In occasione del suo viaggio a Cali, Colombia, per promozionare il progetto
Cali All Stars, il noto produttore musicale Sergio George ha rilasciato
un’intervista all’edizione web del quotidiano colombiano El Pais, nella
quale parla del presente e del futuro della Salsa.
Per i pochi che non lo sanno, Sergio George, originario di New York, é il
produttore che nella sua lunga carriera ha lavorato con i migliori, come ad
esempio Marc Anthony, Jennifer López, Celia Cruz, Tito Nieves, Víctor
Manuelle, Thalía, Tito Puente, Cheo Feliciano, Willie Colón, Maluma e
Ricky Martin, con i quali ha sfornato successi del calibro di
La Negra Tiene Tumbao, Vivir Lo Nuestro, Juliana, Vivir La Vida e
Felices Los 4 tra gli altri.
Abbiamo tradotto e riportiamo qui alcuni passi dell’intervista di Ánderson
Zapata Reyes.
– Per mantenere viva la salsa, é necessario fonderla con altri generi? –
– Sì, altrimenti non funziona più. Il pubblico non aspetta nessuno. I puristi
quando pensano a questo genere ricordano la Fania All Stars, ma quando
questi iniziarono erano anch’essi a loro volta criticati dai puristi della
musica antecedente a loro. Stessa cosa con la salsa romantica: quando iniziai ad
esplorare questo stile con Marc Anthony ci criticarono, ma oggi quello
che lui fa lo chiamano "salsa". Anche quello che sto facendo adesso viene
giudicato, ma se la salsa non si fonde é destinata a morire. Bisogna ricordare
che la Salsa stessa nasce dalla fusione di tanti generi. –
– Hai avuto l’opportunità di lavorare al fianco di Celia Cruz: ci sarà in
futuro un’altra come lei? –
– Come lei no, ma ci potrà essere una nuova artista donna che sia un
riferimento. Perché Celia é diventata Celia? Ovviamente per le sue
doti artistiche, per il suo carisma, per la sua voce, ma più ancora per com’era
nella sua vita privata, per come trattava i suoi fans, la stampa. L’hanno
criticata molto, ma lei non si è mai fatta turbare dalle critiche. Ci sono molti
fattori che contribuiscono alla nascita di una stella, che vanno molto al di là
del semplice talento e della presenza nei media. Bisogna saper reggere la
critiche, le pressioni, mantenersi forti e continuare a creare e non perdere mai
il sorriso anche nei momenti peggiori. Questo è ciò che ha reso grande Celia.
–
– A tale proposito, come vedi la situazione delle cantanti donne nella salsa?
–
– Devono continuare, si arrendono troppo facilmente. Molti uomini continuano,
loro abbandonano dicendo che non le vengono concesse le occasioni. Non so
perché. –
– Per i tradizionalisti la Salsa Choke è un obbrobrio. Come convincerli che
queste mutazioni contribuiscono a far crescere il genere e a muovere le masse?–
– Il genere tradizionale non vende molto. Nella mia carriera mi hanno dato
addosso perché fondevo. Quando lavoravo con Marc Anthony, Tito Nieves
e Celia Cruz mi dicevano che non avrebbe funzionato. Io non li ho
ascoltati, nessuno è esperto. Quando entro in studio di registrazione lo faccio
come uno scienziato che deve dimostrare cose. Ho fatto anche tanti dischi che
non hanno funzionato, ma non ho mai avuto paura di rischiare.
Io non do retta ai puristi, quello che conta è attirare il più possibile
un pubblico a cui la salsa non piace e questo risultato si ottiene sempre con le
fusioni. Se non fondo gli elementi urbani di Maluma con Marc Anthony,
i fans di Maluma non ascolteranno mai la salsa. L’idea è quella che il
salsero compri la versione salsa di Felices Los 4 ed i fans di Maluma
dicano "Non mi piace la salsa, ma mi piace questa canzone". E’ questo il mio
lavoro. –
– La cantante folk Totó la Momposina ha detto che il reggaeton
imbruttisce l’umanità. Condividi questa opinione? –
– Non sono per niente d’accordo! Tutti i generi sono importanti, é il
pubblico che ne decreta il successo e noi dobbiamo imparare da tutta la musica
che esiste. E’ anche vero che c’é tanto brutto reggaeton, così come c’é tanta
brutta salsa. –
Mauro Gresolmi
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