Nelle due precedenti puntate di questa rubrica abbiamo visto che le due nazioni europee in cui la Discomusic si è maggiormente radicata nella seconda metà degli Anni 70 sono state la Germania e la Francia. Questa egemonia verrà raccolta nel decennio successivo dall’Inghilterra e dall’Italia, i cui artisti meglio di chiunque altro hanno saputo cogliere le nuove direzioni in cui questo genere stava andando. Nel frattempo, ci restano ancora da conoscere i maggiori esponenti Disco degli altri principali paesi europei, cui dedichiamo l’articolo di oggi. Spagna, Olanda, Belgio e Svezia non hanno dato vita ad un movimento su vasta scala come hanno fatto Tedeschi e Francesi, ma hanno lanciato cantanti e gruppi il cui successo è uscito – nel caso di alcuni, poi, sarebbe più corretto dire “straripato”- dai loro confini, invadendo le classifiche di Europa, America e Australia. Il nostro tour europeo si concluderà poi in Inghilterra, dove si segnalano solo un paio di esponenti di questo genere, ma da dove artisti già consacrati nel panorama del Rock hanno contaminato la loro musica con i nuovi ritmi dance, ponendo le basi per il grandissimo successo che avrebbero ottenuto negli anni Ottanta tutti i quei gruppi che iniziavano a formarsi proprio in quel periodo. E l’Italia? Tranquilli, non ce ne siamo dimenticati: il discorso italiano lo affronteremo nella nostra prossima puntata monografica, dedicata all’arrivo della Discomusic nel nostro panorama musicale e alla nascita di tutti quei musicisti che diedero vita ad una corrente che venne chiamata negli anni appena successivi “Italo-disco”.
LA SPAGNA DELLE BACCARA – Iniziamo il nostro viaggio in giro per l’Europa dalla Spagna. Qui nel 1976 due ballerine del Balletto della Televisione Spagnola, Mayte Mateos e Maria Mendiola, abbandonano la carriera della danza per intraprendere quella del canto: formano un duo chiamato Venus ed iniziano ad esibirsi nelle località turistiche del paese. A Fuerteventura incontrano Leone Deane, boss della RCA tedesca, il quale fa incidere loro un album, cambiando il loro nome da Venus al definitivo Baccara. L’album, scritto e prodotto da Rolf Soja e Frank Dostal, va al di là di ogni più rosea previsione: il suo singolo, Yes Sir I can Boogie, vende nel giro di un anno sedici milioni di copie e batte svariati record: è il primo 45 giri interpretato da un gruppo femminile a raggiungere i vertici della classifica nel Regno Unito, nonché il primo cantato da un artista spagnolo (dopo di loro ci sono voluti altri quattro anni, con l’arrivo di Julio Iglesias); finisce poi nel Guinness dei primati come gruppo femminile che aveva venduto più dischi fino a quella data. Yes Sir I Can Boogie si caratterizza per l’inglese con forte accento spagnolo delle due interpreti, che dona al brano un’inconsueta carica di sensualità, la ritmica poi è tipica della disco tradizionale con una forte componente di archi; grazie alle sue incredibili vendite diventa numero uno nelle classifiche di tutta Europa, quindi le Baccara cominciano ad uscire dalla Spagna e a presenziare un po’ in tutte le tv del vecchio continente; le troviamo spesso in Germania, dove incidono i loro dischi, nei paesi Scandinavi, in Italia; nelle loro esibizioni sono sempre rigorosamente vestite una di bianco e l’altra di nero. Partecipano alle varie edizioni dei Festival internazionali rappresentando anche altri paesi: nel 1978 concorrono per il Lussemburgo all’Eurofestival, presentando Parlez-Vouz Francais; nonostante i giudici di Italia, Spagna e Portogallo assegnino loro il massimo punteggio, finiscono solo settime, ma la canzone risulterà essere la più venduta di tutte. Proprio da questo brano nasce un’altra delle peculiarità del loro stile, che è l’intro parlata, che troveremo negli altri loro grandi successi, quali Sorry I’m a Lady, Body Talk e The Devil Sent You to Laredo. Sempre di quel periodo fanno centro anche canzoni come Darling e Ay Ay Sailor. Nel 1981 Mayte e Maria si separano e tentano, con scarso successo, la carriera solista. Nella seconda metà degli anni Ottanta riformano il gruppo, ciascuna delle due con un’altra partner, per cui esistono da quel momento due diversi gruppi Baccara.
