, dove suonavano Jim Sánchez e Moro Sánchez, tra tanti. In quegli anni raggiunsero popolarità nel paese i gruppi cubani come: “Los Compadres“, “El Sexteto Avanero” e “El Trio Matamoros“, il quale si trovava in Santo Domingo nell’ agosto del 1930, dove vissero il dramma del passaggio del ciclone San Zenon, il quale diede origine al brano “Il Ciclone”.
Altri indizi apparvero nel settore di Borojol, in Santo Domingo, dopo la seconda guerra mondiale. Sara Pérez raccolse l’attestazione di Pedro María, un musicista bachatero degli anni cinquanta che arrivò in quel quartiere all’inizio di quel decennio, e prese parte alle celebrazioni di bachatas, nelle quali, dice: “suonavano con tutto, perfino, a volte, bastava il tocco di due cucchiai”, (il quale può risultare un po’esagerato). Questa fu l’epoca in cui scrisse le sue opinioni anche Ramón Emilio Jiménez, menzionando il nome di bachata come attività.
Bene, lo stesso Jiménez descrive gli strumenti che si usavano allora nelle celebrazioni: chitarra, bongo e i bastoncini (palitos) o clave. Questi sono gli stessi con i quali nacque musicalmente la bachata. Quel dato, benché non sia una garanzia che il ritmo sia sorto allora, tuttavia, segnala un avvicinamento all’origini di questa. indica che la strumentazione basilare già era stabilita. La trasformazione sembra succedere da allora, e prima della guerra patriottica del 1965, come sintesi di varie confluenze.
I PRIMI FENOMENI DI MASSA DELLA BACHATA: ANNI 60′ 70′
Come elementi del contesto, ricordiamo l’influenza che esercitarono all’inizio degli anni sessanta Julita Roos, Bienvenido Granda, Olimpo Cardenas, così come l’ecuadoriano Julio Jaramillo ed il portoricano chiamato “El Jibarito de Lares (Odilio González) che esibirono uno stile accelerato del bolero latinoamericano.
Allo stesso modo, con quelle influenze, fu che raggiunsero notorietà interpreti come: Rafael Encarnación, José Manuel Calderón, Rafaelito Pimentel, Tommy Figueroa, Inocencio Cruz, Bernardo Ortíz e Luis Segura, loro riuscirono ad arrivare a livelli di proiezione importanti dal principio di quel decennio. Rafael Encarnacion incominciò nel 1963 con la registrazione di due brani:”Muero contigo” e “Pena de hombre“, e dal principio divento’ il primo interprete di gran impatto sociale di quello che allora si conosceva come “Canzion de Amargue“. La popolarità dei suoi brani fu tanto ampia e rapida che portò gli annunciatori di quell’epoca ad includerli nelle programmazioni regolari delle stazioni radio. Nel 1964 registrò i brani:”Loco anhelo“, “Castigo de Amor“, e “Sin rencores“, la sua carriera artistica terminò a causa della sua improvvisa scomparsa a causa di un incidente avvenuto il 23 marzo di quell’anno, lasciando le incisioni dei brani:” Ay que Amor” e “Logre olvidarte“. Anche il caso di Calderon è rilevante, dato che il suo successo attrasse l’attenzione di artisti come Johnny Ventura che registrò con lui. Il successo di Calderon lo ricordano i suoi brani:”Declaracion de Amor“, (“Amorcito de mi Alma”), “Borracho de Amor“, “Quema esas cartas” e “Condena.
Bernardo Ortíz registrò con successo il brano “Dos Rosas“.
Il caso di Luis Segura, soprannominato “El Añoñaíto” per la sua forma di interpretazione, è anche lui illustrativo. Incominciò la sua carriera di cantante nel 1964, col tipo di canzoni che poi sarebbero state chiamate “de Amargue”, influenzato da Jaramillo, ma anche da Calderon. La sua prima registrazione fu “Cariñito de mi Vida“, brano che per un certo verso causò furore nelle classi popolari e che servi per proiettarlo fino ai nostri giorni. Da allora, il suo lavoro è stato abbastanza fertile, arrivando a registrare circa trenta album con temi propri fino al 1986. La sua maggiore elevazione l’ebbe nel 1982, quando “Pena” fu lanciata sul mercato e fu un successo ovunque. Con lui la bachata cominciò a esordire nelle discoteche e nelle stazioni radio, per la maggior parte non solite a diffondere quel genere. La canzone fu registrata da altri cantanti, tanti di essi non bachateros.
