ANNI 80: I BIG DI AUSTRIA, FRANCIA, BELGIO, SPAGNA, OLANDA E SCANDINAVIA PARTE II

Salsa.it - Music Contamination - Parte II - Belgio, Olanda e Scandinavia

Music Contamination - EURO- DANCE i Big di Olanda, Belgio e Scandinavia
Music Contamination - EURO- DANCE i Big di Olanda, Belgio e Scandinavia

Nella prima parte di questo articolo avevamo visto le maggiori realtà legate alla dance e alle sue contaminazioni con gli altri generi nell’area mediterranea e mitteleuropea.
In questa seconda parte ci trasferiamo più a nord, e vediamo cosa ci hanno offerto negli anni 80 nazioni come Belgio, Olanda, Svezia e Norvegia.
Ricordiamo che Gran Bretagna ed Italia, che maggiormente hanno segnato l decennio in Europa, avranno in seguito più di un articolo a loro dedicato.

Music Contamination - Belgio
Music Contamination – Belgio – Plastic Beltrand, Lio

IL BELGIO DI PLASTIC BERTRAND E LIO – Abbiamo visto nella puntata dedicata all disco europea degli Anni 70 che dal Belgio si era affacciato alla ribalta internazionale Plastic Bertrand. Agli inizi degli Anni 80 questo artista arriva in Italia: piace molto alle ragazzine per i suo aspetto e sfrutta questa popolarità con due singoli assai simili tra loro, in cui contamina un pop molto commerciale con gli elementi tipici del twist d’oltreoceano degli anni 50-60: le canzoni sono Ping Pong ed Hula-Hop.

Il Belgio fa decollare la carriera della cantante di origini portoghesi Wanda Maria Ribeiro Furtado Tavares de Vasconcelos, che tutti conoscono come Lio. A nemmeno 18 anni viene scoperta e lanciata dal gruppo elettronico dei Telex ed incide nel 1979 il suo primo singolo, Le Banana Split. Alla pari di Bertrand, anche la sua musica è molto semplice e commerciale, con qualche accenno alle sonorità ye-ye. Il suo più grande successo è Amoureux Solitaires del 1981, che sembra quasi una filastrocca infarcita di suoni elettronici e ritmiche ballabili. La canzone va molto forte in tutt’Europa; da noi rimane prima in classifica per quattro settimane consecutive. Grazie a questo singolo ottiene buoni riscontri di vendite anche l’album Lio, che dopo qualche anno in cui ottiene ancora successo in patria, si dedica con buoni risultati anche al cinema.

L’OLANDA E I SUOI ARTISTI DI PUNTA – A differenza di tutti gli artisti fin qui citati, quelli olandesi hanno continuato ad optare per li lingua inglese nel diffondere la loro musica. Il primo dei gruppi dance formatisi negli anni 80 nei Paesi Bassi ad avere successo è stato quello delle Mai Tai. Nasdcono nel 1983 e prendono il nome di un cocktail tropicale: fondatori del gruppo sono i produttori Eric Van Tjin e Jochem Fluitsma, i quali mettono insieme tre ex coriste, Jetty Weels, Mildred Douglas e Caroline de Windt: la loro musica fonde sapientemente soul, disco e pop dell’epoca e il loro album del debutto, Mai Tai, convince proprio tutti, pubblico e critica: History, Female Intuition e Body and Soul sono stati tre singoli che hanno fatto successo in Europa, Australia e Nuova Zelanda, entrando anche nella prestigiosissima Billboard americana. I due album successivi non sanno confermare quanto di buono è stato fatto in precedenza e la band si scioglie nel 1988.

Music Contamination - Olanda
Music Contamination – Fratelli Bolland, Mai Tai, Richenel

Proprio Van Tjin e Fluitsma producono un giovane artista che da anni sta cercando di farsi largo nel panorama dance: la sua prima occasione arrivò a fine anni 70, quando gli Spargo lo considerarono come voce solista e frontman del gruppo, ma poi gli preferirono la cantante americana Lilian Day Jackson. Nonostante questo intoppo, Richenel ( vero nome Hubertus Richenel Baars) continuò a bussare a varie porte, fino a quando i due scopritori delle Mai Tai decidono di produrlo. A fine 1986 lo fanno uscire con il singolo Dance Around The World: il brano viene passato pochissimo nelle radio e quindi in Olanda non entra nemmeno in classifica. Tre mesi dopo, però, a marzo del 1987, arriva dall’Italia la notizia che la canzone è nella top 3 delle classifiche nazionali ed il successo di Dance Around The World si allarga così a macchia d’olio. Negli anni successivi Richenel pubblica ancora qualche album dance, per poi virare nella sua carriera musicale verso altri generi, diventando un apprezzato cantante e musicista jazz. Muore nel 2020 in seguito ad un cancro ai polmoni.

