Il Caleidoscopico mondo della tecnologia non conosce limiti, oggi corre a ritmi incalzanti.
In questi anni abbiamo assistito allo sviluppo della tecnologia musicale che ci ha portato ha scoprire una evoluzione senza precedenti.
Basti pensare che per tantissimi anni abbiamo visto i DJ in console cimentarsi solo con piatti e vinili limitando questa professione alle capacità manuali e al gusto musicale che solo i più grandi DJ riuscivano ad esprimere al meglio.
L’evoluzione dei supporti musicali
Oggi il suono del vinile rimane solo un delizioso sfizio per gli amanti dell’ “amarcord”. CD Player, Mp3 Player, gli STEMS, il claud, lo streaming, potenti Laptop e sofisticati software, abbinati a molti modelli di controller per una pratica manipolazione hanno pesantemente condizionato il lavoro del DJ rendendolo sempre più tecnologico e interattivo nei confronti della musica.
Il Cambiamento: Dal vinile allo streaming… pro e contro
In questi ultimi anni tutto è cambiato… Dopo diversi decenni di incontrastata leadership, il vinile (supporto fonografico analogico per eccellenza) ad una considerevole età ha lasciato il posto al più evoluto supporto digitale denominato CD (Compact Disc).
Chi si aspettava di assistere ad un altrettanto longevo periodo di dominio incontrastato da parte di questo supporto digitale, resterà quantomeno sorpreso nello scoprire che nell’arco di poco più di due decadi, è giunto il tramonto di questa tecnologia che ci ha traghettato dal suono analogico a quello digitale.

La musica viaggia oramai a velocità supersoniche lasciando purtroppo dietro di sè un pò di qualità e verve artistica. I piccoli negozi di musica, dove era anche possibile ricevere consulenza e cosnsigli sono scomparsi, lasciando il posto ai fast food musicali presenti in rete, alla pirateria ed al il download selvaggio (scarichiamo più musica di quanta ne riusciamo ad ascoltare).
I download legali hanno in breve tempo sostituito e la vendita dei CD e dei supporti meccanici. Per questo l’industria discografica ha avuto una crisi senza precedenti.
Abbiamo senza dubbi vissuto l’ennesimo cambiamento generazionale.
Le nuove generazioni possono consumare quantità industriali di musica a prezzi decisamente abbordabili e senza nemmeno doversi muovere da casa.
Ora è possibile acquistare una singola canzone (in formato m4a / mp3) a circa 90 Cent. esattamente come fu negli anni 60/70/80 con la vendita dei mitici 45 Giri (Vinili da 7″ a 45 RPM), ma senza possedere niente di solido che possa riempire una bel mobile di casa rendendoci orgogliosi della nostra collezione.
Anche i nostri CD player dopo una evoluzione straordinaria sono diventati vecchi e obsoleti, oggetti vintage destinati al pubblico di collezionisti.
Oggi purtroppo l’universo musicale appartiene alle piattaforme di streaming, non serve nemmeno più creare le classiche librerie digitali nei nostri computer o nei vari device, basta loggarsi su una di queste piattaforme, creare un proprio profilo, per organizzare la nostra musica preferita in varie librerie. I più pigri grazie agli algoritmi possono addirittura usufruire di librerie generate automaticamnte in base ai propri ascolti.
Tutto molto comodo, ma ci hanno tolto il piacere della scelta, consumiamo una quantità così elevata di musica che non riusciamo più ad assaporare le sigole canzoni. Le hit hanno parametri di gradimento sempre più blandi e asettici, basati sugli ascolti di un pubblico distratto che ormai utilizza la musica come sottofondo nei momenti liberi della giornata.
Ascoltare musica sui propri device (Cellulari, Smart Tv ecc.) oggi è nella maggir parte dei casi un servizio gratuito. Tra gli utenti sono davvero pochi coloro che sottoscrivono abbonamenti a pagamento.
Industria discografica e commercializzazione
L’industria discografica è oramai alla deriva, si sta raschiando il fondo del barile cercando di attingere dai diritti d’ascolto (SIAE, IMAIE, SCF), o dai provenienti delle piattaforme e dai social (YouTube, Spotify, Tidal, SounClaud ecc ecc). Davvero poca cosa rispetto agli introiti delle passate epoche (Vendita Vinili, Cassette, CD, Juke Box ecc).
Naturalmente se non circolano più i soldi, a livello produttivo non ci sono più investimenti.
Ciao Musicisti! Ciao Arrangiatori! Ciao Cantanti e coristi! Ciao Studi di restrazione e di masterizzazione! Ciao stampatori di vinili e CD! Tutte cose che costano soldi, oggi per fare musica non servono più… Basta un software, un computer e qualche libreria audio.
Quello che ne scaturisce è per lo più immondizia musicale.
Credetemi, da vecchio DJ (non sono incatenato ai miei ricordi), la mia è una lucida analisi. Se nessuno scrive le melodie, se nessuno fa gli arrangiamenti, se nessuno suona gli strumenti, se nessuno registra e mixa il tutto in uno studio… mi spiegate che musica si può produrre?
E’ chiaro che una piccola flotta di ammiraglie continuano a produrre musica con i canoni tradizionali, ma sono per lo più i Big foraggiaati dalle mayor. E’ solo la punta dell’iceberg musicale mondiale.
Anche a livello legislativo è arrivato il momento di creare un sistema analitico che consenta di monetizzare le buone produzioni discografiche. Oggi la situazione è fuori controllo, le ripartizioni dei diritti d’autore sono per lo più a campione, proprio per questo motivo non sono verificabili, potrebbero quindi essere gestite in maniera arbitraria senza che nessuno possa obbiettare.
Questo sistema remunerativo è diventato fondamentale per la sopravvivenza della musica e non può reggersi su gestioni arcaiche create quando ancora suonavano i Juke box.
A cura di: Francisco Rojos
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