USA, ANNI 80: IL RE, LA REGINA E IL PRINCIPE – PARTE III: IL PRINCIPE

Salsa.it - Music Contamination - Un viaggio nel genio musicale del "folletto di Minneapolis"

Prince - The Prince Of Pop (Music Contamination)
Prince - The Prince Of Pop (Music Contamination)

Si conclude con questo numero il nostro speciale sui tre artisti americani che più hanno segnato la decade degli Anni 80. Dopo aver ripercorso la carriera di Michael Jackson e Madonna, oggi ci occupiamo di uno dei musicisti più completi ed innovativi di quel periodo, ovvero Prince.
Le sue scelte musicali mai banali, sempre improntate al cambio ed alla contaminazione di generi, i suoi testi irriverenti ed il suo indiscutibile talento, di compositore e di performer, hanno fatto di lui una delle star più amate e seguite. Anche lui negli anni 80 tocca l’apice della sua carriera e della sua vena creativa.
A differenza di Michael Jackson e di Madonna, però, proprio a causa delle sue scelte artistiche rischiose (e in alcuni casi piuttosto avventate), non riesce a confermare l’enorme successo anche nelle due decadi successive. Il suo impatto mediatico nel corso degli anni non è stato pari a quello dei suoi due illustrissimi colleghi, e una delle ragioni è stata quella di non aver saputo, o voluto, dare il giusto risalto ai videoclip, che proprio in quel periodo e grazie a Madonna e a Jackson erano diventati una vera e propria forma d’arte, capaci di decretare o aumentare a dismisura la fortuna di una canzone.
Prince ha sempre voluto mettere in primo piano la sua musica, lasciando nel corso degli anni sempre più sullo sfondo il personaggio e tutto ciò che fosse legato all’immagine: una scelta coraggiosissima, considerato il periodo storico, e che ha dato i suoi copiosi frutti fino a quando i suoi lavori hanno trovato il perfetto equilibrio tra talento creativo e gusti del pubblico. Non lasci ingannare il fatto che tra il pubblico italiano Prince abbia goduto di una minore popolarità anche nel suo miglior momento: siamo sempre di fronte ad uno degli artisti più significativi della storia della musica leggera (il ventisettesimo in assoluto nella speciale top 100 stilata dalla rivista Rolling Stone).
Nell’accingervi a presentarvi il suo periodo d’oro, ricordiamo che Prince è stato uno dei primi artisti a pubblicare la sua musica su internet per il download digitale, ma che è stato a tale riguardo iper-protezionista, per cui non sempre saranno possibili i nostri consueti rimandi alle sue canzoni ed ai suoi video.

Music Contamination - Prince
Music Contamination – Prince

GLI INIZI ED IL BOOM DI PURPLE RAIN –  Anche lui classe 1958, come il Re e la Regina del pop, Prince Roger Nelson, più semplicemente Prince (il Principe), mostra fin dagli esordi di che pasta è fatto: dopo aver collaborato per un lungo periodo con un musicista della sua città d’origine, Minneapolis, viene messo sotto contratto dalla Warner Bros, e a soli vent’anni, nel 1978, diventa il più giovane produttore discografico della storia: con un budget a disposizione di 180 mila dollari compone, suona ed interpreta il suo primo album, dal titolo For You: musicalmente parlando, segue la moda del momento, che è quella della discomusic. Il giovane talento si distingue anche per il fatto di suonare in studio tutti gli strumenti. come faceva all’epoca Stevie Wonder, una delle sue principali fonti di ispirazioni. Tra gli artisti che maggiormente influenzano la musica del giovane Prince oltre a Wonder, ci sono gli Earth Wind & Fire, James Brown, George Clinton, Jimi Hendrix e Frank Zappa, e questo la dice lunga sull’eclettismo musicale del ragazzo.

Music Contamination - Prince
Music Contamination – Prince

Dopo un secondo album intitolato semplicemente Prince, e dopo altri album in cui mette in mostra le sue poliedriche doti ed affina l’affiatamento con la band The Revolution, nel 1984 il suo successo esplode letteralmente grazie a Purlple Rain. Con questo titolo si intendono un album, un film ed un singolo che hanno raggiunto tutti e tre il vertice delle loro rispettive classifiche di vendita ed incassi, non accadeva dai tempi dei Beatles!

La trama del film è piuttosto semplice: il protagonista, The Kid (interpretato dallo stesso Prince), è un cantante di colore che si esibisce nei locali di Minneapolis con la sua band, le Revolution; si innamora di una cantante, Apollonia, che però si esibisce con il gruppo funk rivale capeggiato dal suo nemico giurato Morris, il quale gli promette di distruggergli amore e carriera. L’abbandono di Apollonia, causato da una sua canzone, ed i suoi guai familiari determinano il declino del successo di Kid; a questo punto gli vengono in aiuto le ragazze della sua band, che gli scrivono un pezzo, Purple Rain, che lui canterà riconquistando successo ed amore.