L’INTERNAZIONALITÀ DI SANTA ESMERALDA – Un fondatore americano che fino a quel momento aveva lavorato in Inghilterra, gli altri elementi del gruppo anch’essi provenienti dagli States e i ritmi spagnoleggianti e latini nelle loro canzoni: tutto questo mix di internazionalità porta il nome dei Santa Esmeralda: il suo leader, Leroy Gomez, è stato nella prima metà degli anni Settanta il sassofonista di Elton John. Gomez fonda a Parigi il gruppo dei Santa Esmeralda con i compositori Nicolas Skorsky e Jean Manuel de Scarano: i due hanno una casa discografica indipendente, tramite la quale pubblicano l’album Don’t let Me Be Misunderstood. Il successo dell’omonimo singolo è tale che viene ridistribuito su vasta scala dalla Casablanca Records. L’album diventa disco d’oro e il singolo Don’t let Me Be Misunderstood, che è una cover di Nina Simone, qui in versione spagnoleggiante e con le ritmiche disco, diventerà nel corso degli anni un vero e proprio simbolo della musica di quest’epoca. Bellissima poi la versione estesa, conosciuta anche come The Esmeralda Suite, di cui sono state realizzate tante cover. L’uso più geniale che è stato fatto di questa versione, però, è quello di Quentin Tarantino, che l’ha inserita nella colonna sonora del suo Kill Bill Vol. 1 per accompagnare un duello con spade da samurai.
L’OLANDA DEGLI SPARGO – I Paesi Bassi sono sempre stati molto ricettivi per quanto riguarda la Discomusic, Le classifiche hanno sempre visto ai primi post i vari esponenti americani ed europei, inevitabile quindi che questo influenzasse la formazione di gruppi locali. Il più famoso nel genere Disco è quello degli Spargo: nascono artisticamente ne 1975 ad Amsterdam e ottengono un discreto successo in patria, ma il salto di qualità internazionale lo compiono sul finire degli anni Settanta, quando ingaggiano la cantante americana Lilian Day Jackson, che fa da contraltare e duetta con Ellert Driessen, tastierista e voce maschile. La loro prima grande hit è You and me, che esce nel 1980, seguita un anno più tardi da Just for You e One Night Affair; il loro stile è tipico di chi si trova a cavallo tra due epoche: ci sono ritmiche e riff di chitarra funky, percussioni latine, ma i sintetizzatori e le tastiere hanno già preso il posto di fiati ed archi. Di notevole qualità il lavoro delle percussioni latine in One Night Affair.
IL BELGIO DI PLASTIK BERTRAND – Roger Jouret inizia la sua carriera musicale nel gruppo punk belga degli Hubble Bubble, poi incontra il produttore Lou Deprijck, esponente dei Two Man Sound, inizia a collaborare con lui e da solista si dà il nome d’arte di Plastik Bertrand. Incide la canzone ça Plane Pour Moi, che diventa quasi inaspettatamente un successo mondiale: il brano, cantato in francese, pur essendo di chiara matrice punk-new wave-pop, funziona benissimo anche nelle discoteche. In un’intervista al quotidiano belga Le Soir del 2010 Bertrand ammetterà che a cantare ça Plane Pour Moi non è stato lui, bensì il suo produttore Lou Deprijck, che gli ha dato la voce per tutti i suoi primi quattro album; la casa discografica però ha sempre preferito Bertrand per l’aspetto e per il suo modo di muoversi. (Un po’ come è successo con Frank Farian ed i Boney M e un po’ come succederà per i primi album di Den Harrow in Italia). Nei primi anni 80 Bertrand si trasferisce in Itlalia: qui incide due singoli che lo rendono molto popolare, soprattutto tra le ragazzine: Le Hula Hop e Ping Pong.
A proposito di Lou Deprijck e Two Man Sound: nel 1978 questo trio, formatosi tre anni prima e fattosi conoscere per fondere ritmiche disco su successi latini, pubblica quello che se non è il medley più famoso della storia della musica kleggera, sicuramente è il più ballato, Disco Samba. provate a passare il capodanno in un locale da ballo, senza che alla mezzanotte partano le note di questo brano!
