Prince Royce: la mia passione per l’Italia!

Prince Royce - Intervista presso Sony Music - Milano 2018
Prince Royce - Intervista presso Sony Music - Milano 2018

Dopo il Re della bachata, The King, Romeo Santos, a maggio, l’Italia ospita quest’anno, anche il Principe, della bachata, Prince Royce: un anno decisamente fortunato per tutti gli appassionati di bachata che, al di là dei nomi “regali”, amano con uguale trasposto il Re e il Principe e che, per una volta, hanno potuto godersi entrambi!

“Sono molto felice di cantare di nuovo a Milano e per la prima volta al Milano Latin Festival, punto di incontro delle Comunità latine residenti a Milano, perché per me è molto importante condividere la mia musica con i miei fans, passare del tempo con loro, e sono felicissimo di essere in Italia che è un Paese che amo molto”

Esordisce così Prince Royce all’incontro con la stampa che precede la prima tappa italiana del suo “Five Tour” con il quale si esibisce in tre date nel nostro Paese: Milano Latin Festival, 4 luglio, 6 luglio al Fiesta a Roma e 7 luglio al Dolcevita di Pontecagnano (Salerno)

Hai iniziato con la bachata, ma ultimamente ti sei dedicato anche a sonorità più “urbane”. Quale genere preferisci e perché?
Mi piace la musica, in generale. Ho iniziato con la bachata ma poi ho fatto altri generi, collaborando con molti artisti come Manà, Daddy Yankee per Ven Conmigo, Bud Banny e J Balvin per Sensualidad e ora, il mio ultimo successo, El Clavo che ha anche un remix con Maluma.
In particolare amo la bachata perché i miei genitori sono dominicani, però mi piace la musica latina in generale, mi piace sperimentare altri generi, mischiare, Nada, ad esempio, è una ballata. Questo ultimo disco contiene bachata, ma anche generi diversi.

Pensi che la musica urbana farà scomparire la bachata e la salsa?
Non credo. Credo che ogni genere abbia spazi e momenti differenti. La salsa, la bachata, il merengue, il reggeaton, ognuno ha il suo spazio.
Credo che la musica sia come le montagne russe: sale e scende. La musica è emozioni. Quindi dipende molto dal “mood”, lo stato d’animo, la predisposizione del pubblico in quel momento o periodo. In questo momento il pubblico è più nel mood del reggeaton, ma magari tra un anno sarà più in quello della salsa o della ballata.
Quello che devo fare io è capire come inserirmi in quello che la gente vuole ascoltare, con il MIO stile. Sensualidad è un esempio perfetto, perché non è bachata, ma in lei si sente Prince Royce.

L’ultima volta che sei venuto in Italia hai girato il video de La Carettera a Pavia. Pensi che girerai ancora un video in Italia?
Mi piacerebbe molto perché come ho già detto, amo l’Italia. Non so se succederà, vedremo…

Cosa succederà nel concerto di stasera?
Spero di cantare tutte le canzoni che i miei fans vogliono sentire, voglio condividere la serata con loro e che ognuno si porti a casa un po’ di Prince Royce. ci saranno anche delle sorprese che non svelo perché se no non sarebbero più sorprese….

Cosa significa per te essere latino americano?
È un grande orgoglio. Sono nato nel Bronx, ma da genitori latini, quindi sono orgoglioso della mia cultura, la cucina, la lingua, “il sabor latino” e per me è un piacere rappresentare il mio Paese, la mia gente.

Ti senti latino e statunitense o più uno dell’altro?
Mi sento entrambi. Penso in inglese e spagnolo, canto in inglese e spagnolo, “spanglish” direi 50 e 50, “both juntos”.

50% latino, 50% americano… ti sentì un po’ anche italiano?
Ma si dai, un 2/3%! Oggi 50%! E non lo dico perché oggi mi trovo in Italia, ma come ho già detto, il vostro è un Paese che amo tantissimo, amo la pizza, le lasagne, tutta la pasta, amo la moda, la storia di questo Paese, Roma ha una storia antichissima. Sono stato anche a Gerusalemme, ho imparato molto sul cristianesimo, che tanta importanza ha nella storia di Roma. Il vostro è un Paese piccolo di dimensioni, ma immenso per cultura, e quando vengo in Italia, imparo ogni volta qualcosa di nuovo. Penso che in questo viaggio andrò anche in Toscana e a Venezia.

