Il costante interesse e la passione per il ballo, la musica, e la cultura
latinoamericana da parte di moltissimi italiani, oltre alla perfetta
integrazione del consistente numero di latini emigrati in Italia, ha portato il
nostro Paese ad essere in pochi anni l’epicentro occidentale prediletto dai
latinoamericani.
L’Italia e gli italiani hanno dimostrato precocemente di gradire ed accettare il
popolo latino interessandosi anche in maniera molto approfondita alla loro arte
ed alla loro cultura.
Il ballo è stato sicuramente il fenomeno più eclatante, grazie al supporto
offerto dai molti maestri presenti sul nostro territorio. La musica
paradossalmente ha avuto molta più difficoltà ad innestarsi e svilupparsi.
Rispetto al ballo, sono dovuti trascorrere circa 10 anni prima che i talentuosi
musicisti latini residenti nel nostro territorio, potessero esprimere le loro
capacità artistiche.
Ricordo che gli italiani, abituati a ballare solo musica riprodotta da cd
importati dai luoghi d’origine, non accettavano di buon grado le prime
preformance live, eseguite da musicisti e cantanti latini e italiani. Questo
logicamente scoraggiava l’intento di produrre musica latina nel nostro paese e
creava inevitabilmente un vuoto tangibile soprattutto nelle serate latine prive
del calore che solo il live può trasmettere. Ci sono voluti grandissimi
sacrifici, ed abnegazione verso la causa, per avviare un processo produttivo al
quale tutti sembravano refrattari.
Vista la difficile situazione dell’industria discografica, era impensabile
basarsi solo su cantanti o band di oltreoceano. L’unica possibilità, per gli
artisti e i produttori presenti sul nostro territorio, era iniziare da piccoli
progetti, cercando di superare il grande stress emotivo e le critiche di chi non
capiva …
Era impossibile realizzare prodotti che potessero avere lo stesso livello
qualitativo delle produzioni realizzate nei paesi latini, in quanto le risorse
umane e artistiche non lo permettevano. I latini presenti in Italia avevano
provenienze diverse: sudamericani e caribeñi provenienti da tutte le isole.
Avevano profondi legami con le proprie radici musicali e per questo motivo
diventava particolarmente difficile avere un orientamento musicale che
accomunasse tutti.
Guardando indietro nel tempo ci si rende conto che situazioni analoghe erano già
successe anche se in forma diversa.
NY, a partire dagli anni 50 aveva prodotto una situazione analoga anche se
elevata all’ennesima potenza … Il risultato di quel fantastico melting pot
durato circa 20 anni segna una importante tappa verso la metà degli anni 70, con
la clonazione di una parola molto emblematica, la “Salsa”.
In Italia verso la fine degli anni 90 finalmente la situazione inizia a
sbloccarsi dando così uno start up alla produzione nostrana di musica caraibica.
Alcuni musicisti, cantanti, band e arrangiatori (italiani e latini) appoggiati
da piccole case discografiche, riescono finalmente ad emergere creando uno stile
nuovo e moderno che immediatamente trova una collocazione all’interno delle
serate latine e nei palinsesti radiofonici. Questa nuova situazione si trasforma
velocemente in una iniezione di ottimismo per gli operatori del settore che sino
a quel momento non avevano osato …
Cerchiamo di ricordare alcune tra le canzoni che hanno sancito questo
travagliato inizio:
Croma Latina: Band capitanata da Fausto Olmi che aveva come voci soliste
Rita (IT) e El Mena (Cuba) con Mas Que Puedas (vers. Orig. Di Ramazzotti e Cher),
ha sperimentato all’interno dei nostri confini quanto bene si adattino le
canzoni italiane ai ritmi latini (esperimento già fatto in precedenza da Jerry
Rivera, Willy Colon, Issac Delgado e tantissime altre stars latine).
El Rubio Loco (Italia): Eclettico cantante, compositore e arrangiatore che con
Gozalo, Moron, Una Bachata de Amor ecc. è riuscito addirittura a fare breccia
nel mercato internazionale con il suo stile moderno e pop.
Miguel Enriquez (Cuba): Abre Que Voy una riuscitissima miscela musicale tra Cuba
e Italia che ha conquistato i salseri di tutto il mondo convertendosi in breve
tempo in un tormentone.
La Bando del Puerto con la voce solista di Fito Gress (Cuba) ha realizzato negli
anni 90 Havanacola, indimenticato successo che senza nessun supporto
promozionale è comunque diventata una hit evergreen.
Queste sono solo alcune delle canzoni che rispecchiano lo start up della musica
latina made in italy.
Oggi sono veramente tantissimi gli artisti latini e italiani che riescono a
finalizzare i loro progetti musicali. Questo arricchisce ulteriormente la musica
latina rendendola una volta in più universale.
Unica nota dolente e difficile da accettare è la collocazione del prodotto made
in italy.
Per quanto piaccia e per quanto possa essere ben realizzato trova sempre grandi
barriere da parte della critica.
Il pubblico latino lo guarda un con un po’ di distacco, anche se realizzato da
loro conterranei, una parte del pubblico italiano forse un po’ malato di
esterofilia vuole darsi tono imponendosi di ascoltare solo musica proveniente da
oltreoceano.
Non è una novità che personaggi del calibro di Laura Pausini abbiano dovuto
rivolgersi al mercato internazionale per conquistarsi il meritatissimo grammy.
Ricordiamo che la musica italo caraibica non vuole imporsi come alternativa ma
cerca molto umilmente di integrarsi ed arricchire il fantastico proscenio della
musica latina.
Francisco Rojos
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