LA SVEZIA DEGLI ABBA – quando in tutto il mondo scoppia la moda della Discomusic, gli Abba sono già uno dei gruppi più popolari, non solo in Svezia, ma anche in molte altre nazioni europee ed extraeuropee. L’aver dedicato un album ed alcuni singoli a questo nuovo genere ha contribuito e non poco a fare di loro il gruppo pop più famoso nella storia della musica ed il quarto gruppo di sempre come vendite di album (pensate che ancora oggi, a quasi trent’anni dal loro scioglimento, vendono una media di 3 milioni di copie all’anno). Il primo brano degli Abba a furoreggiare nelle discoteche risale al 1976 ed è tratto dal loro quarto album di inediti, intitolato Arrival: lo presentano per la prima volta al Teatro dell’Opera di Stoccolma, alla presenza del re di Svezia, la sera del 18 Giugno, alla vigilia del suo matrimonio con Silvia Sommerlath, cui è dedicato: si chiama Dancing Queen e diventerà il loro pezzo più conosciuto nel mondo. Non ha nessuna delle caratteristiche del genere Disco,è tipicamente pop, ma è ballabilissimo e ottiene consensi in tutto il mondo. Questo spinge il quartetto svedese a rendere omaggio alla disco-music con l’album Voulez-Vous, influenzato dalla musica dei Bee Gees e dalle ritmiche disco. La stessa canzone che dà il titolo al Long Playng possiede le sonorità tipiche della disco di matrice newyorchese (percussioni latine, ritmiche funky e uso dei fiati), di europeo gli Abba ci mettono le tastiere. Più influenzata dalle sonorità europee e con qualche venatura rock è Does Your Mother Know, altra hit estrapolata dal fortunato album; la perfetta sintesi tra le sonorità americane ed europee, però, si ha in un altro grande successo, unico inedito del secondo Greatest Hits del gruppo, la ormai mitica Gimme Gimme Gimme! Ques’ultima è stata la canzone in stile disco degli Abba ad aver venduto più copie e a raggiungere la vetta delle classifiche in più paesi al mondo. Inserita come tutti gli altri brani già citati nel musical Mamma Mia del 1998 e nel film da esso tratto nel 2008, Gimme Gimme Gimme sarà resa ancor più popolare nel 2005 da Madonna, che ne riprenderà il giro di tastiera per la sua Hang-up, altra hit che ha fatto il giro del mondo. Nel 1980 Gli Abba realizzano un 33 giri destinato al mercato sudamericano: è una raccolta dei loro successi tradotti in spagnolo dal titolo Gracias por la Musica: qui a farla da padroni sono i brani melodici, in particolar modo le versioni di Chiquitita e I Have A Dream, che sanciscono, se ancora ce ne fosse bisogno, la popolarità a livello mondiale del gruppo. Chiudiamo il discorso Abba con una notizia storica riguardo il loro ultimo lavoro prima dello scioglimento, l’album The Visitors: è il primo CD musicale ad essere messo in commercio dall’avvento di questa tecnologia.
LA STAR INGLESI DELLA DISCO NON SONO PROFETI IN PATRIA – Nel Regno Unito la Disco inizialmente è accolta con una certa freddezza; al pubblico piace molto, prova ne è che le classifiche sono ridondanti di brani di questo genere, tuttavia gli artisti locali prediligono altri movimenti musicali, quali il Punk e la New Wave. La Disco viene guardata con sufficienza, come un genere troppo frivolo e leggero. Toccherà ai grandi del rock a nobilitarla e a traghettarla da protagonista nel decennio successivo, ma questo lo vedremo più avanti. Adesso soffermiamoci su due artiste che hanno iniziato la loro carriera in piena era Disco, ma che hanno avuto l’identica sorte di aver avuto maggiori consensi e popolarità lontano dall’isola, in particolar modo in Italia, che in quegli anni le ha proprio “adottate”. In ordine di tempo la prima è Amanda Lear, una delle artiste più poliedriche che il mondo dello spettacolo abbia conosciuto. Figlia di un marinaio britannico (il suo vero cognome è Tapp) e di una madre di origine russo-mongole, Amanda vive la sua infanzia ed adolescenza tra Nizza e Parigi, per poi trasferirsi a Londra, dove studia alla St.Martins School of Arts.
