Dopo aver constatato come queste ritmiche abbiano influenzato gli esponenti del rock a stelle e strisce, oggi sarà la volta di riscoprire e riascoltare i più grandi interpreti di quei generi che sono stati proprio gli antenati della disco: soul, funk e rythm & blues. La maggior parte dei gruppi e dei solisti che hanno fatto la storia della disco negli anni 70 provengono infatti da queste tendenze musicali, tuttavia la maggior parte di essi ha conosciuto nel decennio successivo un declino che li ha portati a tornare al loro genere d’origine o a sposare nuovi progetti.
Al contrario, altri esponenti che nel periodo d’oro non avevano abbracciato la nuova sfavillante moda, le rendono omaggio nei primi anni Ottanta, sfornando in alcuni casi brani indimenticabili, in altri prodotti di grande qualità, dovuti all’indiscutibile talento dei suoi interpreti.
Se dovessimo infatti raccontare la storia di questi artisti, anziché quella di un genere musicale, meriterebbero quasi tutti una puntata monografica, per il contributo che essi hanno saputo dare alla musica e per la loro carriera, che li annovera tra i più grandi di sempre.
DUE AUTENTICHE REGINE – Quando nel 1969 Diana Ross lascia le Supremes ha già venduto 60 milioni di dischi ed è sempre stata nelle top-ten di tutte le classifiche di vendita nel mondo. Nel 1970 inizia la sua carriera da solista, grazie alla quale allarga i suoi orizzonti musicali, al soul e all’R.n’B aggiunge anche brani di pop e soft rock, quello che per lei assolutamente rimane immutato è il successo: proprio negli anni 70 diventa la cantante più famosa negli States: dischi, concerti, apparizioni in tv e al cinema. Quando scoppia la disco-mania nella seconda metà della decade non se ne fa contagiare, almeno fino all’inizio del decennio successivo, quando decide di pubblicare l’album Diana, dal quale vengono estratti tre singoli: il primo è una hit planetaria, la celeberrima Upside-down, intrisa di ritmiche disco e riff di chitarra prese direttamente dal funk; in America vende un milione di copie in un mese, nel resto del mondo fa incetta di dischi d’oro e di platino. Poi è la volta di I’m Coming Out e My Old Piano: quest’ultima musicalmente si discosta un po’ dalle altre in quanto abbiamo la presenza di una tastiera elettronica e di una sezione archi, mentre i primi due brani erano molto più nel solco della tradizione soul e funk.
Dopo un anno la Ross cavalca ancora l’onda di questo successo e pubblica Why Do Fools Fall In Love, altro album che vende un milione di copie ed altro grande successo in America ed Inghilterra (in quanto a vendite non bissa il successo del lavoro precedente nel resto del mondo). Anche qui vengono tratti tre singoli di matrice disco: il primo è quello che dà il titolo all’album e strizza molto l’occhio al pop, il secondo, Mirror Mirror, presenta qualche venatura rock, accanto alle ritmiche soul e funky, il terzo, Work That Body, il più tradizionale, diventa l’inno di chi si appresta in quel periodo a fare ginnastica aerobica e in Inghilterra è la sigla che preannuncia le sedute di questa disciplina nelle palestre.
A fine anno duetta con Lionel Richie in Endless Love, canzone che fa parte della colonna sonora del film di Franco Zeffirelli Amore senza fine: con i suoi 2 milioni di copie sarà il 45 giri più venduto negli States negli Anni 80. Un altro famoso duetto di Diana è quello del 1984 con Julio Iglesias nella canzone All For You, altra hit internazionale. Nel 1985 fa parte del progetto Usa for Africa e canta We Are The World con tutti gli altri artisti. L’anno dopo torna a fare un brano dance, questa volta ormai privo delle caratteristiche soul e funky dei precedenti e con forti influenze pop: si intitola Chain Reaction e ottiene il primo posto in Australia e la top ten in altri paesi, tra cui l’immancabile Inghilterra. Sempre in questo decennio, e precisamente nel 1983, canta a Central Park, New York, davanti ad ottocentomila persone: è il record, tuttora imbattuto, di presenze ad un concerto.
