Nel 1973 è apparso nella rivista "Latin New York" questo annuncio:
"Ti senti triste, solo e non sai cosa fare? Vuoi incontrare una bella ragazza
e danzare una musica che vi sconvolgerà entrambi? Se la tua riposta è sì, visita
il "Corso". Non importa quale sia il tuo tipo di problema. Una volta che tu
oltrepasserai la porta di ingresso, quella musica così tipica di farà venire la
febbre e tu sarai in grado di scappare dai tuoi problemi per qualche ora. Al
"Corso" succede sempre qualcosa di differente è sempre più persone sono
contagiate da quella febbre…"
Fino a qualche anno fa anche l’Italia aveva la febbre della Salsa. Adesso è la
Salsa ad avere la febbre!
Ma non è moribonda è solamente un po’ malaticcia… e lo è perché i salseri
invece di unirsi tra di loro si sono clamorosamente divisi in due fazioni:
timberi e salseri. Due fazioni che se le danno di santa ragione neanche fossero
dei moderni guelfi e ghibellini.
L’odio tra salseri e timberi è arrivato a tal punto che molti sono convinti che
l’unica soluzione è quella delle "sale separate" come se salsa e timba fossero
due cose talmente distinte, quasi non avessero entrambe una radice sonera e
guarachera.
In Italia il rapporto con la musica Salsa viene quasi sempre filtrato attraverso
la lente del ballo. Un ballo che si apprende generalmente in una scuola. E molte
volte sono proprio le scuole a condizionare o ad inculcare idee sbagliate. Tra
l’altro ci sono molti maestri che fanno pure i dee-jay e quindi è inevitabile
che finiscano col manipolare ancora di più il gusto dei loro allievi. Si tratta
di un vero e proprio “imprinting sonoro” che spesso induce non solo a
prediligere un certo tipo di sonorità, ma a credere persino che ci sia un musica
da ballare “in linea” e una musica da ballare “in cerchio” o in “rueda”.
Si tratta di aberrazioni, figlie della mancanza di una vera cultura salsera, ma
anche figlie di interessi commerciali da parte degli stessi operatori del
settore, che arrivano persino a gridare allo scandalo quando qualcuno balla un
brano cubano magari con lo stile portoricano o viceversa.
In questa situazione così apertamente conflittuale diventa assai complicato
proporre serate alternative, soprattutto se incentrate sulla salsa a 360°. E lo
è ancora di più perché oggi non esiste più quello "spontaneismo" che una volta
caratterizzava questo mondo. Oggi si tende ad andare dove va il gruppo (condotto
generalmente dal proprio maestro) e lo si fa per un bisogno di aggregazione e di
identificazione che fa sentire ogni singolo parte di una comunità ben definita.
piuttosto che di una comunità allargata come dovrebbe essere quella della salsa.
Le scuole di ballo hanno avuto, senza dubbio, il merito di contribuire alla
diffusione della salsa, ma alla lunga hanno provocato dei fenomeni di
disgregazione che hanno portato alle scissioni attuali. E’ arrivato il momento
di invertire la rotta!
Per ridare slancio alla salsa abbiamo una sola soluzione: tornare ad unirci,
perché nell’unione sta la forza. Se i salseri invece di continuare (sull’esempio
della nostra sinistra) a scindersi in tanti minuscoli partiti, torneranno ad
unirsi, a tollerarsi ed accettarsi, ecco che magicamente la Salsa tornerà più in
salute che mai…
La strada maestra non può essere assolutamente la separazione. In questa maniera
ci condanniamo in partenza all’emarginazione, favorendo di conseguenza altri
balli che, seppur rispettabilissimi, non appartengono all’universo sonoro
salsero.
Dobbiamo unirci, non abbiamo altra scelta! E dobbiamo farlo in fretta se abbiamo
davvero a cuore i destini della salsa.
Enzo Conte
Lascia un commento