Inizia la sua carriera di modella, viene fotografata per riviste come Vogue dai grandi della fotografia come Helmut Newton e torna a Parigi ,dove sfila dapprima per Paco Rabanne, poi per Yves Saint Laurent e Coco Chanel, mentre a Londra è scritturata da Mary Quant (l’inventrice della minigonna), Ossie Clark ed Anthony Price. Nel 1965 conosce il pittore Salvador Dalì e diventa la sua musa: grazie a lui, scopre il mondo dell’arte, posa per alcuni suoi quadri e prende parte a tutte le sue conferenze stampa, spesso diventandone la protagonista. Dal 1967 appare anche con ruoli minori in alcuni film e in qualche serial tv. Nel 1973 entra nel mondo della musica: viene fotografata nella copertina dell’album For Your Pleasure dei Roxy Music, con un abito nero attillato mentre tiene al guinzaglio una pantera nera; sempre nello stesso anno appare nel video di David Bowie “Sorrow”.
E’ proprio il “Duca bianco” ad avviarla al canto e alla danza per lanciare la sua carriera musicale. Il suo primo singolo, Trouble, non ottiene successo in Inghilterra, ma viene notata in Francia, dove il produttore Anthony Monn, dell’etichetta Ariola Eurodisc, la mette sotto contratto e le fa pubblicare il suo primo album I am a Photograph nel 1977: il disco viene registrato a Monaco di Baviera ed ottiene un grande successo in Germania, Austria ed Italia: da noi il singolo più gettonato è Tomorrow, che in un video la Lear canta all’interno di una gabbia con un abito ghepardato, anticipando di oltre trent’anni Shakira e la sua She wolf. Anche in questo caso la Disco di Amanda è molto tradizionale, con un ruolo di rilievo agli archi. Sempre da questo fortunato album vengono fatti uscire altre hit, quali Blood and Honey e Queen of Chinatown, il suo singolo più venduto in Europa. Anche il successivo Long Palying di Amanda fa centro: si intitola Sweet Revenge e ha in Follow Me ed Enigma (Give me a Bit of Mmm to me) i suoi brani di punta. L’ultimo album in stile Disco che Amanda incide è Never Trust a Pretty Face, considerato da molti addetti il suo lavoro migliore, ma non confortato dal successo di pubblico e dalle vendite. Negli anni successivi la Lear continuerà a incidere dischi, abbracciando altri generi, e a lavorare come presentatrice nelle varie tv europee, in Italia diventa un volto familiare grazie a programmi come Styx e Viva le donne, dove si distinguerà tanto per la sua carica di sensualità, quanto perla sua simpatia ed autoironia, dote ben rare per una star del suo calibro. Negli anni 90 farà varie collaborazioni per le nuove edizioni dei suoi successi, che i migliori djs continueranno a remixare in nuove versioni. Attualmente vive in Francia, dove si tiene impegnata dipingendo, recitando a teatro e ogni tanto fa ancora qualche comparsata nella tv italiana (è stata tra i giurati di Ballando con le stelle).
Gli inizi della carriera musicale di Deirdre Elaine Cozier, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Dee D. Jackson, sono molto simili a quelli di Amanda Lear: il suo primo singolo non ha successo, gli Inglesi la snobbano, lei incide il secondo, per il quale studia un look spaziale a metà tra Patty Labelle ed i Rockets, e il resto dell’Europa la consacra come nuova promessa della disco-music. Il 45 giri in questione è Automatic Lover, che incredibilmente ottiene un enorme successo anche in Brasile, dove viene inserito nella colonna sonora della popolare telenovela Dancin’ Days. Al singolo fa seguito l’album Cosmic Curves, un Long Playing che esalta gli strumenti elettronici, gli effetti creati dai sintetizzatori, in uno stile che molti iniziano a chiamare Space Disco. Il successo di Automatic Lover viene bissato da quello di Meteor Man e di Fireball. Europa, Brasile, Argentina e Giappone sono i paesi in cui tutti questi brani raggiungono i i vertici delle classifiche. Grazie ai suoi continui passaggi televisivi la Jackson diventa famosissima in Italia, dove nel 1979 partecipa al Festivalbar abbandonando il look spaziale per assumerne uno più sexy (solo per il pubblico italiano) con la canzone Which Way is Up? L’anno successivo pubblica un altro33 giri, che però ottiene risultati inferiori alle attese. Dal 1982 vive in Italia, in provincia di Caserta, continuerà a scrivere canzoni, a riarrangiare i suoi successi (la più bella riedizione è quella ad opera di Michael Cretu di Automatic Lover) e a partecipare a trasmissioni televisive, l’ultima delle quali sarà Matricole e Meteore, nel il ruolo di inviata.
