Cuba Jazz Millenium All Stars
Riprendendo le caratteristiche di un modulo portato al successo da mitiche band, tra cui Tito Puente, e apportando necessari aggiustamenti a quel filone di musica, Cuba Jazz Millenium All Stars presenta questo dignitoso ma non esaltante album. Potrei dire, che Cuba sì, si sente e in modo deciso, ma parlare di jazz mi sembra eccessivo. Il gruppo, guidato da due ‘nipoti d’arte’, il conguero Joaquin Pozo Calderón e dal trombettista Jesus A. Chappottín “El Niño”, parenti rispettivamente dei mitici Chano Pozo e Felix Chapottín, si muove principalmente sulla strada che gli è più affine e congeniale: la musica cubana, e in particolare son e rumba. Il progetto sembra voler tornare, con lievi innovazioni, sulle tracce di collaudati modelli che risalgono a molti anni fa e credo, forse e non a caso, anche su parte di quel repertorio che ha fatto epoca. Infatti, oltre a Son de la Loma, troviamo Serende, Seven Seven e Rumba en swing, brani che Chano Pozo aveva inciso nel 1947, se non vado errato, assieme ad altri musicisti latini tra cui Machito e il ‘ciego maravilloso’ Arsenio Rodriguez, compositore e tresero di Matanzas, che emigrò negli States negli anni Cinquanta. E il tributo di questo album va per primo al grande sonero e tresero Arsenio, oltre che a Luciano Pozo Gonzalez e altri ‘classici’ della musica cubana, come Cachao e Frank Emilio.
Al di là dei giudizi estetici, è indiscutibile che siamo di fronte a musicisti tecnicamente dotati, e il conguero Joaquín Pozo riesce, su tutti, a mettere in mostra capacità e inventiva. Ma, in generale, il sound complessivo del disco denota limiti di espressività, qualità che sembra schiacciata dal desiderio di stupire con assoli, debordanti (soprattutto le percussioni) e non sempre calibrati. Spesso, purtroppo, ci si dimentica che il virtuosismo non si coglie solamente con la velocità esecutiva. Tuttavia, prendiamo l’album per quanto di piacevole può offrirci, perchè negli oltre 60 minuti di questo cocktail fatto soprattutto di ritmi ben marcati e intensi troverete anche sprazzi interessanti e gustosi. Ripeto, buona esecuzione tecnica dei vari pezzi, niente di eccezionale, ma temi che si lasciano ascoltare anche se il progetto è dominato da un linguaggio privo accenti nuovi e personali.
Una curiosità: l’accompagnamento della chitarra riecheggia sonorità di afromusic.
Alcuni brani, a mio giudizio soprattutto quelli sostenuti dai riff dei fiati, si prestano abbastanza per il ballerino che vuole improvvisare figure di rumba.
GianFranco Grilli
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