PEDRO CAMACHO: MR. ZUMBA SI SVELA A SALSA.IT

Pedro Camacho - Mr Zumba Si svela a Salsa
Pedro Camacho - Mr Zumba Si svela a Salsa

Per chi fa zumba dopo Beto Perez, c’è lui. Lui che con il suo sorriso, il suo carisma, le sue doti di ballerino e una giusta dose di bellezza – che non guasta! – ha saputo conquistare appassionati di zumba in tutto mondo. Ed ora è uno degli istruttori più richiesti in Europa come in Centro e Sud America, in Asia come in Canada e negli Stati Uniti.
Stiamo parlando di Pedro Camacho, che in questa lunghissima intervista ci parla di zumba, di ballo, ma ci svela anche un suo lato più umano, sensibile e generoso.

Pedro Camacho, come ti definiresti? Ballerino, Istruttore di zumba, artista?
Non mi piace darmi una definizione, ma credo che quella che mi rappresenta meglio sia artista. Perché un artista è uno che quello che fa, lo fa con amore. Che sia un ballerino, un pittore, o anche uno che raccoglie la spazzatura, se lo fa con amore, per me è un artista. Perciò ringrazio la danza perché grazie a lei, anche io posso definirmi artista. Ho iniziato ballando, poi sono andato a fare animazione negli hotel, infine sono arrivato alla zumba. E adesso faccio anche canzoni. Con questa voce che mi ritrovo non è che sia chissachè, però la mia musica piace al mondo della zumba, che è quello che faccio come lavoro.

Come è iniziata la tua carriera?
Avevo un fratello che cantava, e andava in televisione. Da piccolino lo vedevo e volevo fare quello che faceva lui e alla fine coi miei fratelli siamo andati in TV con lui. E da lì è partito tutto. Con un mio amico che aveva un gruppo abbiamo iniziato a ballare. Però la TV era troppo cara per noi che eravamo “ragazzi di strada”, allora sono andato a ballare in un hotel, solo come ballerino, non animatore. Poi sono andato in un villaggio dove facevo sia il ballerino che l’animatore, ho cantato anche un merengue con un cantante molto famoso in Repubblica Dominicana. E poi mi sono trasferito in Italia, dove lavoravo, come tutti. Lì ho conosciuto la zumba e la mia carriera ha preso il via…

Come sei diventato il Pedro Camacho che gira il mondo insegnando zumba?
Puoi anche essere l’artista migliore del mondo, ma se non hai un po’ di fortuna, non arrivi ad essere quello che sono io adesso. Quindi diciamo che io mi sono appassionato alla zumba, ho deciso che era quello che volevo fare “da grande” e la fortuna mi ha dato una mano.
Così ho fatto, creando un mio stile che fosse un po’ diverso da quello delle altre persone che fanno il mio stesso mestiere. Quello che mi differenzia dagli altri è che io porto un po’ della cultura del mio Paese, la Repubblica Dominicana, in quello che faccio. Quindi ci ho messo un po’ più di bachata, merengue, dembow, salsa.  Vedo che la gente si stupisce quando faccio ballare/eseguire una canzone che loro non conoscono, ma che magari in Repubblica Dominicana è famosissima.  Credo che ogni artista che viene da un Paese diverso e porta qualcosa del suo Paese, arricchisce il suo stile e ha più successo.

Il tuo stile piace più degli altri. Perché secondo te?
Ne parlavo proprio l’altro giorno, io riesco a coinvolgere anche chi non ha mai fatto zumba, chi non sa ballare, ma nello stesso tempo senza far annoiare chi ha più esperienza in questo campo. Credo che sia perché ho fatto l’animatore e quando sono sul palco riesco a capire le persone, a capire cosa vogliono e cosa sanno fare. In più ballo un pochino bene, e credo di essere simpatico perché faccio tante espressioni col viso, gesticolo molto.
Ovunque vado, anche nel  Paese più freddo del mondo, però devo trovare qualcuno con cui “collegarmi”, qualcuno con cui ci sia uno scambio di energia. Io trasmetto molta energia positiva, ma ho bisogno anche di riceverla. Credo che tutti gli istruttori di zumba ne abbiano bisogno. Se trovo una o più persone che riescono a trasmettermi questo, mi carico ancora di più e dò il doppio!

