Nel 1979 il movimento “Disco Sucks”, culminato con la “Disco demolition night”, inferse un duro colpo alla Discomusic statunitense, in seguito al quale non fu più la stessa. Il primo risultato in termini economici fu la chiusura per bancarotta di alcune etichette indipendenti che avevano segnato la nascita e la diffusione di questo genere, quali la Salsoul e la TK Records, delle cui innovazioni beneficiano ancora oggi i dee-jays di tutto il mondo. Molti artisti si videro relegare i propri brani in posizioni di rincalzo nelle classifiche, alcuni sparirono proprio dalla circolazione, altri tornarono ai loro generi d’origine. Veramente pochi si accingevano ad intraprendere un percorso musicale orientato verso queste sonorità, tutto insomma faceva sembrare che i fanatici osteggiatori della Discomusic l’avessero avuta vinta, ma non fu proprio così.
Dal punto di vista musicale, infatti, nel secondo quinquennio degli anni 70 la Discomusic fu un fenomeno di tale portata da gettare un seme che germogliò nel decennio successivo in tutti gli altri generi. Proprio negli States, poi, i paladini del rock duro e puro videro, seppur occasionalmente, alcuni dei propri idoli abbracciare le ritmiche disco, con le quali contaminavano il loro genere, raggiungendo risultati di vendite fino ad allora per loro sconosciuti. Eh sì, perché sarà che la Disco “sucks”, ma ha fatto diventare ricchi tutti quelli che l’hanno suonata e cantata, e questo lo sapevano benissimo tutti quegli esponenti degli altri generi che avevano visto la loro popolarità e soprattutto le loro vendite in declino verticale sul finire degli Anni 70.
Assistiamo così negli Usa degli Anni 80, sia alla nascita di nuovi gruppi Rock che contaminano la loro musica con robuste iniezioni di ritmiche disco, sia alla conversione di artisti già affermati, che rendono anch’essi ballabili alcuni loro brani, ritrovando lo smalto perduto e soprattutto tornando in cima alle classifiche.
GLI ANTESIGNANI – Abbiamo visto in un precedente articolo che i primi artisti ad essere stati sensibili alle sonorità Disco nell’universo Rock sono stati quattro big provenienti dal Regno Unito, ovvero David Bowie, Rod Stewart, i Rolling Stones e i Queen, che hanno iniziato dal 1977 e che poi continueranno su questa strada anche in parecchie loro hits degli anni 80, specie per quanto riguarda Bowie e i Queen.
Negli Stati Uniti i primi due gruppi a presentarci brani di Rock-dance sono stati, in rigoroso ordine cronologico, i Blondie ed i Kiss.
I Blondie nascono a metà anni 70 da un’idea del chitarrista Chris Stein e della cantante, ex coniglietta di Playboy, Debbie Harry. I loro primi lavori sono incentrati sul punk rock e new wave, generi grazie ai quali riescono a far breccia nei mercati di Inghilterra ed Australia. Dopo un avvio promettente, compiono un mezzo passo falso con il loro secondo long-playing, dopodiché incidono nel 1978 Parallel Lines, il loro terzo album, quello in assoluto di maggior successo: i primi due singoli che ne traggono, Hanging On The Telephone e Picture This, hanno le tipiche sonorità del punk-rock, il terzo, influenzato dalla disco, li porterà al numero 1 della classifica USA e nelle prime posizioni delle classifiche di tutto il mondo: il brano è Heart Of Glass.
Il loro periodo d’oro culminerà nel 1980: Giorgio Moroder sciverà per loro Call Me, canzone guida della colonna sonora di American Gigolò, in cui si fondono alla perfezione la ritmica dance e le chitarre rock, e sulle cui note un giovane Richard Gere sfreccerà per le strade di Los Angeles a bordo della sua Mercedes Pagoda decappottabile.
Nel 1979 il gruppo dei Kiss, che suonano un rock molto duro e che per il loro look si ispirano ad un altro grande di questo genere, Alice Cooper, negli States sono già un’istituzione, con migliaia di fan ovunque, chiamati da loro stessi The Kiss Army (l’esercito dei Kiss). Ci vuole però una canzone con ritmiche e riff di basso tipici della disco per renderli famosi anche nel resto del mondo: I Was Made For Lovin’You, infatti, li farà conoscere anche nel resto del pianeta e diventerà un must nelle scalette di ogni loro concerto. Bellissima una versione live accompagnata da un’orchestra sinfonica i cui membri si pittureranno le facce come i quattro componenti del gruppo. Una curiosità: al momento di incidere la canzone il batterista Peter Criss è reduce da un incidente stradale, causato da un periodo di abuso di droghe; per questo motivo lo sostituisce Vini Poncia, che è anche il compositore del brano insieme al cantante Paul Stanley e a Desmond Child.
