ALLE RADICI DEL LATIN HUSTLE

Salsa.it - Music Contamination: da una contaminazione di stili musicali arriva una contaminazione di stili di ballo

ALLE RADICI DEL LATIN HUSTLE
ALLE RADICI DEL LATIN HUSTLE

Nel primo articolo della nostra rubrica abbiamo conosciuto l’etichetta SalSoul, che ha dato un forte contributo alla nascita ed alla diffusione della discomusic, fondendo tramite i suoi artisti le sonorità R’n’B, Soul, Funk e Salsa. Questo nuovo genere è nato nella prima metà degli Anni 70 parallelamente all’apertura di un nuovo tipo di locali, che negli States venivano chiamati Disco Clubs (le nostre discoteche, insomma). Per la prima volta i giovani americani avevano a disposizione luoghi per ballare che non fossero le classiche Ballroom (sale da ballo) o le road-house nelle quali ballavano sulla musica che usciva dai juke-box, avendo così la possibilità di scatenarsi in pista senza l’ausilio di un’orchestra o di un gruppo dal vivo; la musica veniva sparata a tutto volume grazie ai dischi selezionati dai disc-jockeys, che potevano così lavorare a diretto contatto col pubblico (prima di allora tale ruolo era limitato alle trasmissioni delle varie radio).

The Latin Hustle
The Latin Hustle

LA NASCITA – Un nuovo genere, nato con l’esplicito scopo di essere ballato, necessitava quindi nuovi passi di ballo, e qui torniamo al discorso della contaminazione musicale: essendo infatti la disco music la risultanza della fusione di più generi, il modo di ballarla non poteva essere altro che la fusione di più stili di ballo tra loro differenti. Fu così che, contemporaneamente alla nascita di questi nuovi fenomeni, si iniziò a parlare di un nuovo ballo chiamato “Hustle”: non ci fu un vero e proprio inventore di questa danza e ci volle anche un po’ di tempo prima che i passi vennero ufficialmente codificati, proprio per il fatto che regole vere e proprie inizialmente non ce n’erano e molto veniva lasciato all’improvvisazione delle coppie. Sappiamo solo che i primi posti in cui l’Hustle (traduzione letterale del termine è “Lotta”, “Combattimento”) prese piede furono le comunità ispano-americane di New York e della Florida, i due luoghi che vantavano il maggior numero di immigrati latinoamericani. I passi base dell’Hustle, infatti, arrivavano direttamente dal Mambo e dalla Salsa, cui vennero aggiunti anche passaggi dello Swing e del Discofox, un altro stile che era sorto praticamente in contemporanea. Inizialmente il conteggio del passo base era 1,2 & 3,4 – 5 & 6: la base era comune per tutti, ma non il nome, a seconda di dove veniva ballato lo si chiamava “Latin Hustle”, “Same Step Hustle”, “New York Hustle”, “Tango Hustle”, “L.A.Hustle”. In seguito si semplificò il conteggio, accorciandolo a & 1,2,3: essendo quest’ultimo trend nato a New York, questo modo di contare i passi di base venne definitivamente identificato con il “New York Hustle”, che alcuni chiamano anche “Latin Hustle”.

The Latin Hustle
The Latin Hustle

LA CANZONE DI VAN Mc COY – Il New York Hustle è diventato il più ballato e il più seguito da quando uscì una canzone che lo rese popolare nell’estate del 1975: il dj David Todd, che lavorava nel disco club “Adam’s Apple” nell’East Side, fece una soffiata al musicista e cantante Van Mc Coy, il quale mandò il suo partner musicale Charlie Kipps ad osservare questo nuovo modo di ballare in coppia. Rimasti impressionati dalla bellezza delle coreografie e dalla bravura dei ballerini, Kipps e McCoy scrissero un brano dedicato proprio a questo ballo e nel video inserirono sia coppie di ballerini che un piccolo gruppo di ballerine che eseguivano i passi in linea. The Hustle, così si intitolava la canzone eseguita da Van Mc Coy and The Soul Symphony, scalò in breve tempo le vette delle classifiche e lanciò ufficialmente la mania per questo nuovo stile, che da New York si apprestava ad invadere il resto degli States, per arrivare poi anche da noi in Europa.