Successivamente a questa prima promozione della bachata che potremmo considerare come fondatrice in termini di produzioni musicali, sorsero altri interpreti con livelli di diffusione considerabili tra le zone di campagna e marginali urbane, nelle quali la bachata occupò tradizionalmente un posto di preferenza. La portata sociale di “Radio Guarachita” così lo attestava. Tra i più distaccati della seconda promozione citiamo: Leonardo Paniagua, Theodoro Reyes, Ramón Cordero, Mélida Rodríguez (“Mélida La Sufrida”), Aridia Ventura L’India Baragonera, Julio Ángel, Oscar Olmo, El Chivo sin Ley, El Solterito del Sur, Esteban Mariano, Miguel Félix, Orlando Jiménez, El Pachà, Roberto Mesa, Pablo Martínez, Rafo Alcántara e Tony Santos. Con questo si confondeva Eladio Romero Santos, praticamente l’unico, tra questi, che si dedicò all’interpretazione del merengue con chitarra.
Il successo progressivo della bachata trovò la sua base di appoggio imprenditoriale in un uomo: “Radhamés Aracena“, padrone di “Empresas La Guarachita“, proprietaria di Radio Guarachita, sorta il 14 agosto del 1964 e che si trasformò in breve la radio per eccellenza del genere. Aracena aveva, inoltre, un negozio di dischi ed una “prensadora” o fabbrica di dischi, della quale presto si trasformò nel suo principale promotore. Deve segnalarsi che ci furono altri impresari discografici affezionati al genere. Fu il commercio con la bachata che fece diventare “Bienvenido Rodríguez” uno dei principali magnate del commercio discografico nel paese, ed uno dei principali promotori del versante moderno del genere che si confermo negli anni ottanta, sotto la denominazione di “Neobachata“.
Così, da un principio la bachata trovò canali di promozione e commercializzazione, contando su impresari che contrattavano i gruppi, facevano le loro registrazioni e vendevano le loro produzioni. Nel caso di Aracena, i suoi livelli di intervento arrivavano al grado di correggere la musica e i testi, introducendo i cambiamenti che credeva convenienti.
In altre parole, l’emergenza della bachata e la sua conversione in fenomeno musicale massiccio, si imparenta direttamente con la nascita e sviluppo del mercato della musica in Repubblica Dominicana.
D’altra parte, i costi di produzione discografica erano lontano dalla portata di questi interpreti. Nel 1989, il costo approssimativo di una registrazione oscillava tra quindici e diecimila pesos dominicani, a dispetto del quale, la media di registrazioni per anno era di circa venti brani. La compensazione degli investimenti stava nei livelli di rendimento che proporzionano la sua commercializzazione e le contrattazioni dei numeri musicali. Per quell’anno, solo per Radio Guarachita si annunciavano ogni settimana circa venticinque feste di bachata nell’area del Distretto Nazionale, questo serve per avere una stima della sua portata nazionale, contando sull’appoggio delle diffusioni di stazioni radio come: la Guarachita nel Distretto Nazionale, Radio Norte, Radio Ritmo e Radio Quisqueyana, in Santiago, Radio Barahona, Radio San Juan, Radio Anacaona e Radio Enriquillo, nel meridione e quasi tutte le stazioni radio di ampiezza modulata dell’interno del paese.
IL FLUSSO DELLA BACHATA TRADIZIONALE (ANNI ’80)
Coi cambiamenti economici, sociali e culturali successi dagli anni settanta, la bachata ebbe un processo di espansione e di trasformazione nel decennio degli ottanta. Questo catapultò la sua presenza sociale ed il suo successo commerciale, dentro e fuori del paese. Fattori come i costanti flussi migratori rurale-urbani, la crescita dei mezzi di comunicazione, la nascita di gruppi sociali urbani bisognosi di canali di espressione sociale, prepararono l’ambiente urbano in relazione con la bachata, facilitando il suo processo espansivo.