Di che colore vedi la tua vita di artista?
Rosso, perché mi piace! No scherzo, rosso perchè è il colore dell’amore, delle passione, in tutte le sue forme ed espressioni, del romanticismo, l’amore tra fidanzati, tra sposi, il sesso, quello che succede in una camera, un amore che ancora non esiste. E la maggior parte delle mie canzoni parla d’amore!

Quanto della tua vita c’è nelle tue canzoni?
Tanto. Non dico che tutte le mie canzoni siano ispirate alla mia vita, ma cerco di cantare le cose che capitano o possono capitare a tutti, episodi che magari sono capitati a me o ai miei amici o alla mia famiglia.

Prince-Royce-Intervista-presso-Sony-Music-Milano-2018-
Prince-Royce-Intervista-presso-Sony-Music-Milano-2018-

Quanto ha contato la fortuna nella tua carriera?
Credo che abbia giocato un ruolo fondamentale. Sempre. A volte una canzone non funziona perché non è il momento giusto. Magari proposta in un altro momento è subito un successo.

Da bambino sognavi tutto questo?
Definitivamente, si. Ho inciso la mia prima canzone a 15 anni, e sempre sognavo di fare questo mestiere. Ci pensavo notte e giorno, in continuazione. Studiavo per diventare professore di lettere, ma nel mio cuore volevo fare sempre e solo il cantante.

Come sei cambiato in questi anni?
Non credo di essere cambiato molto. Cerco di essere sempre me stesso. Sono un più più alto, ho la barba… No davvero, sono cresciuto, sono maturato. Ovvio, la fama ti cambia la vita. Ma credo di essere riuscito a mantenere intatta la mia essenza.

Quando hai capito che le cose stavano cambiando e cominciavi ad avere successo?
Quando stavo prendendo un treno e mi hanno chiesto di fare una foto con me.

Tra le tante collaborazioni, quale ti è piaciuta di più e perché?
Collaborare con J-Lo e Shakira non è stato male… scherzi a parte, ogni collaborazione per me è stata importante ognuno di quelli con cui ho collaborato – le già citate Shakira e Jennifer Lopez, e poi Manà, Pitbull, Thalia, J Balvin, Daddy Yankee, Selena Gomez, Snoop Doggy Dog, Sofia Reyes, Wilson, Anthony Santos, Ha-Ash, ma anche Zendaya, Christian Brown, Farruko, Arturo Sandoval e Gente de Zona (che saranno al Milano Latin Festival il 18 agosto -ndr) – mi ha lasciato qualcosa. Anche se forse quella che mi è rimasta più impressa è stata quella con Daddy Yankee, la mia prima collaborazione, perché ero un suo fans e mi ha fatto piacere che abbia creduto in me, anche se all’epoca non ero ancora tanto famoso. Però, ripeto, nessuna collaborazione è più importante delle altre.

Cosa consiglieresti ai giovani latini che vivono in Italia e vogliono diventare cantanti?
Di continuare a crederci, non smettere mai. Nella mia famiglia nessuno cantava, non conoscevo produttori, e guardate dove sono arrivato. l’importante è mantenersi positivi, evitare le cose negative, come la droga, la violenza, ecc. Bisogna andare a scuola, c’è sempre da imparare, migliorarsi ogni giorno. e poi in giro c’è tanta invidia. Troppa. non lasciarsi condizionare dal giudizio degli altri, ma concentrarsi solo su stessi.

La tua canzone, tra le tue, che ti piace di più?
In questo momento direi La Carettera, che abbiamo scritto insieme a Daniel Santacruz: credo sia poesia in musica!

Hai un sogno che non hai ancora realizzato?
Ogni anno ho un nuovo sogno, un nuovo progetto. Appena se ne realizza uno, ne nasce un altro.
Ma sono felice. Se le cose si fermassero a questo punto, morirei felice.

Progetti per il futuro?
Ho un progetto in ballo, ma non ne parlo. Un po’ per scaramanzia, un po’ perché mi piacciono le sorprese e se ve lo dicessi…anche in questo caso, non sarebbe più una sorpresa!

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