Seconda puntata speciale dedicata ai mostri sacri dalla Discomusic anni 70: dopo aver celebrato la carriera di Barry White e dela sua Love Unlimited Orchestra, parleremo di un gruppo che ha influenzato molto il modo di fare musica e spettacolo (i loro concerti erano leggendari) negli anni a venire. Come vedrete, ci misero qualche anno a trovare il sound e gli elementi giusti, ma una volta raggiunto il loro obiettivo, sono diventati una delle più iconiche band degli anni d’oro della disco e della dance. preparatevi quindi a fare un lungo viaggio musicale a bordo delle note di Earth Wind & Fire.

MAURICE WHITE FONDA GLI EARTH WIND & FIRE – Maurice White si trasferisce da Memphis a Chicago durante la sua adolescenza e trova lavoro come batterista turnista presso la Chess Records. Dopo aver fatto parte di un trio musicale per un paio di anni si unisce nel 1969 a due suoi amici di Chicago, Wade Flemons e Don Whitehead e insieme cominciano a comporre canzoni e jingle pubblicitari per radio e tv locali. I responsabili della Capitol Records li notano e li mettono sotto contratto, producendo loro un primo singolo intitolato La La Time; il nome che danno a questo nuovo gruppo è Salty Peppers. Il disco ottiene buoni riscontri, che però non vengono bissati dal seguente lavoro, Uh huh Yeah; al di là del mancato successo del brano, è proprio l’indirizzo musicale che stava prendendo la band a non soddisfare White, che decide così di dare un taglio ai Salty Peppers per rinforzare il gruppo con nuovi musicisti: coinvolge il fratello Verdine, ingaggiandolo come bassista, arruola un nuovo cantante ed un percussionista, poi si reca a Los Angeles e dopo svariati provini aggiunge altri quattro elementi, tra cui spicca il trombonista ed arrangiatore del gruppo Alex Thomas. Questa nuova formazione Maurice la chiama Earth, Wind & Fire: il suo segno zodiacale, il Sagittario, è un segno di fuoco, ma dominato anche da terra ed aria (non dall’acqua), da qui, dunque, l’origine del nome. Nel 1970 pubblicano il loro primo album, l’omonimo Earth, WInd & Fire e cominciano a farsi notare dalla critica; il primo successo di pubblico arriva con un singolo uscito l’anno successivo, I Think About Lovin’ You , un tipico brano Soul, tratto dall’album The Need of Love. Il gruppo inizia ad ingranare, ma scoppiano dei dissidi interni che porteranno all’inevitabile scioglimento a nemmeno sei mesi dalla nascita. Maurice White, però, non sta con le mani in mano e vedendo che è sulla strada giusta non perde tempo a riformarlo; nuovi provini questa volta portano due coristi, Jessica Cleves e Philip Bailey (quest’ultimo proveniente dai Friends & Love ) e altri quattro musicisti, mentre della vecchia formazione rimangono solo lui ed il fratello Verdine.

LE BASI PER IL SUCCESSO – Questo nuovo gruppo è sotto contratto con la Wea, che decide di affidarli alle sapienti cure dei due managers Bob Cavallo e Joe Ruffalo, che li seguiranno per tutto quello che sarà il periodo d’oro della band. Una loro esibizione al Rockefeller center di New York li fa notare a Clive Davis: il boss della CBS non si fa scappare l’occasione e rileva il contratto dalla Wea.
Con questa nuova etichetta gli EWF registrano nel 1972 il loro primo album, Last Days and Time, che contiene brani inediti, più una cover ed un brano di Pete Seeger, Where Have All The Flowers Gone, che Philip Bailey ha tanto insistito per farlo inserire; proprio la voce in falsetto di Bailey comincia a dare una delle impronte caratteristiche di quello che sarà in seguito il sound della band. Questo è anche il primo long playing nel quale Maurice White suona la kalimba elettronica, una tastiera di origini africane, il cui suono in tutti i lavori successivi non verrà mai più abbandonato: il brano del suo debutto è lo strumentale Power. Passa un anno e si registra un nuovo rimpasto nel gruppo con musicisti che lasciano, ed altri che entrano; questi ultimi però hanno sempre il merito di dare nuova forza e di portare nuove sonorità alla band: Evil e Keep Your Head to the Sky sono i due singoli di maggior successo dell’anno e sono anche tra i primi di quelli del gruppo ad essere arricchiti da una forte dose di percussioni tipiche del mondo latino. Nel 1974 esce Open Your Eyes, il loro primo album ad ottenere il disco di platino; due i singoli tratti da questo LP: Mighty Mighty, brano tipicamente funk, e Devotion, quest’ultimo con un profondo messaggio spirituale.