In primo luogo, emerse una terza promozione dalla bachata tradizionale con un formato di caratteristiche urbane, tali come: “Anthony Santos“, “Raulín Rodríguez“, “Blas Durán” e “Luis Vargas“.
In secondo posto, diffondendosi nelle città, la bachata ricevette l’influsso dei musicisti urbani, più abituati ai ritmi accelerati, con i quali il suo ritmo acquisì più velocità. Questo comporto’ maggiore enfasi nel ballo.
Agli inizi degli anni ottanta ci fu il boom della bachata, con “Luis Segura” per primo, il quale arrivò a penetrare perfino in segmenti urbani fino ad allora riluttanti verso il genere. Teófilo Barreiro dice che: “…Fino alla permalosa piccola borghesia, tanto preoccupata di non farsi confondere come gente senza cultura, adottò un atteggiamento di allegra condiscendenza e riceveva con applauso quelle canzoni che si sentivano dappertutto. Poi con la scalata economica dei “dominican-yorks”, la bachata considerata d'”Amargue”, si vestì di gala ed a poco a poco ha continuato a stabilirsi in discoteche, club e ad infiltrarsi in feste di nozze e compleanni dei nuovi ricchi“. Barreiro sostiene che l’estensione della bachata serve da canale di espressione a genti che anteriormente non avevano mezzi per ciò. “La bachata serve come discorso culturale a molti settori che prima non parlavano”. Spiega che alcuni settori di recente auge economica sono respinti e visti con illegittimità per i gruppi economici tradizionali che adottano un atteggiamento difensivo e di sfida davanti a quelli, i quali a sua volta, per esprimersi e farsi sentire, ricorrono a mezzi come la bachata, legata al suo mondo di gusti e preferenze.
LA BACHATA MODERNA: LA NEOBACHATA
Una trasformazione sostanziale avvenne per la bachata a metà degli anni ottanta. Arrivò per mano degli antichi ribelli della nuova canzone dominicana. Si trattò della nascita di una variante moderna: la neobachata. Questa si differenziò dalla bachata tradizionale per il fatto che trasformò il suo suono con gli attrezzi tecnologici recenti nel campo della musica, e perché, inoltre, vi si iniettò una nuova dimensione estetica, evidenziata nell’elaborazione musicale e nei testi delle canzoni. La neobachata fu quella che ridimensionò definitivamente i limiti sociali del genere, e quella che più si spinse nel campo internazionale.
Fino ad allora, gli artisti di quella che abbiamo chiamato la generazione alternativa nella musica, utilizzavano solo la bachata come una fonte di scarico emozionale, quando, in veglioni notturni, la cantavano quasi sempre per scherzo, intonando enfaticamente le melodie di “Amargue“. Questo fu così fino a che scoprirono la capacità espressiva del genere per mostrare sentimenti tali come: la nostalgia, la malinconia o la lontananza.
Può considerarsi come pioniere della neobachata Luis Díaz, il quale era attratto dalla bachata come genere musicale, da quando incominciò a conoscerla durante le sue investigazioni sul folklore dominicano attraverso il gruppo “Convite“, negli anni settanta. Con quel gruppo si incominciò a registrare bachatas con un suono e un contenuto differenti.
Ma non fu fino al 1984, circa, che Díaz cominciò a prenderla sul serio come elemento di creazione. Da un lato, registrò una prima bachata intitolata “La Perdida” che trattava di una videocassetta sulla prostituzione, che produsse il regista Tommy García e che fu filmato con prostitute del viale Duarte, nella parte alta di Santo Domingo. Questo brano lo registrò Sergio Vargas nel 1991. Nel 1985, Díaz registrò un album che intitolò “Luis Díaz Amargado“, e nel 1987, produsse per Sonia Silvestre l’album “Corazon de Vellonera“, col quale si incomincia a nominare questa nuova corrente, denominandola a volte come: Techno-Amargue, altre volte come: Neo-Bachata. I suoi brani furono convertiti in uno spettacolo che attraverso diverse città del paese.