L’AVVENTO DEL BUS STOP E DEL FREE STYLE – Se il New York Hustle era diventato il modo più popolare di ballare l’Hustle in coppia, il “Bus Stop” diventò la più comune forma di ballare l’Hustle in linea senza partner. Lo stile Bus Stop, molto popolare nel 1976 e nel 1977, prese piede sulla costa Occidentale degli Stati Uniti, tanto che molti lo chiamarono inizialmente anche “L.A. Bus Stop Hustle”, e aveva nel “Continental Walk”, inventato dal cantante Soul Archie Bell e dai suoi ballerini, il suo più stretto antenato. La prima parte di questo ballo prevede una camminata indietro e in avanti ed una laterale incrociata da destra e sinistra, tutte di tre passi inframezzati dal tap (o battuta) con il piede che poi riparte: con le sottili differenze del caso è quanto più di simile ci possa essere ai passi di base della salsa venezuelana. Con le sue varianti possiamo vedere ancora oggi il Bus Stop in alcune balere, ed è considerato il modo di ballare un brano dance a mo’ di ballo di gruppo.
L’epoca d’oro dell’Hustle negli States terminò nel 1978, quando uscì un singolo destinato ed entrare nella storia della disco music, e cioè Le Freak degli Chic: oltre ad essere ormai un classico del genere, Le Freak rappresenta lo spartiacque tra la musica disco ballata in coppia o in linea, e quella ballata liberamente senza alcuna regola; nasce così il Free-style, e da quel momento nelle discoteche i ballerini poterono esprimere tutta la loro creatività e fantasia senza essere legati allo schematismo di passi codificati.

SCOPPIA “LA FEBBRE” – La moda dell’Hustle e del Bus Stop si spense quindi in America, ma proprio quell’anno divampò in tutto il resto del mondo grazie ad un film a basso budget che diventò una pietra miliare della storia della disco music e del ballo: Saturday Night Fever (La febbre del sabato sera). Grazie all’indimenticabile performance di un giovanissimo John Travolta e a una colonna sonora che con le sue 40 milioni di copie è una tra le più vendute nella storia della musica, la disco music si trasformò da movimento nato nei quartieri afro e ispano americani a fenomeno di dimensioni mondiali, con una band di bianchi che per la prima volta si cimentava in un genere fino ad allora esclusivo della popolazione nera: i Bee Gees. Saturday Night Fever è il film che più di ogni altro ci aiuta a capire cosa fosse la disco music a tutto tondo, dalla musica al ballo, dai locali al nuovo modo di vestire dei loro frequentatori. Atteniamoci al nostro argomento, e cioè quello della contaminazione sia nella musica che nel ballo e analizziamo in questo senso i brani e le scene di danza del film.

UNA COLONNA SONORA LEGGENDARIA – I Bee Gees composero per l’occasione Staying Alive, Night Fever, How Deep is Your Love e More Than a Woman cantate da loro stessi, poi If I can’t have You, cantata da Yvonne Elliman (la Maria Maddalena di Jesus Christ Superstar). Nell’album troviamo anche una versione più orchestrale e d’ascolto di More Than a Woman, eseguita dai Tavares. Fanno parte della soundtrack anche altre due canzoni, già apparse in un precedente album dei Bee Gees, vale a dire Jive Talkin (che nel film però non appare) e You should be Dancing: proprio quest’ultima è quella che risente maggiormente le influenze latine, specie nell’intro e nella parte strumentale che precede il finale, con una ritmica affidata quasi totalmente alle congas e con un ruolo preminente anche della sezione fiati. You should be dancing è anche il brano in cui John Travolta-Tony Manero si esibisce in un free-style ormai entrato nella leggenda. Sarebbe riduttivo però attrubuire solo ai Bee Gees la realizzazione della colonna sonora de La Febbre del Sabato Sera: i brani strumentali sono stati composti e orchestrati da David Shire e se li ascoltate non potrete non notare che il sound è un discendente diretto di quello della Salsoul Orchestra e dell’orchestra MFSB, depositari del Sound of Philadelphia. I tre brani in questione sono: Manhattan Skyline, con la contrapposizione dei fiati nelle strofe e degli archi nei ritornelli, il tutto arricchito dalle nuove ritmiche e sonorità disco; Night on Disco Mountain è la rivisitazione in chiave disco di un brano di musica classica di Mussorgsky, intitolato per l’appunto Night on Bald Mountain, con la parte ritmica in cui spiccano strumenti latini. Questo brano accompagna la scena del suicidio dal ponte di Verrazzano. Per quanto concerne il terzo e ultimo brano, Salsation, il titolo parla da solo; si potrebbe affermare senza timore di smentite che possa essere tranquillamente stato composto ed eseguito dalla Salsoul Orchestra tanto lo stile è simile. Un errore comune che si compie riguardo a questa canzone è associarla all’esibizione in gara della coppia portoricana (l’equazione: parola “Salsa” nel titolo = ballerini portoricani, del resto, si presta a questo equivoco). Vedremo che non è così e a questo proposito analizziamo anche i tre brani usati per la gara di ballo finale.