E’ uno stile più ballato….
Sì diciamo che è più ballato. È molto reggeaton e dembow. La zumba è un 30% di fitness e un 70% di ballo. Io riesco a fare un 20% di fitness e 80% di ballo, perché non sono un Personal Trainer.  Ovvio, ho fatto il corso di Personal Trainer, e mi è servito soprattutto per capire quali movimenti possono essere dannosi magari per chi ha qualche patologia non grave, e per fare una decina di minuti di riscaldamento prima della lezione per preparare i muscoli, dato che faccio canzoni molto veloci. Con movimenti facili, ma molto veloci.
La mia lezione è molto ballata, poco saltata, perché anche io non voglio farmi male, quindi è una lezione adatta a tutti, anche a chi magari ha problemi alle ginocchia o alla schiena o non è giovanissimo. Le mie allieve non sono tutte ragazzine di 20 anni, ma ne hanno anche 60 o più. Le mie lezioni devono essere adatte anche a loro. Se mi trovo a fare una master o un corso per istruttori magari “spingo” un po’ di più, perché so che sono più preparati, più allenati fisicamente, altrimenti cerco di fare una lezione sempre divertente, sempre molto energica, ma comunque adatta a tutti.
Le persone che mi stanno davanti sono il mio specchio: se fanno qualcosa male o in maniera sbagliata è perché magari anche io lo sto facendo male.

Però tu correggi anche, cosa che pochissimi istruttori fanno…
Certo se vedo una persona che non esegue il movimento correttamente, posso stare anche tutta la canzone a cercare di farglielo fare giusto. Perché, ripeto, quella persona è il mio specchio.

Riesci a fare comunque una lezione che accontenta e fa divertire tutti, sia chi fa zumba tutti i giorni, sia chi fa una lezione una volta nella vita…
Ci provo. Magari con una canzone accontento di più chi ha meno esperienza, con un’altra chi è più preparato. Poi, ripeto, avendo fatto l’animatore, ho acquisito quel briciolo di esperienza  che mi aiuta a capire chi ho di fronte, cosa sa fare, cosa vuole fare, cosa può fare. Magari spingendo un po’ riesco a far fare loro qualcosa di più di quello che loro stessi pensano di poter fare, li porto a superare i loro limiti. Così sono contenti e soddisfatti. Ed io pure!

Tu sei anche cantante, giusto?
Cantante è una parola grossa. Ti ho detto che ho fatto il corista per un cantante dominicano, prima di venire in Italia, ma spesso ero anche “silenziato” perché ho la voce troppo grossa.
Ho degli amici che producono musica e una volta sono andato da un mio amico che è bravissimo ed è molto famoso in Repubblica Dominicana, e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto che creasse e cantasse una canzone con i ragazzi della mia fondazione. Ho una fondazione – Funcama – che si occupa di ragazzi che sono poverissimi, come ero io da bambino e mi sembra giusto cercare di fare qualcosa per loro, per dire a questi bambini che non hanno niente nella loro vita e pensano che non avranno mai niente: “Guarda anche lui ed io eravamo poveri, proprio come te, e ce l’abbiamo fatta! Allora ce la puoi fare anche tu!”.
Io non rubo, non spaccio, eppure ho soldi, appartamenti, mi sono creato da solo.
Questo mio amico mi ha detto “facciamo così, io ti regalo una canzone, la canti tu, una canzone per fare zumba, e tutto il ricavato va alla tua Associazione”. Così è nata la prima canzone, che è piaciuta molto, ha avuto un grande successo, e da lì le canzoni sono diventate quattro, sempre dedicate al mondo della zumba.
Quest’anno ho trovato un ragazzo che canta molto bene che vuole fare canzoni con me per la radio e per la discoteca… proveremo anche questa strada e vediamo come va!