Tra gli altri suoi primati, diciotto singoli in vetta alle classifiche (6 da solista, 12 come leader delle Supremes), come lei solo Mariah Carey, più di loro solo Elvis e i Beatles! Le sue canzoni, dopo quelle dei Beatles, sono quelle più riprese da altri cantanti (ricordiamo tra questi Jennifer Lopez, Whitney Houston, Gladys Knight, Stevie Wonder Amy Winehouse, la stessa Mariah Carey….). È la cantante che ha piazzato il maggior numero di album nelle charts inglesi; in questo paese, ha ricevuto 8 dischi di platino, 18 dischi d’oro e 28 dischi d’argento.
È anche l’unica artista donna ad avere due stelle nell’Hollywood Walk of Fame, una come artista solista ed una per la carriera con le Supremes); inoltre in Giappone è in assoluto l’artista occidentale che ha venduto il maggior numero di singoli. In più di quarant’anni di carriera ha venduto oltre 400 milioni di album e venti milioni di singoli.
THE QUEEN OF SOUL – La rivista Rolling Stone l’ha definita “la più grande cantante di tutti i tempi” e l’ha piazzata al nono posto nella classifica assoluta dei 100 artisti più grandi nella storia della musica leggera, prima fra le donne. Lei è Aretha Franklin, tra i suoi soprannomi anche quello di “Lady Soul“, sia per le sue qualità vocali, sia perché è in grado di dare una venatura soul a tutto ciò che canta.
Ha spaziato in quasi tutti i generi musicali e anche per lei il suo periodo d’oro è a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, quando vince otto Grammy consecutivi nella sua categoria, tanto che in quel periodo iniziarono a chiamare quel premio “Aretha Award” (il premio di Aretha); ad oggi di Grammy ne detiene 21, un record. Com’è avvenuto per Diana Ross, anche lei inizialmente non si fa incantare dalle sirene della disco e la sua carriera un po’ ne risente: nella seconda metà degli anni Settanta, infatti le vendite ed i gusti del pubblico sono quasi tutti orientati verso il nuovo genere, quindi la sua stella si offusca.
Ritorna in auge proprio nel 1980, grazie ad un film che è entrato nella storia: The Blues Brothers (vedi scheda nella rubrica Films); qui recita nel ruolo della petulante moglie di Matt “Guitar” Murphy, sfoderando una canzone ed un numero musicale che ormai sono entrati nella storia: Think. In realtà questa canzone è un suo vecchio successo, al quale però è stata potenziata la parte ritmica, rendendola più ballabile secondo i gusti del momento. La sua carriera ritrova una nuova linfa, ma bisogna aspettare ancora qualche anno prima che si avvicini alla musica dance. Lo farà nel 1985 con il singolo Freeway Of Love, in cui si fondono soul e dance con le nuove sonorità elettroniche quasi assenti.
Il suo contributo più grande alla dance però Aretha lo dà con le collaborazioni: a metà anni Ottanta sono gli artisti britannici a dominare la scena, così lei si renderà protagonista di due memorabili duetti: uno è con Annie Lennox e gli Eurythmics, paladini di una dance che si fonde molto con il rock, in Sisters Are Doing It For Themselves; l’altro con George Michael, proprio nell’anno in cui l’artista inglese sta lasciando gli Wham! con la canzone I Knew You Were Waiting For Me, che la riporta in cima alle classifiche americane. Questa canzone contiene molti elementi pop che ben si amalgamo con le voci soul dei due interpreti e le ritmiche dance di quei tempi.
Nel 1987 sarà la prima donna ad entrare nella Rock’n’Roll Hall of Fame.