Da quell’anno, Sonia Silvestre si trasformò in un’interprete favorita della Neo-bachata, aggregando, poi, al suo repertorio “Yo Quiero Andar“, sempre di Luis Díaz, con arrangiamenti e direzione musicale di Manuel Tejada il quale, a sua volta, introdusse altre innovazioni musicali nella Neobachata. Per esempio, utilizzò il suono della fisarmonica attraverso un sintetizzatore nel brano: “Yo Quiero Andar“, interpretato da Silvestre, e gli arrangiamenti a cura di Víctor Víctor in:”Asi Es Mi Amor“, del 1993.
Dopo la nascita del binomio: Luis Díaz -Sonia Silvestre, nacque la figura di “Juan Luis Guerra” che, in breve tempo si affermò nell’espressione musicale più elevata della neo-bachata che gli diede: “Universalità“. Egli eliminò le ultime resistenze delle élite egemoniche al genere. L’irruzione di Guerra, per quel che riguarda la bachata, avviene a partire dall’anno 1989, quando il successo di un commerciale (spot) l’introdusse per quella strada. Così nacque “Como abeja al Panal” la cui popolarità si proiettò rapidamente all’estero.
L’album di Guerra che ha avuto più successo internazionale era orientato fondamentalmente a esplorare la bachata. Così rimase raffigurando nel titolo del disco: “Bachata Rosa“. Con questo, Guerra svegliò l’interesse generale per il genere, e lo portò ad essere apprezzato non solo da un pubblico popolare, marginale, ma anche presso le persone mezze istruite e le élite. D’altra parte, gli diede una dimensione letteraria di indiscutibile carattere universale, Guerra si trasformò nel principale esponente della neo-bachata.
Nonostante la nascita tanto recente della neo-bachata, si definirono almeno tre versanti nel suo interno, durante il decennio dei novanta, come ha ipotizzato Víctor Víctor. Personalizzandole, quelle linee rappresentano Luis Díaz il cui stile e’ evidenziato dalle influenze di rock, blues, tra i vari generi, come può apprezzarsi negli accordi, le armonie, nella forma di esecuzione, e nel suo modo di interpretazione. Si può dire che questo è strettamente quello che si è chiamato techno-bachata o techno-amargue. Un altro versante lo rappresenta Víctor Víctor, il quale contiene principalmente influenze del Son, evidenti nella struttura dei suoi brani. La terza linea la simbolizza Juan Luis Guerra, influenzata dal bolero ed in parte anche dal Son, con le sue note liriche distintive, e la sua poetica particolare, a volte surreale; tutto corrisponde con la considerazione che ha Guerra della bachata come una specie di “bolero antillano.”
Víctor Víctor riuscì a proiettarsi nell’ambito internazionale in tema di bachata, a partire dal suo album “Mesita de Noche“, del 1991, con arrangiamenti di Manuel Tejada. A lui e’ dato il merito, inoltre, di avere introdotto il Son come genere nel movimento della generazione alternativa da per lo meno il 1979, col suo gruppo “Flamboyán“. Victor lanciò nel 1993 un secondo album: “Tu Corazon“, dedicato alla bachata, che conteneva brani di risonanza come:” Asi’ es Mi Amor” e “Bachata Blues” che arrangio’ anche Tejada.
Come può osservarsi, il movimento di trasformazione della bachata si conformo a partire dalla trilogia di musicisti fondatori della neo-bachata: “Luis Díaz”, “Juan Luis Guerra” e “Víctor Víctor”. Essi furono quelli che eliminarono definitivamente la muraglia sociale e le barriere ideologiche che ostacolavano il tragitto della bachata, e che ostacolavano la sua entrata negli spazi riservati all’aristocrazia. E’ chiaro, che la loro e’ una bachata distinta, evoluta…. è la: Neo-bachata.
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