La cosa più bella e quella più brutta dell’essere famoso…
La cosa più bella è che giro il mondo e che magari posso dire “Domani dove vado?” Voglio andare in Nuova Zelanda? Contatto una persona in Nuova Zelanda e ci accordiamo perché io vada a tenere delle lezioni là! E poi conosco gente nuova, culture nuove, nuova energia. E la cosa più bella è che tantissime persone che non mi conoscono davvero, non sanno se magari in passato sono stato un ladro, un delinquente o uno spacciatore, mi fanno entrare in casa loro, mi ospitano, mi fanno mangiare alla loro tavola, mi danno anche la loro camera per dormire, pur di avermi come insegnante nella loro città o palestra o scuola.
La cosa più brutta è che ti manca la famiglia. Col mio lavoro non puoi avere una fidanzata o una moglie, dei figli, perché sei sempre in giro. Ho un figlio che vive in Italia, e gli manco tantissimo, come lui manca tantissimo a me. Stare lontano da lui, non vederlo crescere, è la cosa più brutta. Giro il mondo da cinque anni, lui ne ha otto. Un bambino ha bisogno di stare col suo papà, mentre tutto quello che posso fare è chiamarlo, parlargli al telefono, chiamare uno dei miei fratelli perché gli dia uno scappellotto quando se lo merita.
Ogni tanto involontariamente lui mi chiama zio e per me é bruttissimo. Possiamo stare tutto il giorno insieme, lui mi chiama “papà papà papà”, poi d’improvviso mi chiama zio… è bruttissimo.
All’inizio cercavo di essere molto distaccato da mio figlio perché sapevo che sarei partito e sarei stato via anche cinque/sei mesi. Adesso che ha otto anni è il momento in cui più avrebbe bisogno del papà vicino, fa judo, gioca a calcio e quando fa una cosa bella cerca lo sguardo del papà e io non ci sono. Questa cosa mi sta facendo un buco nel cuore e penso che comincerò a ridurre un po’ i miei impegni per stare un po’ di più con lui.
Non so se è giusto o sbagliato, perché lavorando meno, guadagnerò anche meno, e poi meno lavoro, meno mi conoscono, più sarà difficile trovare altro lavoro.
Quello che voglio per mio figlio però è che cresca con una mentalità internazionale: se vuole andare in Giappone a studiare giapponese, che vada. Non vorrei che restasse sempre in Italia e vorrei che imparasse le lingue perché penso che gli serviranno in futuro, già parla perfettamente italiano perché è nato in Italia, e spagnolo, un po’ di francese, ascolta musica in inglese e la capisce molto meglio di me che ho girato il mondo. Voglio che sia molto aperto, come me, e che possa aver le cose che io da ragazzo non ho avuto, la possibilità di viaggiare.
Sono in questa fase in cui vorrei stare con mio figlio, ma non vorrei poi non avere la possibilità di dargli non tutto quello che vuole, bensì tutto quello che gli può essere utile per il suo futuro, come la possibilità di viaggiare e studiare all’estero. Non voglio che si ritrovi a 18 anni a passare i pomeriggi al bar a bere e fumare.

Quanti Paesi hai visitato più o meno?
Guarda non lo so, non ho tenuto il conto. Tempo fa avevo pensato di farmi un tatuaggio con tutte le sigle dei Paesi in cui sono stato, per esempio MXP per Milano, STD per Santo Domingo, come c’è scritto sui biglietti aerei, ma se dovessi farmi una sigla per ogni città in cui sono stato, non mi basterebbe l’intero corpo! E così ho rinunciato! So che mi mancano pochissimi Paesi, ho due passaporti pieni di timbri, sono stato dalla puntina della Città del Fuoco in Argentina, quasi tutto il Messico e gli Stati Uniti, Canada, Asia quasi tutta, mi manca solo la Cina perché è molto difficile entrare in Cina a fare zumba, devi avere un certificato cinese.

Qual è il Paese che ti ha colpito di più è perché?
Me lo sono anche tatuato, il Messico. perché secondo me la spinta di Pedro Camacho è partita da lì. Il Messico è un Paese, come l’Italia, che per la storia è famosa in tutto il mondo, ogni città ha qualcosa da vedere e tutto il mondo lo sa. Lo stesso è in Messico. Il popolo messicano è il trampolino di lancio per molti artisti. Sono partito da lì, per un tour di un mese, sette giorni su sette, con master da 500 persone tutti i giorni, anche il lunedì; non ho mai visto una cosa del genere.