The Latin Hustle
The Latin Hustle

LE COREOGRAFIE HUSTLE DEL FILM – Il primo è Open Sesame di Kool & the Gang, gruppo storico della disco anni 70/80: anch’essi di estrazione Newyorchese, quindi anch’essi influenzati dagli artisti della SalSoul records: alla ritmica latina i musicisti aggiungono anche sonorità arabeggianti (del resto il titolo in Italiano significa “apriti sesamo”). I due Ballerini afro-americani lo interpretano con un Hustle che prevede tanti passi in linea e staccati gli uni dagli altri, per ricongiungersi in un paio di prese d’effetto, l’ultima delle quali arriva direttamente dal Rock’n’Roll. Il secondo brano è il già citato More Than a Woman, nella versione dei Bee-Gees, ballato da John Tarvolta e Karen Lynn-Gorney: è quello che meno di tutti risente di influenze latine (si fa eccezione per un suono di congas, ma molto in sottofondo); anche coreograficamente non ci sono passaggi di particolare effetto, i passi che vengono usati sono quelli del Tango Hustle, uno stile che viene inventato proprio per l’occasione (se ne parla per la prima volta quando Tony e Stephanie si allenano per la gara nella scuola di ballo e proprio Manero presenta i passi come frutto di variazioni di sua invenzione). A renderlo indimenticabile sono il carisma e la passione negli sguardi con cui i due partners lo interpretano e il look di John Travolta, divenuto una vera e propria icona. Tra l’altro, chi possiede l’edizione speciale in blue-ray del film, può imparare i passi usati dalla coppia nel film grazie ad un tutorial.
L’ultimo brano è quello sul quale si esibisce la coppia di ballerini portoricani; lo hanno composto ed eseguito i MFSB (acronimo per Mother, Father, Sister, Brother), un’orchestra nata a Philadelphia nei primi anni 70, nella quale suonavano anche parecchi elementi della Salsoul Orchestra, e che raggiunse il successo planetario col brano TSOP (The Sound Of Philadelphia), che divenne anche il nome del loro particolare stile, caratterizzato da un forte uso di archi all’interno di ritmiche funky, soul, salsa e disco. Il pezzo che composero per la soundtrack del film si intitolava K-Jee, era totalmente strumentale, partiva proprio come una salsa, ma subito dopo pochi secondi arrivavano tutte le sonorità tipiche di quell’orchestra. Dal punto di vista del ballo rappresentava l’apoteosi del Latin Hustle, con passi ad effetto, presi in gran parte dalla salsa e dal mambo, alla quale si aggiungevano improvvisazioni e free-style che la disco stava portando alla ribalta.
Completano la colonna sonora anche una canzone di Kc & the Sunshine Band, dal titolo Boogie shoes, che quando viene suonata dal vivo perde un po’ le sue ritmiche disco e soul e mette più in risalto quelle originarie del cha-cha-cha, e Disco Inferno dei Tramps, qui nella versione remixata da Tom Moulton (di cui vi abbiamo parlato nel precedente articolo).
LA FINE DI UNA MODASaturday Night Fever ebbe un successo vastissimo, ma era così unico nel suo genere che non ha nemmeno dato il via ad un filone; cinque anni dopo Sylvester Stallone ne fece un seguito, ma lo ambientò a Broadway nel mondo dei musical; le atmosfere, la musica e il modo di ballare degli anni 70 avevano lasciato il posto a quelle dei primi anni 80, ma tutti sono concordi nel dire che il film non era assolutamente all’altezza del suo predecessore.
Anche in Europa, ormai, il free-style nelle discoteche aveva relegato l’Hustle nella categoria dei balli da sala, dove pian piano scomparve anche da lì, un po’ perché passato di moda, un po’ a causa delle continue improvvisazioni e della mancanza di regole fisse, cosa che metteva in difficoltà e non poco chi lo doveva insegnare. Oggi sembra sempre lì-lì per tornare di moda, ma nessuno tra gli addetti ai lavori sembra crederci fino in fondo e quindi rimane una disciplina riservata a una nicchia di ballerini non ancora sufficientemente numerosa.