UN DUO MOLTO ECLETTICO – Negli States, quindi, i Blondie ed i Kiss hanno fatto da apripista sul finire degli Anni 70 al Dance-rock, nel decennio successivo molti altri prendono questa strada, venendo premiati dal successo ogniqualvolta lo facciano.
Tra i primi a seguire questo filone c’è un duo che suona assieme già dal 1969, formato dal cantante Daryl Hall e dal musicista e produttore John Oates. I loro inizi sono contrassegnati dal rock, ma col passare degli anni lo contaminano dapprima con il pop, poi con il soul e infine con la disco e la dance; loro stessi definiranno la loro musica Rock’n’Soul, che sarà anche il titolo di un loro album. Inutile dire che il periodo che gli ha dato maggior fama e maggiori soddisfazioni al botteghino è stato quello in cui hanno miscelato rock e disco, cioè i primi anni 80. Le più grandi hit di Hall & Oates sono infatti datate 1981, 1983 e 1984, e sono Private Eyes, I Can’t Go For That e Out Of Touch.
DUE SCATENATISSIME SIGNORE – Sempre nei primi anni 80 ci sono anche due donne a tenere banco: la prima è Kim Carnes: nella prima parte della sua carriera si dedica al folk, poi passa al rock, senza avere particolare successo, fino a quando nel 1981 decide finalmente di cantare una canzone che Donna Weiss e Jackie De Shannon le avevano scritto nel 1974 e nella quale lei non aveva mai creduto fino a quel momento: naturalmente viene arrangiata con le nuove ritmiche dance da Bill Cuomo, in modo da farla diventare una numero uno in quasi tutto il mondo: stiamo naturalmente parlando di Bette Davis Eyes, che proprio nel 1982 frutta alla sua interprete il Grammy come miglior singolo dell’anno. La stessa Bette Davis, l’attrice menzionata nella canzone, famosa proprio per i suoi occhi (memorabili alcune sue pellicole, come Che fine ha fatto Baby Jane? e Lo Scopone Scientifico, in cui recitava la parte di una vecchia miliardaria americana che sfidava in interminabili partite a carte il nostro Alberto Sordi), ringraziò Kim Carnes pubblicamente. Nel 1983 un’altra canzone della Carnes, una ballad dal titolo I’ll Be Here Where The Heart Is, farà parte della soundtrack di Flashdance, uno degli album più venduti dell’anno.
La seconda signora del rock che fa scatenare migliaia di persone sulle piste da ballo è Joan Jett, che agli inizi degli anni 80 forma la band dei Blackhearts e con essi incide quello che diventerà un vero e proprio inno alla musica rock, la celeberrima I Love Rock’n’Roll. In realtà questa canzone è una cover dei The Arrows, ma la Jett la rende ancor più efficace grazie alla sua voce potente e carismatica. Anche I Love Rock’n’Roll appare nel film Falshdance, anche se non è inserita nel disco della colonna sonora. Un’altra hit del gruppo è Do You Wanna Touch Me, dell’anno successivo.
Di tutti gli artisti che menzioneremo in questo articolo, Joan Jett sarà quella che più di ogni altro rimarrà fedele al proprio genere, l’abbiamo citata perché questi suoi brani, nonostante appartengano al rock, hanno funzionato parecchio nelle discoteche.
Stesso discorso può essere fatto per Jump, dei Van Halen, uscita nel 1984. Rock duro e puro, ma ballatissimo in tutti i locali.