Nei due successivi decenni duetterà e sarà fonte di ispirazione dei nuovi alfieri della musica R’n’B, Hip Hop, spaziando anche in altri generi come il gospel o la musica lirica. Una curiosità: Aretha Franklin è nata lo stesso giorno e lo stesso mese (25 Marzo) della più grande cantante italiana, Mina, di due anni più anziana, e del re del pop britannico, Elton John (1947), mentre Diana Ross è nata il 26 Marzo (del 1944). Che ci sia un particolare flusso intorno a quei giorni che favorisce il bel canto?
ALL’INSEGNA DELLA CONTINUITÀ – Chi invece la discomusic l’ha abbracciata sin dal periodo del suo avvento e ne ha portato avanti il discorso musicale anche negli anni Ottanta fino a quando ci sono riusciti, sono stati Kool & The Gang. Formatosi nel 1964 a Jersey City grazie ai fratelli Robert (detto Kool) e Ronald Bell, questo gruppo inizia a farsi strada nel panorama musicale suonando funk ed R’n’B, Il successo arriva negli anni Settanta, quando si unisce alla band il chitarrista Claydes Charles Smith, che sarà l’autore di alcune delle più grandi hit di questa formazione.
Quando nasce la discomusic non fanno nessuna fatica a ritagliarsi un posto di riguardo tra i grandi di questo genere. Dopo aver partecipato con un loro brano alla colonna sonora di Saturday Night Fever, Open Sesame, pubblicano nel 1979 l’album della loro consacrazione, Ladies Night, che contiene, oltre all’omonimo singolo, anche un altro grande successo, Too Hot.
Nel 1980 non risentono affatto della crisi della discomusic, e piazzano quello che è il loro più grande successo, Celebration. Un anno dopo, senza mai rinnegare il loro stile di pura discomusc newyorchese, si ripetono con Get Down On It. Ben presto però si accorgono che le nuove sonorità provenienti dal pop e dall’elettronica stanno prendendo il sopravvento, quindi nei successivi lavori cercano di adattarsi, pur non perdendo le loro caratteristiche funky che li hanno contraddistinti.
Il 1983 è l’anno di un loro altro grande singolo Joanna, più improntata al soul e al pop che alle ritmiche ballabili, questa canzone ricorda molto Last Christmas degli Wham!, che uscirà l’anno successivo (anche in questo caso George Michael verrà accusato di plagio, questa volta però senza finire in tribunale).
L’ultima grande hit ballabile di Kool & The Gang arriva nel 1984, direttamente dall’album Emergency: si tratta della celeberrima Fresh, in cui l’innesto delle sonorità delle tastiere elettroniche tipiche degli anni Ottanta non stona affatto, anzi completa, lo stile originario della band. Dopo aver realizzato un altro album in cui la vena creativa sembra appannarsi, alcuni elementi lasciano il gruppo, che si scioglie per riunirsi anni dopo, quando il revival torna in auge.
DAL JAZZ ALLA DISCO – Il 1980 vede in testa alle classifiche anche un musicista che sino a quel momento si era distinto come uno dei più grandi chitarristi Jazz in circolazione: George Benson. Inizia la sua carriera all’età di ventuno anni, distinguendosi già per le sue doti tecniche di chitarrista già all’epoca molto superiori alla media. Negli Anni Settanta è talmente affermato in questo ruolo che mette a punto in collaborazione con la Ibanez un modello di chitarra elettrica che sin dal giorno della sua uscita diventa un punto di riferimento per tutti i musicisti Jazz: la Ibanez GB10 (dove GB sta naturalmente per George Benson), e che viene ancora prodotta a più di trent’anni di distanza con variazioni quasi impercettibili rispetto al modello originale. Sempre in questo periodo comincia ad interessarsi ad altri generi, in particolare all’R’n’B e al pop, grazie soprattutto ad un paio di sue composizioni per le colonne sonore di due film. La prima è The Greatest Love Of All, scritta in occasione del film-documentario sulla vita del pugile Mohammed Alì da titolo The Greatest. La canzone non ottiene il successo sperato, ma diventerà una hit in tutto il mondo quando nel 1987 Whitney Houston la ricanterà.