Adesso vi raccontiamo come nasce una delle più grandi “one-hit wonder” degli Anni 80. Lucien Witteveen e Sven van Veen si conoscono in una discoteca vicino ad Amsrterdam, il Club Baccara, dove il DJ resident Martin van der Schagt aveva un piccolo studio di registrazione casalingo. Qui i tre registrano la demo di un rap che riunisce nelle strofe Holiday di Madonna e nel ritornello Summer Holiday di Cliff Richard ; l’esperimento riesce piuttosto bene, ma non hanno abbastanza soldi per acquisire i diritti d’autore e pubblicarlo. A questo punto della storia interviene il produttore Ben Liebrand , che prende i due ragazzi sotto la sua ala protettrice, gli dà il nome d’arte di MC Miker G e Dj Sven e fa loro incidere di nuovo il brano, questa volta occupandosi della pubblicazione. Il video non è un granché, tanto che prende il premio come peggior video del 1987, ma il singolo Holiday Rap funziona eccome: diventa primo in 34 paesi, Italia compresa, e in altri 12 entra nella top ten! Cercano di replicarne il successo con Celebration Rap, che fonde We Are Family delle Sister Sledge e Celebration di Kool & The Gang, ma proprio da qui inizia il rapido declino.

Sempre a proposito di produttorii olandesi, i due più famosi sono Rob e Ferdi Bolland. Come musicisti Bolland & Bolland calcano le scene negli Anni 70, ma il loro successo non esce dai confini olandesi. Nel 1981 scrivono e cantano In The Army Now, che entra nelle classifiche di alcuni paesi (in Norvegia raggiunge addirittura la prima posizione), e diventerà un ancor più grande successo quando la daranno al gruppo rock britannico degli Status Quo, su esplicita richiesta del loro cantante Francis Rossi. La differenza delle due versioni sta nel genere: quella originale è un brano decisamente sinth pop e new wave, mentre l’arrangiamento degli Status Quo vira decisamente sul rock. Dopo aver aperto i Bolland Studios nella campagna olandese, iniziano la loro carriera di produttori, realizzando alcuni dei più grandi successi europei del periodo. Tra gli artisti portati al successo da loro ricordiamo Falco (Rock me Amadeus,vedi puntata precedente n.d.r.), Amii Stewart (con l’album Amii) e Samantha Fox (due canzoni dell’album I Wanna Have Some Fun). Negli anni 90 seguiranno tra gli altri anche la rocker statunitense Suzie Quatro.

LA SCANDINAVIA TRA REGGAE, HAIR-ROCK E SYNTH-POP – La musica degli anni 80 è famosa anche per il look dei suoi esponenti, per le trovate originali e a volte kitsch e per le cose stravaganti: tra queste quella che le batte tutte è che la canzone reggae più venduta di quella decade provenga non dalla Giamaica, ma dalla Danimarca! A cantarla sono Timm Stahl e John Guldberg, che unitisi in un duo hanno scelto il nome di Laid Back. La canzone in questione è Sunshine Reggae: esce in Danimarca nel 1982 e nel giro di un anno diventa prima in classifica in ventidue paesi diversi, vendendo, tra singolo, album e compilation, venti milioni di dischi. Questo reggae, contaminato dai sintetizzatori e da ritmi più “europei”, diventa un autentico tormentone, ma non è l’unica hit dei Laid Back, che con White Horse conquistano anche il mercato americano, questa volta affrontando il genere del synth-pop.

Gli inizi degli anni 80 vedono in Svezia lo scioglimento del gruppo storico degli Abba, con i quattro componenti che intraprendono i propri progetti da solisti. Tra questi il più interessante è quello di Anni-Frid Synni Lyngstad, detta semplicemente Frida. Nel 1982 si affida alle sapienti mani di Phil Collins, che gli produce il suo primo album Something’s Going On, da cui è tratto un singolo, che miscela rock dance e new-wave col tocco tipico di Collins, dal titolo I Know There’s Something Going On, che diventa uno dei più grandi successi internazionali dell’anno. Frida non ha saputo più ripetere i risultati di questo disco, che rimane a tutt’oggi il lavoro solista di un ex componente degli Abba di maggior successo.