L’evento in cui hai avuto il maggior numero di persone?
In Romania. No no, aspetta, c’è stato un altro evento prima, e per questo devo ringraziare Edward Sánchez – che saluto, “un saluto dal suo hermano, Pedro Camacho” – e Martin Mitchell che dovevano andare in Croazia. All’epoca, nel 2012, in Croazia la zumba era molto forte e lui non ricordo per quale ragione, non aveva potuto andare e allora sono andato io e lì c’era davvero tantissima gente. Però il primo evento tutto mio, é stato in Romania, c’erano quasi mille persone. Ho avuto eventi anche con più persone, ma non erano eventi in cui c’era solo Pedro Camacho, ma anche altre persone. Al mio evento in Romania c’erano autobus da tutta la Romania, ho portato anche i miei fratelli…

Lavori tanto coi tuoi fratelli?
Sì, lavoro tanto con loro, ma loro non hanno la cittadinanza quindi non possono girare tanto come me. Quando sono in Europa mi porto spesso anche mio figlio, e i miei amici, quando posso porto pure loro con me. Ho anche un fratello che vive a Las Vegas, e quando sono a Los Angeles viene con me.

Infine, parliamo di un argomento che ti sta molto a cuore, la tua fondazione, Funcama, a cui hai accennato brevemente prima…

Sì, è una fondazione creata da me, circa 5 anni fa, di cui mi occupo io personalmente, senza aiuti e senza sponsor, che aiuta i bambini poveri della Repubblica Dominicana e della mia zona in particolare. Anzi se c’è qualcuno che legge questa intervista a vuole contribuire, non deve dare soldi a me, io non prendo soldi da nessuno. Semmai se qualcuno vuole far qualcosa per un bambino, lo metto in contatto con la famiglia.
Con questa fondazione, ad esempio, per la festa dei Re Magi (la nostra Epifania-ndr), abbiamo distribuito regali a circa 300 bambini. In realtà i bambini di cui si occupa la nostra fondazione sono “solo” 250, ma ne abbiamo presi “in prestito” altri 50, perché è una festa molto importante in Repubblica Dominicana e quando vedi queste faccine… cerchi di accontentarne il più possibile!

Facciamo regali a questi bambini, diamo loro materiale per la scuola. L’anno scorso alcune scuole di New York in un mese hanno raccolto materiale per la scuola per circa 600 bambini.
Poi una volta ogni tre mesi riuniamo tutti quelli che compiono gli anni in quei mesi per festeggiare il loro compleanno, l’8 marzo facciamo una riunione con le mamme per dare loro un fiore. e festeggiamo il Natale, cerchiamo di dare loro un regalo. Perché forse tu non lo sai, ma io so cosa vuole dire per un bambino aspettare tanto una festa e poi non ricevere nessun regalo. Vorrei che nessun bambino dovesse provare questa sensazione!
Nel 2015 abbiamo fatto un evento a Milano insieme ad Alberta Righi, che saluto e ringrazio, per raccogliere regali da mandare ai bambini in Ghana.
Noi non vogliamo soldi, bensì cose date col cuore: giocattoli, vestiti che i vostri bambini o i bambini dei vostri amici non mettono più, ma ancora in buono stato. Perché i vestiti che per voi sono “usati” per un bambino della Repubblica Dominicana sono nuovi.
Noi li diamo ai bambini e poi vi mandiamo le loro foto con le cose che voi avete mandato.
Il mio progetto più grande però è quello di costruire una scuola, dove le mamme che lavorano possano lasciare i loro figli anche tutto il giorno, sapendo che c’è qualcuno che si prende cura di loro, una scuola in cui daremo loro da mangiare, in cui ci sarà anche musica e sport.

Se volete informazioni o contribuire in qualche modo alla fondazione Funcama, potete contattare direttamente Pedro Camacho sui Social network, su Facebook o @pedrocamachord su Instagram.

Se invece volete fare lezione di zumba con Pedro i suoi prossimi appuntamenti in Italia sono il 26 maggio al Palacavicchi a Roma – per info contattare kdanza.camacho@gmail.com – e dal 31 maggio al 3 giugno a Rimini Wellness.

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