IL FENOMENO TOTO – Gli Anni 80 rappresentano anche l’apice della carriera di uno dei gruppi rock più versatili, tecnici ed innovativi, ovvero i Toto. Si formano a metà degli anni 70 per volere dei fratelli italoamericani Steve e Jeff Porcaro e prendono il nome dal cane della protagonista del film Il mago di Oz; suonano un rock molto raffinato, con forti influenze pop e soul e il loro primo album, pubblicato nel 1978 , irrompe con successo sulla scena musicale, trainato dal bellissimo singolo Hold The Line, che li fa conoscere anche al di fuori dei confini americani. I loro due successivi long-playing non convincono la critica e non ottengono nemmeno grandi consensi da parte del pubblico, sembrano essere lavori in cui i musicisti del gruppo tendono a sperimentare nuove sonorità, privilegiando maggiormente le chitarre a scapito delle tastiere. Per ritrovare il feeling col pubblico incidono un quarto LP più vicino al pop, con innesti di ritmi più ballabili: è così che è nasce il loro album capolavoro, Toto IV . Da questo lavoro vengono tratti cinque singoli, i due di maggior successo sono Africa e Rosanna, che rimangono in classifica per svariate settimane. Rosanna, pur non essendo dedicata a lei, prende il nome dell’attrice Rosanna Arquette, allora fidanzata di Steve Porcaro. Nel video della canzone possiamo riconoscere tra i ballerini un giovane Patrick Swayze e Cynthia Rhodes, che faranno coppia anche in Dirty Dancing (la Rhodes lavorerà anche con John Travolta in Staying Alive). Sempre in quegli anni parteciperanno attivamente alla realizzazione di quello che sarà il 33 giri più venduto nella storia della musica, ovvero Thriller di Michael Jackson: Steve Porcaro comporrà infatti Human Nature, che sarà interamente suonata dai componenti dei Toto, mentre Steve Lukhater, bassista del gruppo, scriverà ed eseguirà tutta la linea di basso di Beat it.
I loro lavori successivi in questo decennio saranno invece più orientati verso il rock ed altre sperimentazioni, come dimostra la colonna sonora del film di fantascienza Dune di David Lynch, quasi interamente composta da loro.
LA METEORA QUARTERFLASH – Nel 1980 nasce a Portland, nell’Oregon, un gruppo di matrice rock-pop, formato dalla cantante e sassofonista Rindy Ross. Il nome del gruppo è Quarterflash e pubblicano, grazie ad un’etichetta indipendente, un singolo dal titolo Harden My Heart. Le radio locali scoprono che funziona alla grande e il brano acquisisce una sempre maggior popolarità; viene notato da un’etichetta allora molto importante, la Geffen, che mette sotto contratto il gruppo, gli fa incidere un album e lancia Harden My Heart a livello nazionale con una nuova versione. La canzone spopola non solo negli States, dove arriva terza nella classifica di Billboard, ma anche in tutto il mondo: in Italia arriva sino alla quinta posizione e rimane in classifica per ventuno settimane, che sono davvero tante per un 45 giri. Come avviene però nel caso di molti gruppi emergenti, i Quarterflash non hanno saputo ripetersi. Dopo questo successo, incideranno altri due album che lasceranno tracce sempre più impalpabili nelle classifiche, fino al temporaneo scioglimento della band, che avverrà nel 1985. Torneranno insieme nel biennio ’90-’91 per seguire altri progetti musicali.
QUANDO LE COLONNE SONORE SONO D’AIUTO – I prossimi tre artisti che prenderemo in esame hanno in comune il fatto di dovere il merito dei loro più grandi successi commerciali sia alla rock-dance, sia al fatto che queste loro canzoni abbiano fatto fatto parte delle colonne sonore di tre autentici blockbuster.
Seguendo anche in questo caso l’ordine cronologico, il primo di essi che troviamo è Michael Sembello. Prima di incidere il suo primo album nel 1983, questo musicista di origine italiana ha lavorato in veste di chitarrista ed arrangiatore con i più grandi dell’epoca, da Stevie Wonder a Diana Ross, da Michael Jackson a Barbra Streisand e Donna Summer. Subisce quindi tantissime influenze musicali dei generi più svariati, dal rock, al soul, al jazz, al pop, e con tutti questi ingredienti compone il suo primo 33 giri, dal titolo Bossa Nova Hotel. Al suo interno spicca una traccia che si intitola Maniac: il titolo ed il testo originale erano ispirati all’omonimo film horror del 1980, il cui protagonista era un serial killer che scalpava le proprie vittime a New York. Su suggerimento del suo produttore, Sembello cambia il testo, trasformando il serial killer in una ragazza “maniaca” della danza. La moglie di Sembello, venuta a sapere che la Paramount cerca materiale per la colonna sonora di Fashdance, manda loro il demo di questa versione. Il resto della storia è cosa nota: Maniac diventa una delle canzoni più popolari del film e contende fino all’ultimo l’Oscar all’altro brano della Soundtrack, What a Feeling: la statuetta andrà proprio a quest’ultimo, ma Maniac si “consolerà” con la prima posizione in classifica negli Usa e in tanti altri paesi.