Sempre in Svezia il gruppo di new-wave più rappresentativo è quello dei Secret Service. La canzone che li fa conoscere al pubblico internazionale a fine anni 70 è Oh Susie, seguita nel 1982 da quella che è la loro più grande hit, A Flash In The Night, che contiene tutte le caratteristiche delle nuove tendenze della musica degli Anni 80. Il gruppo ha continuato per anni la propria carriera rimanendo sempre ai vertici nel proprio paese.

Music Contamination - Scandinavia
Music Contamination – Scandinavia

Più legato al pop rock è invece il duo dei Roxette, formato da Per Gessle e Marie Fredriksonn. Si formano a metà Anni 80 e rimangono sulla cresta dell’onda per almeno una decade. La fama internazionale arriva nel 1988 con l’album Look Sharp!, dal quale vengono tratte le due hit The Look e Listen To Your Heart, che fanno breccia anche nel non facile mercato americano, andando in cima alla classifica di Billboard insieme alla ballad It Must Have Been Love, che nel 1990 verrà riarrangiata e proposta nella fortunatissima colonna sonora del film Pretty Woman.

La rassegna svedese si conclude con il gruppo che ha caratterizzato il panorama rock della seconda metà degli anni 80, gli Europe: si formano nell’ambiente dell’heavy metal e dell’hard rock (prendono infatti il loro nome da un album dei Deep Purple, Made In Europe), ma a metà degli anni 80 si fanno contagiare dalla moda americana dell’hair rock, cambiano look, optandone per uno che avvicinasse anche il pubblico femminile alla loro musica, ammorbidiscono un po’ il loro stile, mettendo nelle loro canzoni qualche elemento dal dance rock, e sfornano il loro album più riuscito, The Final Countdown, il cui omonimo singolo diventa una hit planetaria: originariamente la parte introduttiva del brano era stata composta dal frontman del gruppo, Joey Tempest, come sottofondo per le persone che stavano in coda in attesa di entrare nella più trendy discoteca di Stoccolma, il Galaxy; contenti del risultato, gli altri componenti del gruppo convinsero Joey a continuare la composizione, inserendo anche un testo ed una conseguente parte cantata. Molto trainante anche il video della canzone, girato nel palazzetto della cittadina di Solna, in Svezia. The Final Countdown raggiunge il primo posto delle classifiche di 25 paesi, Giappone compreso. Sempre da quell’album ottengono grandi riscontri anche la trascinante Rock The Night e la ballad Carrie.

Traferiamoci ora in Norvegia, dove a inizio decade Morten Harket, Pal Waaktar e Magne Furuholmen fanno la spola tra Oslo e Londra in cerca di fortuna nel mondo della musica. Gli inizi non sono facili per gli A-ha, ma nel 1984 pubblicano un singolo con cui cercano di farsi notare, dal titolo Take on Me: la canzone non è male, ma non ottiene il successo sperato. L’anno successivo la riarrangiano e la fanno accompagnare da uno dei video più innovativi e rivoluzionari nella storia di questa arte (vedere apposita scheda n.d.r), facendola diventare una delle hit più vendute e di successo di sempre.

Music Contamination - Scandinavia
Music Contamination – Scandinavia – Roxette, Europe, a-ha

La seconda metà degli Anni 80 li vede all’apice della loro carriera, più popolari di gruppi come i britannici Duran Duran e Spandau Ballet. Il loro primo album, Hunting High And Low, contiene altri singoli che fanno il botto, come The Sun Always Shine On Tv e la canzone che dà il titolo al 33 giri. Il loro synth-pop è contaminato da sonorità dance e rock ed ha una presa immediata sul pubblico. I due album successivi, Scroundel Days e Stay On These Roads, non bissano i risultati del precedente, ma certamente non deludono le attese dei fans. Nel 1987 succedono proprio ai Duran Duran nella composizione della canzone guida di un film di 007, The Livng Daylights. Negli anni 90 daranno una svolta alla loro carriera, optando per un pop più vicino alla musica rock ed entrano nel Guinnes dei primati, suonando al Maracanà di Rio de Janeiro di fronte a 198.000 spettatori paganti in occasione del festival Rock in Rio.

Ed ora, eccovi la playlist spotify con tutti i brani di cui vi abbiamo parlato, compresi quelli della prima parte dell’articolo. Buon ascolto!

A cura di: Mauro Gresolmi
Images & Graphic work by: Francisco Rojos

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