La colonna sonora è il vero punto di forza del film: vende più di tredici milioni di copie solo negli Stati Uniti e rimane in classifica per 24 settimane consecutive: memorabili alcuni brani quali Baby I’m A Star, When Doves Cry, una delle sue  poche canzoni di quel periodo contraddistinte da forti sonorità elettroniche e psichedeliche, premiata con il Golden Globe come miglior canzone originale, e naturalmente Purple Rain, la cui versione di otto minuti va ricordata per il bellissimo assolo di chitarra di Prince. Va poi segnalata anche la canzone Darlin’ Nikki, che detiene un piccolo record: è il brano che il Kid canta durante la scena in cui vuole offendere Apollonia, vendicandosi dell’affronto che lei gli ha fatto mettendosi a cantare con il suo rivale. Il testo dice: “I knew a girl named NikkiI guess u could say she was a sex fiend – I met her in a hotel lobby – Masturbating with a magazine” (traduzione: Ho conosciuto una ragazza di nome Nikki – si potrebbe definirla una maniaca sessuale – l’ho incontrata nella hall di un albergo – mentre si masturbava con una rivista). Scandalizzata da questo testo, Tipper Gore (moglie di quello che sarebbe poi diventato il vicepresidente di Bill Clinton, Al Gore) fonda un comitato intento a controllare i testi piuttosto spinti degli artisti americani. E’ quindi grazie a Darlin’ Nikki che nasce il marchio “Parental Advisory – Explicit Lyrics” (“Avviso per i genitori: contiene testi espliciti“), che verrà applicato su tutti quei dischi i cui testi  saranno ritenuti poco adatti ai minori. La storia ci dirà che questo marchio, anziché allontanare i ragazzi dai testi irriverenti, li incoraggerà sempre più, facendo in alcuni casi la fortuna di quei dischi! Tornando alla colonna sonora di Purple Rain, c’è da dire che The Revolution, la band tutta femminile che era solita accompagnare Prince dal vivo, per la prima volta partecipa anche all’incisione dell’album, in alcuni casi registrando live direttamente dal set del film (alcuni brani saranno infatti uguali a quelli visti nelle varie scene.

A fine anno questo disco fa incetta di premi: Oscar come miglior colonna sonora originale, miglior album pop dell’anno eletto dall’industria discografica americana e Prince miglior artista dell’anno eletto dall’industria discografica britannica. Il film incassa più di 80 milioni di dollari nei soli States, arriverà a 140 milioni con gli incassi nel resto del mondo.
Prince diventa il personaggio dell’anno e viene inevitabilmente accostato a Michael Jackson: si dice che il “folletto di Minneapolis” sia l’anima nera di Michael, per i suoi testi con espliciti riferimenti sessuali, violenti (anticiperà in questo senso i temi dei rappers degli anni 90), non politically correct. Entrambi però hanno la stessa grande dote: sono i due artisti neri che più di tutti sono arrivati ad avere successo tra i bianchi con la loro musica.

GLI ALBUM SUCCESSIVI ED I TOUR MONDIALI –  Sul finire del 1985, con gli echi di Purple Rain non ancora del tutto sopiti, esce con un nuovo album, il suo settimo, il secondo registrato con The Revolution: si intitola Around The World In A Day e rappresenta una vera e propria anomalia per il mercato discografico di quei tempi. Il genere del disco è quello del rock psichedelico, con chiari riferimenti ed ispirazioni beatlesiane, ma quello che lascia tutti a bocca aperta è la sua assoluta mancanza di promozione e marketing. I fans se lo trovano così all’improvviso nei negozi, senza alcuna pubblicità, senza nessun video su mtv, senza alcun passaggio radiofonico, senza un singolo che gli facesse da apripista, proprio per volere del suo autore. Tutto questo, lo ricordiamo ancora una volta, in un momento storico in cui, artisticamente parlando, se non appari, semplicemente non esisti. Nonostante questa uscita all’insegna dell’anonimato Around The World In A Day raggiunge il vertice della Billboard 200 e conquista due dischi di platino, grazie solamente al passaparola di chi lo ha acquistato.
Sempre nel 1985 dà vita ad un progetto musicale parallelo, fondando un gruppo che chiama The Family: il primo album che pubblica contiene un brano che passa praticamente inosservato, ma che 5 anni dopo, ripreso da una giovane cantante irlandese, Sinhead O’Connor,diventa una hit mondiale: si tratta naturalmente di Nothing Compares 2 U.

Music Contamination - Prince
Music Contamination – Prince

Nel 1986 Prince torna al mondo della celluloide e dirige d interpreta il suo secondo film, Under The Cherry Moon. Qui il parallelo con Madonna è d’obbligo, in quanto, come è avvenuto nel caso della cantante italoamericana, il suo secondo film è un flop completo al botteghino, ma la colonna sonora si piazza ai vertici delle classifiche. L’album con la soundtrack, dal titolo Parade, è l’ultimo che fa uscire con la dicitura Prince &The Revolution; anch’esso contiene nuove sonorità più orchestrali e più adatte ad un pubblico europeo (il film è ambientato in Francia). Il singolo di maggior successo che ne viene tratto non fa parte della colonna sonora del film, è stato aggiunto proprio all’ultimo momento per una serie di circostanze che potrete vedere nell’apposita scheda da noi preparata: stiamo parlando di Kiss, un brano che ancora oggi identifica Prince e che è stato ripreso ed omaggiato da molti altri musicisti ed attori cinematografici.