ALLE RADICI DEL DANCE ROCK – Per Dance Rock si intende un genere musicale che si è sviluppato in Inghilterra tra gli anni Ottanta e Novanta, che unisce alle sonorità rock le ritmiche tipiche della musica dance e disco. Le sue origini, però, risalgono nella seconda metà degli anni Settanta, quando quattro artisti britannici hanno caratterizzato un momento della loro carriera facendosi influenzare dalla Discomusic e inserendo, con ottimi riscontri di vendite e di popolarità, alcuni brani ibridi nei loro album. L’anno della svolta è il 1978 ed i primi due rocker del Regno Unito a contaminare la loro musica con elementi Disco sono Rod Stewart e David Bowie. Il primo, da quando ha abbandonato i Face e si è messo in proprio, inanella una hit dietro l’altra e diventa il più grande esponente dell’ala più romantica del rock. Quando scoppia la Disco-mania, però, vuole cimentarsi in questo genere e fa uscire un brano che diventa un grande successo: accompagnato da un video piuttosto audace per quei tempi, Da ya Think I’m Sexy fa subito centro, risultando uno dei brani più venduti e più ballati dell’anno in Europa. L’artista scozzese continuerà ancora ad incidere qualche pezzo che strizza l’occhio alla disco: tra questi i due più riusciti sono senz’altro Passion, dal 1980, e Baby Jane, del 1983.
Negli Anni 70 David Bowie è in piena tempesta artistica: pubblica un album all’anno e cerca sempre continui cambi di stile e di look. Nel 1977 viene attratto dalle sonorità elettroniche provenienti dalla Germania e si reca a Berlino per incidere quelli che verranno chiamati gli album della “trilogia berlinese” e contemporaneamente comincia a collaborare con Brian Eno. In Heroes del 1978 si può già avere un assaggio di ritmiche vicine alla Disco nel brano V2 Schneider, ma è dal lavoro successivo, Lodger, che si hanno i pezzi più significativi, Boys Keep Swinging e Dj. Unitamente alla svolta di genere, Bowie aggiunge anche il cambio di look: il suo personaggio non sarà più l’androgino extraterrestre Ziggy Stardust, ma il Thin White Duke (lo smilzo duca bianco), dal look più ricercato, pur sempre nell’inquietante suggestione androgina.
Dalle frequentazioni di Mick Jagger allo Studio 54, la più popolare discoteca del mondo, nasce l’idea ai Rolling Stones di dare una rinfrescata alla loro carriera, che stava vivendo un momento di stasi; appare così nell’album Some Girls un brano destinato a ridonare popolarità al gruppo e a riportarli nei quartieri alti delle classifiche: stiamo naturalmente parlando di Miss You, che fonde il proverbiale rock-blues del quintetto britannico con nuove sonorità e giri di basso provenienti dal mondo Disco. Jagger e soci decidono di percorrere questa strada, inserendo brani simili anche nei 33 giri successivi: nel 1980 sarà la volta di Emotional Rescue, nel quale Jagger sfodererà un falsetto degno dei migliori Bee Gees, due anni dopo uscirà Start Me Up, canzone che è stata usata anni dopo per il lancio promozionale della piattaforma Windows 95 della Microsoft.
Last but not the least arrivano i Queen, il cui singolo più venduto nella loro trentennale carriera, prima della riscoperta di Bohemian Rapsody dovuta anche all’omonimo film, era quello maggiormente influenzato dalla discomusic, vale a dire Another One Bites the Dust. Composto dal bassista John Deacon e tratto da The Game, il pezzo presenta molte variazioni funky e la ritmica è scandita da giri di basso molto potenti ed efficaci; ancora oggi è molto attuale: recentemente è stato usato nella colonna sonora di Iron Man 2 per far da sottofondo al combattimento tra il protagonista e War Machine, mentre nel 1998 è uscita una versione impreziosita dal rap di Wyclef Jean. Una curiosità: ascoltando il ritornello al contrario può sembrare di udire la frase “It’s fun to smoke marijuana” (è divertente fumare la marijuana).
E per finire, ecco la playlist Spotify con tutti i brani di cui vi abbiamo appena parlato: buon ascolto!
A cura di: Mauro Gresolmi
Images & Graphic work by: Francisco Rojos
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