Dopo l’avvento dello streaming con tutte le sue piattaforme digitali d’ascolto, possiamo senza alcun dubbio constatare che la musica ha completamente cambiato pelle e habitat naturale. I successi non si misurano più con le vendite degli album o delle singole canzoni.
La metrica che sancisce la popolarità di una canzone è esclusivamente legata agli streaming. La produzione musicale è aumentata in maniera vertiginosa. Da alcuni dati in nostro possesso risulta che in ogni singolo giorno di questa epoca vengono prodotte una quantità di canzoni pari a quelle che si producevano in un intero anno negli anni 80′.
Purtroppo come succede nelle produzioni intensive la quantità va ad affossare il rapporto qualitativo.
Ma se qualcuno pensava di aver toccato il fondo, purtroppo dovrà ricredersi.
Negli ultimi mesi, l’intelligenza artificiale ha varcato definitivamente la soglia della creatività musicale. Oggi è sempre più difficile distinguere un brano realizzato da un musicista umano da uno composto, cantato, suonato e prodotto interamente da un algoritmo. Le nuove tecnologie di sintesi vocale e di composizione generativa — capaci di imitare stili, voci e sonorità con precisione millimetrica — stanno riscrivendo le regole della produzione artistica.
Diritti d’autore e vuoti normativi
Sul piano legale, il quadro resta ancora incerto. In Europa e in Italia, la tutela del diritto d’autore si applica solo alle opere “dell’ingegno umano”, escludendo quelle generate autonomamente da una macchina. Tuttavia, se l’AI è utilizzata come strumento da un autore umano, quest’ultimo mantiene la titolarità dei diritti. Restano zone grigie nel caso in cui vengano utilizzati modelli addestrati su musica protetta da copyright, senza consenso o compenso ai titolari originali: un nodo che molti governi e organismi internazionali stanno cercando di sciogliere.
I rischi per l’industria discografica
L’avvento dell’AI rappresenta una rivoluzione ma anche una minaccia. L’industria discografica rischia un collasso dei modelli tradizionali di produzione e distribuzione: bastano pochi minuti per creare un brano “in stile” di un artista famoso, con voce e arrangiamento indistinguibili dall’originale. Ciò mette in pericolo non solo il valore economico del repertorio, ma anche l’identità stessa degli interpreti e dei compositori, aprendo il campo a frodi, falsi artistici e una svalutazione generale della creatività umana.
L’intelligenza artificiale sta dunque cambiando per sempre la musica: un’onda innovativa inarrestabile, che promette nuove opportunità ma impone anche regole urgenti per proteggere ciò che di più umano c’è nell’arte: l’emozione autentica.
a cura di Francisco Rojos
Lascia un commento