The Latin Hustle
The Latin Hustle

UN GANGSTER – MOVIE DEGLI ANNI 90 CELEBRA DISCO MUSIC E LATIN HUSTLE – Nel mondo del cinema ci sono voluti poi altri sedici anni per vedere nuovamente ballare il Latin Hustle in scene di un film di un certo rilievo. E’ infatti nel 1993 che il regista Brian De Palma ricrea le giuste atmosfere del periodo della nascita della disco nel gangster-movie Carlito’s Way. Contrariamente alla “Febbre”, in questo film locali, musica e scene di ballo non la fanno da protagonista: in teoria servono da contorno, ma in pratica hanno contribuito al suo successo, rendendo molto credibile l’ambientazione e le atmosfere di quel periodo storico.
UN’ALTRA IMPERDIBILE COLONNA SONORA – La soundtrack di questo film è a dir poco strepitosa, composta da brani la maggior parte dei quali a metà Anni 70 ha conosciuto il primo posto nelle classifiche. Il film è ambientato proprio in quel decennio nel quartiere portoricano di New York, ma la disco che si sente e che viene ballata non è più di estrazione newyorchese, com’era avvenuto per Saturday Night Fever, ma raggruppava artisti che venivano anche dalla Florida, dalla California e da altre località degli States. Come abbiamo fatto in precedenza vi segnaliamo le canzoni abbinate ai passi Hustle che potrete notare vedendo o rivedendo il film.

COMPARE NUOVAMENTE IL “LATIN HUSTLE”. Il primo momento in cui possiamo vedere figure di Hustle in Carlito’s Way è quando il protagonista Al Pacino-Carlito Brigante ha un secondo diverbio nel locale da lui gestito, il “Paraiso”, con un giovane gangster che ne vuole emulare le gesta. Mentre tutto ciò si svolge, si possono notare i ballerini compiere evoluzioni e passi di Latin Hustle sulle note di due famosissime canzoni dell’epoca: in ordine di esecuzione la prima è Rock the Boat, degli Hues Corporation, considerato da molti il primo brano disco nella storia a raggiungere la vetta della classifica di vendite di Billboard nel 1974. Il disco era uscito un anno prima ed arrivò al successo solo nell’estate successiva; pur non essendo stato realizzato a New York è intriso di ritmiche latineggianti, specie nella parte iniziale. L’altra canzone che subentra a Rock the Boat è That’s the way (I like it) di KC & The Sunshine Band, una formazione originaria della Florida; anche questo brano raggiunse la cima della classifica di Billboard tra il novembre e il dicembre del 1975, e lo fece per per più volte nel giro di questi due mesi; anche qui potete notare congas e fiati arrivati direttamente del mondo caraibico. Il momento però in cui si vede meglio ballare il Latin Huslte in questo film arriva quando la fidanzata di Carlito, interpretata da Penelope Ann Miller, balla con un italo-americano in un locale: la canzone sulla quale si esibiscono è quanto di più di azzeccato ci possa essere: Rock Your Baby, Nel film è cantata da Ed Terry a mo’ di cover, ma la versione originale è di George McCrea, anch’egli proveniente dalla Florida, tra l’altro questa canzone è stata scritta da due componenti del gruppo di KC and the Sunshine Band; se sentite questa versione potere notare ben distintamente qualcosa di molto simile al suono di una clave. Uscita anch’essa nel 1974, subentrò proprio a Rock the Boat in testa alla classifica di Billboard nell’autunno di quell’anno.
George McCrea e Kc & the Sunshine Band erano artisti di un’altra mitica etichetta discografica, la Tk Records, che aveva sede in Florida. La TK Records fu da quelle parti per la disco quello che la SalSoul rappresentò a New York. Ma questa è un’altra storia, e per conoscerla vi diamo appuntamento al prossimo articolo di Music Contamination.

Tutti i brani di cui abbiamo parlato, sia nella versione radio edit che in quella 12? Mix , sono disponibili in questa playlist della nostra pagina Spotify “Music Contamination”. Buon Ascolto!

A cura di: Mauro Gresolmi
Images & grahuc work by: Francisco Rojos

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