La seconda canzone apre di fatto il film di Bob Fosse All That Jazz e mette a frutto tutte le esperienze musicali di Benson, dal Jazz, al Pop, all’R’n’B, con un’innesto di ritmi molto ballabili: si tratta della famosissima On Broadway, uscita nel 1979.
Arriviamo così al 1980, quando George decide di dare una svolta più pop e ballabile alla sua musica; si affida così al produttore Quincy Jones, che gli affianca anche l’autore Rod Temperton, che due anni dopo scriverà la canzone Thriller per Michael Jackson: nasce così l’album Give Me The Night, nel quale non abbandona del tutto il suo vecchio stile in alcune tracce, ma lo rende più appetibile per il grande pubblico, aggiungendo anche robuste iniezioni di funk. E’ proprio la canzone che dà il titolo all’album a raggiungere la cima delle classifiche di molti paesi del mondo.
Ora che è conosciuto anche al di fuori dell’ambito jazzistico, Benson può vivere un momento di grande popolarità: viene invitato a collaborare e a duettare con i più grandi, e continua ad incidere altri brani in stile disco, come ad esempio Turn Your Love Around, che vede tra i suoi compositori anche il bassista dei Toto, Steve Lukather, e grazie alla quale arriva un meritatissimo Grammy Award.
La sua carriera proseguirà negli anni successivi sempre tra il jazz e il pop, offrendo sempre lavori di grande spessore artistico.
TUTTO IN FAMIGLIA – Nate come gruppo soul e R’n’B, anche le Sister Sledge conoscono l’apice della loro fama nel 1979, quando piazzano le loro hit nelle principali classifiche disco di tutto il mondo: He’s The Greates Dancer e We Are Family, di cui abbiamo già parlato nelle precedenti puntate di questa rubrica. Sempre nel 1979 reralizzano un altro singolo che farà da preludio al’album che uscirà l’anno successivo, Got To Love Somebody.
Da quel’album, che si chiama appunto Love Somebody Today, verrà estratto un altro singolo che farà centro: All American Girls: lo stile è quello tipico di Philadelphia, città da cui le sorelle provengono, arricchito dalla sezione archi come nella migliore tradizione di quel posto. Anche questo brano ispirerà , come ha fatto He’s The Greatest Dancer, la cui base è stata usata da Will Smith per la sua Gettin’ Jiggy With It, un altro interprete nel 2000: la sua base infatti farà da sottofondo alla riedizione remixata di Sex Bomb di Tom Jones.
Lo stesso destino capiterà a quello che sarà il loro ultimo grande singolo di successo, My Guy, del 1982, decisamente più pop che disco o dance: negli anni 90 una sua particolare versione verrà usata dal coro delle suore nel film Sister Act.
Pubblicheranno ancora singoli ed album fino al 1985, ma ormai i gusti del pubblico vanno in un’altra direzione, alla quale il gruppo non si adatta, conseguentemente le vediamo sparire quasi senza accorgersene dalle classifiche.
Un destino opposto capita ad un altro trio di sorelle, le Pointer Sisters: negli anni 70 si fanno notare più per i loro brani pop e R’n’B che per quelli legati alla disco, ma ad inizio anni Ottanta decidono di abbracciare la musica dance, con la lungimiranza di dare parecchia importanza al veicolo promozionale dei video, che stavano prendendo piede proprio in quegli anni. La line-up del periodo più fulgido annovera June, Ruth ed Anita Pointer, una quarta sorella, Bonnie, aveva abbandonato il gruppo prima della fine degli anni Settanta.