Nel 1984 arriva sugli schermi quella che viene considerata la risposta maschile a Fashdance, ovvero Footloose. La canzone guida del film è interpretata da un grande del rock americano, Kenny Loggins. Questo musicista, bravissimo chitarrista e dotato di una grande voce, da noi è poco conosciuto, ma in America è uno dei più grandi di sempre. La sua carriera inizia nel 1970, il suo genere è principalmente il soft rock tipico della West Coast. Negli Anni 80 si distingue per aver composto le canzoni di colonne sonore molto celebri. Footloose è una di queste, quella che più di tutte contamina il rock con la dance. Con queste stesse caratteristiche arriverà due anni più tardi anche Danger Zone, che accompagnerà le evoluzioni dell’F16 di Tom Cruise nel celeberrimo Top Gun. Negli Anni 90 tornerà al suo genere originario, sfornando album di prestigio e collaborando con tantissimi musicisti, proseguendo una carriera sempre al top, che mai ha conosciuto momenti di declino.
Chiude questa serie il gruppo di Huey Lewis & The News, fondato nel 1980 dall’omonimo musicista, il quale ha riunito elementi provenienti già da diverse esperienze musicali. Anche loro sono originari della West Coast e quindi il loro rock è molto melodico e con forti contaminazioni di pop e dance, in più il gruppo si distingue per una validissima sezione fiati.
Il loro successo è una lenta ma costante ascesa e arriva al terzo album, nel 1983; tra i vari singoli che ne sono stati estratti, c’è I Want A New Drug, che si rivelerà un involontario trampolino di lancio per quello che sarà il loro più grande successo commerciale. Nel 1984, infatti, viene chiesto alla band di comporre la canzone guida del film Ghostbusters; non credendo più di tanto in questo progetto, rifiutano, lasciando campo libero a Ray Parker Jr. Ben presto Huey Lewis si rende conto che non solo il film e la sua colonna sonora sbancano tutti gli incassi, ma si accorge pure che il tema di Ray Parker Jr. somiglia un po’ troppo alla sua I Want A New Drug e lo porta in tribunale per accusarlo di plagio. A questo punto, quando si presenta alla band l’occasione di comporre alcune canzoni per un’altra colonna sonora, non se la lasciano scappare, ed è cosi che The Power Of Love diventa la canzone guida di Ritorno al Futuro, altro campione d’incassi, questa volta nel 1985, nel quale Huey Lewis apparirà nel breve ruolo del giudice che dovrà votare l’esibizione canora del protagonista.
LO STANO CONNUBIO DANCE-RAP-ROCK – Nella seconda metà degli anni 80 in America e anche in Europa si assiste al nascere di un nuovo sottogenere del rock, chiamato Hair Rock; questo stile è figlio del sopravvento che i video musicali avevano preso sulla promozione di artisti e canzoni. L’Hair Rock si distingueva innanzitutto per il look dei suoi esponenti: abiti sgargianti, pettinature con lunghi capelli, spesso cotonati e video di grande impatto. I maggiori esponenti di questo nuovo genere sono stati i Bon Jovi, ma proprio in quegli anni un altro gruppo, formatosi negli anni 70 e che stava vivendo un momento buio dopo anni di sfavillante carriera, ha trovato il modo di rigenerarsi, grazie sia alla nuova moda, sia alla contaminazione della propria musica. Loro sono gli Aerosmith; nel 1986 il gruppo rap RUN-DMC propone loro una collaborazione, rielaborando un loro vecchio successo, Walk This Way, rigenerandolo con ritmiche potenti derivanti sia dal rap che dalla dance. Naturalmente per fare andare a buon fine l’operazione ci vuole un video ad hoc, ed ecco che qui potrete ammirare uno dei videoclip che hanno fatto la storia della videomusic.
Ed ora, spazio alla playlist Spotify con tutti i brani di cui abbiamo parlato in questo capitolo.
A cura di:Mauro Gresolmi
Images & graphic work by: Francisco Rojos
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