L’anno successivo pubblica un altro dei suoi album-capolavoro, Sign O’ The Times: è un disco che affronta più generi, dal pop al soul, dal rock al funk. La title-track è il singolo di maggior successo, accompagnato da un video che si distingue per la sua originalità, in quanto compaiono solamente le scritte del testo che scorrono in vari modi. E’ il primo caso nella storia di questa forma d’arte di “Videolyric”. Il secondo singolo ad entrare nei primi posti delle charts è U Got The Look, nel quale duetta con Sheena Eston, ex componente delle Revolution la cui carriera da solista sarà seguita e prodotta da Prince stesso. La rivista The Magazine ha eletto Sign O’The Times miglior album degli anni 80, mentre per Rolling Stones è al 93mo posto della sua speciale classifica dei migliori 500 album di sempre. Sempre nel 1987 parte per la sua tournee mondiale che tocca per la prima volta l’Italia: gli organizzatori non se la sentono di dargli uno spazio grande come uno stadio (come avverrà per Madonna nel settembre dello stesso anno), ma riempiono il Palatrussardi di Milano per quattro serate di sold-out consecutivo.

Quando l’anno sta per terminare ha già in cantiere il progetto di quello che poi sarà il Black Album, ma alcune vicende di cui parleremo più avanti lo porteranno alla rinuncia a tale progetto ed alla pubblicazione di un altro disco, intitolato Lovesexy, che esce nel marzo del 1988: questo lavoro, registrato in tempi piuttosto brevi (ci vorranno soltanto sette settimane), prosegue, musicalmente parlando, il discorso di Sign O’ The Times: funk pop e rock la fanno da padroni, e questa volta il musicista di Minneapolis presenta una copertina dal notevole impatto visivo: appare infatti tutto nudo, adagiato sulle foglie di un ramo. Il singolo di maggior impatto è Alphabet Street, musicalmente sul solco della tradizione funky tracciata dai precedenti Kiss e Sign O’The Times. La torunee che segue l’uscita del disco ha risultati molto contraddittori: è un trionfo in Europa e in Giappone, mentre in America in molti casi non riesce a riempire le arene, perdendo anche dei soldi a causa degli ingenti costi di produzione. In Italia è il momento in cui Prince è all’apice della popolarità: il suo ritorno a Milano è trionfale, con i concerti dal 15 al 20 Luglio all’insegna del tutto esaurito, tanto da programmare una data aggiuntiva a dicembre, questa volta in quel di Modena. Proprio l’ultimo dei concerti milanesi viene trasmesso in diretta Tv (sull’onda dell’entusiasmo generato dalla messa in onda di quello di Madonna l’anno prima): pubblico e telespettatori possono assistere ad uno show di rara qualità musicale e scenica, con un palco rotante posto al centro del palazzetto e con Prince che appare in scena indossando un paio di scarpe con i tacchi a spillo.

IL MISTERO DEL BLACK ALBUM E BATMAN –  Come abbiamo accennato precedentemente, nella seconda metà del 1987 Prince mette in cantiere quello che sarà conosciuto come The Black Album; nelle sue intenzioni il nome dell’artista doveva rimanere ignoto. A poche settimane dalla sua immissione sul mercato, però il disco viene ritirato e le sue copie mandate al macero. Ancor oggi non esiste una motivazione ufficiale di questa decisione e questo ha alimentato svariate ipotesi. Tra le più accreditate queste: insoddisfazione da parte dell’artista riguardo il lavoro finito; lite con la Warner Bros, accusata di snobbare il disco per meglio promozionare la raccolta remixata di Madonna (You Can Dance); arrabbiatura da parte dello stesso Prince per una presunta fuga di notizie riguardo l’identità dell’autore; pura operazione commerciale per attirare l’attenzione. Non si sa come, ma un esiguo numero di copie originariamente destinate alle radio si salvano dalla distruzione e vengono messe in commercio, rappresentando così la prima edizione ufficiale di The Black Album. Di queste copie se ne risentirà parlare nel 1992, quando un collezionista inglese ne acquisterà una delle tredici rimaste al prezzo di 11 mila sterline (fonte Wikipedia).Il disco uscirà poi ufficialmente nel 1993.

Il decennio degli Eighties si conclude per Prince con un altro progetto ambizioso e di prestigio: gli viene infatti affidata la composizione delle canzoni della colonna sonora del film-evento dell’anno, ovvero Batman, con la regia di Tim Burton e con Jack Nicholson nel ruolo del supercattivo Joker. Per l’occasione l’artista di Minneapolis compone la canzone guida del film, Batdance, rielaborando alla sua maniera la vecchia sigla della precedente e popolarissima serie tv dedicata all’uomo-pipistrello.

Ci salutiamo come al solito proponendovi la playlist Spotify con le hit degli anni 80 del “principe”.

A cura di: Mauro Gresolmi
Images & Graphic work by: Francisco Rojos

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