Due sono i loro brani di maggior successo: il primo è I’m So Excided, che ha una storia particolare: esce per la prima volta nel 1982 sull’album So Excited, e non viene notato più di tanto. Nel 1984 viene remixato, presentato con un video giusto e diventa nel giro di poco una hit. Negli anni successivi sarà ricantato e remixato da moltissimi interpreti e djs, a dimostrazione della sua validità nel corso del tempo.
Il loro secondo grande singolo è datato 1984, ed è Jump (For My Love), che presenta già sonorità più “Anni 80”. Probabilmente i più giovani ricorderanno al versione cantata dalle Girls Aloud in occasione della colonna sonora di Love Actually, e sulle cui note Hugh Grant, nei panni del primo ministro inglese, si scatenava in una buffissima danza tra le mura del suo appartamento al nr 10 di Downing Street.
IL DESTINO DI DUE GRANDI GRUPPI – Protagonisti nella Seconda metà degli Anni Settanta in prima linea, protagonisti negli Ottanta dietro le quinte, questo destino ha quasi accomunato due grandi della disco, gli Earth Wind & Fire e gli Chic. Dei primi abbiamo già detto nella puntata a loro dedicata: negli anni Ottanta ci regalano un grande brano che fonde il nuovo sound elettronico con la tradizione funky e soul, Let’s Groove, per poi darsi alle collaborazioni illustri, la più fruttuosa delle quali è risultata essere quella con Phil Collins (Sussudio con i Phoenix Horns, Easy Lover con Philip Bailey, rispettivamente sezione fiati e cantante degli EW&F).
I secondi, non accettando compromessi con l’elettronica, si danno alla produzione di artisti, canzoni ed album. Il chitarrista Nile Rodgers ha prodotto brani per Sheila & B.Devotion (Spacer), Madonna (tutto ‘album Like a Virgin), David Bowie (Let’s Dance), Duran Duran (The Reflex, The WIld Boys e l’intero album Notorious). Il bassita degli Chic, Bernard Edwards ha invece prodotto Diana Ross (l’intero album Diana), Joe Cocker (l’intero album Cocker), i Duran Duran (A View To A Kill) e tra gli altri Sister Sledge, Rod Stewart, Robert Palmer, i Power Station, Debbie Harry, e scusate se è poco!
GRANDE INTERPRETE E ALTRETTANTO GRANDE AUTORE – Abbiamo lasciato per ultimo di questa lunga serie un altro big della musica made in Usa: Lionel Richie. Leader negli Anni 70 del gruppo soul e pop dei Commodores, i quali, tra i loro più grandi successi, ci hanno regalato la splendida Easy, negli Anni 80 intraprende la carriera da solista, e vende subito quattro milioni di copie con il suo primo album, Lionel Richie, che contiene il singolo Truly, che ne rivela la vena più romantica e malinconica. E’ di questo periodo anche quella Endless Love in cui duetta con Diana Ross, di cui abbiamo sopra parlato.
La consacrazione arriva nel 1983, con l’album Can’t Slow Down, dal quale è stato tratto il suo singolo di maggior successo, All Night Long (All Night), di cui parliamo dettagliatamente nell’apposita scheda che abbiamo realizzato. Di questo stesso album fa parte anche Hello, altra indimenticabile ballad.
La sua carriera è inarrestabile: nel 1985 è coautore, insieme a Michael Jackson e a Quincy Jones di We Are The World, uno dei dischi più venduti di sempre.
Nel 1986 pubblica Dancing On The Ceiling, col quale ritorna alla dance tipica di quegli anni con il brano che dà il titolo al 33 giri. Un altro brano di questo long playing, Say You Say Me, viene inserito nella colonna sonora del film Il Sole a Mezzanotte ed otterrà l’Oscar come miglior canzone.
Ed ora, spazio alla playlist Spotify con tutti i brani di cui abbiamo parlato in questo capitolo.
A cura di: Mauro Gresolmi
Images and graphic work by: Francisco Rojos
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