IL PERIODO D’ORO – Nel 1975 gli EWF partecipano alla realizzazione di un film sul lato oscuro delle case discografiche dal titolo That’s the Way of the World, sia come attori, interpretando la parte di una band astro nascente della scena musicale, The Group, sia come autori della colonna sonora. Il film passa quasi inosservato, ma non la colonna sonora, in particolar modo la canzone Shining Star diventa una vera e propria hit e lancia definitivamente il gruppo di Maurice White nell’Olimpo. A partire da questo momento in avanti anche il percussionista Ralph Johnson inizia a cantare e la sezione fiati si completa. Dopo una trionfale tournee europea insieme a Carlos Santana, rientrano nel 1975 in studio di registrazione e realizzano Gratitude, subito doppio disco di platino, un record ineguagliato ancor oggi per un gruppo black. Dopo anni di cambi di elementi e di sperimentazioni, Maurice White ottiene il sound ideale, una miscela esplosiva tra il Soul, Funk, Jazz, R’n,B, ritmi latini, supportati da quella che la critica ha giudicato la miglior sezione fiati dell’epoca, dall’ inconfondibile falsetto di Philip Baley, cui si contrapponevano le voci più da tenore di Ralph Johnson e dello stesso White, e dal suono dell’immancabile kalimba. In questi anni, in cui scoppia il fenomeno della Disco Music, sfornano un successo dietro l’altro: Sing a Song tratto da Gratitude, cui seguono Getaway (dall’album Spirit del 1976), Fantasy, Jupiter (da All’n’All, album ricco di riferimenti e simbologie mistiche, ennesimo doppio disco di platino nel 1977). Nel 1978 conquistano tre Grammy Awards, reinterpretano a modo loro il classico dei Beatles Got to Get You into My Life per la colonna sonora del film Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band, e fanno uscire una raccolta, diventata triplo disco di platino, nella quale inseriscono un altro inedito diventato un loro classico, September.
L’anno successivo cedono all’Unicef i diritti di September, girano Europa e Giappone per un’altra tournee sold-out e una volta tornati a casa mandano in testa a tutte le classifiche Boogie Wonderland. Se i loro dischi fanno incetta di premi, i loro concerti non sono sicuramente da meno: fuochi d’artificio, effetti di illusionismo, piramidi volanti e membri della band che levitano sono il frutto della sfrenata fantasia dell’illusionista Doug Henning, che cura la regia di quasi tutti i loro tour. Memorabile il trucco di scena in cui l’intera band ascende verso una piramide per poi svanire improvvisamente nel nulla davanti agli increduli spettatori. Gli EWF sono all’apice: Maurice White e Philip Bailey avviano contemporaneamente anche la carriera di produttori, lanciando giovani promesse, su tutti The Emotions, che raggiungono la prima posizione in classifica con Best of My Love. In tutti questi progetti paralleli White fa uso dei “Phoenix Horns”, la sua sezione fiati, ormai richiesta da tutti gli addetti ai lavori (collaboreranno anche con Phil Collins nel famosissimo brano Sussudio). A proposito di Collins resta indelebile un singolo realizzato con Philip Baley che ottenne un successo strepitoso, stiamo naturalmente parlando di Easy Lover. Prima che l’era della Disco music tramonti fanno in tempo a piazzare un’altra grande hit ai vertici, Let’s Groove.

LA SVOLTA ELETTRONICA E LA REUNION – Negli anni successivi la band tenta di rinnovare il proprio sound e il proprio repertorio seguendo l’imperante moda dell’epoca della musica elettronica, ma senza successo. Gli EWF si sciolgono così nel 1983. Quattro anni dopo ritornano sulle scene e lo fanno alla vecchia maniera, piazzando il loro singolo System of Survival in vetta calla classifica R’n’B’: il brano segue molto il trend di questo periodo, la sezione fiati è imitata dalle tastiere, fa eccezione un assolo di sax, la ritmica è quella tipica degli Anni 80, ma le voci e i cori fortunatamente sono rimasti quelli di sempre. Da questo momento in poi continuano a pubblicare album e raccolte e a fare tournee in giro per il mondo: significativa quella tra il 2003 e il 2005 in collaborazione con i Chicago, con le due band che dapprima suonano separatamente, poi interagiscono nel finale, scambiandosi i brani dei rispettivi repertori. Dal 1998 Maurice White, colpito dal morbo di Parkinson, non segue più il gruppo in tournee, ma si occupa di produzione e composizione. Anche loro sono stati inseriti nella Rock’n’Roll Hall of fame e nella Vocal Group Hall of Fame.

LA MORTE DI MAURICE WHITE E L’EREDITA’ MUSICALE DEL GRUPPO – Nel 2016, l’anuus horribilis della musica, Maurice White muore. Nonostane la malttia aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita in svariati progetti musicali, tra cui una album celebrativo degli EWF con molti ospiti ed un musical a Broadway con le loro musiche. Oggi la musica degli Earth Wond & Fire sembra non essere stata intaccata dal tempo: il video di September è il terzo videoclip di discomusic più visto di tutti i tempi (577 milioni di views, meglio di lui hanno fatto solo Staying Alive dei Bee Gees, supportato anche dal successo di Saturday Night Fever, e Dancing Queen degli Abba) ed è il quinto videoclip girato negli anni 70 in assoluto più visto. La loro intro di In The Stone è forse lo stacco musicale più usato per l’inizio degli spettacoli, da quelli delle grandi tv al teatro di provincia più sperduto, mentre After The Love As Gone è diventato uno dei classici del Soul.
E per finire, ecco la playlist Spotify con tutti i brani di cui vi abbiamo appena parlato: buon
ascolto!
A cura di: Mauro Gresolmi
Images & Graphic work by: Francisco Rojos
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