GAMBLE & HUFF AND THE SOUND OF PHILADELPHIA

Salsa.it - Music Contamination: facciamo conoscenza dello stile musicale cui molti artisti si sono ispirati per decenni

GAMBLE & HUFF AND THE SOUND OF PHILADELPHIA
GAMBLE & HUFF AND THE SOUND OF PHILADELPHIA

Prima di iniziare a parlare dell’argomento di oggi vi invitiamo a fare un raffronto: prendete la copertina di un brano Dance o House dei giorni nostri e cercate nei crediti i nomi dei compositori e dei musicisti. Noterete che, nella maggior parte dei casi, autore ed esecutore del brano (creato ed editato al computer) è il DJ, nella migliore delle ipotesi troverete un cantante e, per finire, la campionatura di un ritornello o di un riff musicale di un classico degli anni precedenti. Prendete ora la copertina di un brano Disco dell’epoca d’oro e fate la stessa operazione: a volte il numero degli autori supera da solo quello delle persone che ci vogliono per la realizzazione di un brano odierno! Poi arrivano i musicisti, il cantante solista e i coristi. Oggi i brani destinati alle discoteche sono molto minimali: cassa, basso, tastiera, qualche effetto speciale e la voce, maschile o femminile, di chi canta; una delle conseguenze più dirette di questa tendenza è che difficilmente questi pezzi vengono ascoltati al di fuori dal loro contesto e che si grida al miracolo quando uno di loro raggiunge la vetta delle classifiche di vendita. Un tempo non era così: negli anni 70 e 80 i ragazzi riascoltavano quello che ballavano nei clubs, tanto nei loro giradischi quanto nelle loro autoradio e le classifiche erano strapiene di brani Disco, sia nella loro versione standard, che in quella remixata per gli addetti ai lavori, che a volte vendeva addirittura più copie dell’altra . Questo perché gli autori dell’epoca davano pari importanza anche alla parte melodica, che non andava mai a discapito di quella ritmica. Come si è arrivati alla situazione odierna lo si potrà comprendere in tutte gli articoli successivi in cui parleremo dell’evoluzione di questo genere; per adesso, agganciandoci al discorso appena fatto, ci occuperemo di uno stile molto melodico che ha molto influenzato la musica Disco e che, con tutte le sue contaminazioni, ha dettato un certo modo di fare musica per parecchi anni: il “Philly Sound”.

Philadelphia International Records
Philadelphia International Records

LE CITTÀ DELLA DISCO – Tre sono le città degli States che hanno dato il loro più grande contributo alla Disco Music: la prima che abbiamo visto è stata New York: qui sono nati i primi clubs, qui è nata la fusione dei generi che le ha dato vita. Abbiamo già potuto vedere i suoi maggiori esponenti nella puntata dedicata all’etichetta SalSoul (Joe Bataan, Double Exposure, Loleatta Holloway, Salsoul Orchestra, Instant Funk, Skyy): a questi aggiungiamo altri grandi del calibro di Van McCoy, Kool and the Gang, gli Chic e i Village People. Contemporaneamente nasceva a Miami il Miami Sound, grazie alla Tk Records e a Wayne Casey e Rick Finch: Kc & The Sunshine Band, George e Gwen McCrea, Jimmy Bo Horne, Anita Ward, T-Connection, Peter Brown e Miami Sound Machine sono stati gli artisti di punta di questo movimento. La terza città infine è Philadelphia: abbiamo già avuto modo di vedere che alcuni dei suoi musicisti erano legati a filo doppio con New York; come abbiamo fatto per la Grande Mela e per Miami, conosciamo più da vicino gli artisti, le case discografiche e il sound della città dell’amore fraterno.

Philadelphia International Records
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DUE AUTORI MOLTO PROLIFICI – L’etichetta discografica di riferimento per gli artisti di Philadelphia è stata la Philadelphia International. A differenza delle labels che abbiamo analizzato in precedenza, i suoi fondatori non sono semplici produttori o imprenditori, ma sono due musicisti che come autori e compositori avevano già negli anni 60 firmato alcuni dei più grandi successi della musica Soul. Difficile trovare un momento della vita di Kenneth Gamble che non ha a che fare con la musica: già da piccolo imparò a suonare, a registrarsi da solo con i pochi mezzi a disposizione, a lavorare in negozi di dischi, per entrare appena diciassettenne nel mondo del Soul grazie al manager Jerry Ross, col quale collaborò per diversi anni. Presto Ross gli affiancò il tastierista Leon Huff: se come cantanti il loro successo fu solo discreto, come autori e compositori Gamble & Huff formarono uno dei sodalizi più vincenti e prolifici della storia del Soul e della Disco. Già nel 1967 piazzarono la loro prima Hit, Expressway To Your Heart dei Soul Survivors; questo aprì loro le porte a collaborazioni con star della caratura di Aretha Franklyn, Wilson Pickett, Dusty Springfield, Archie Bell & The Drells, The Sweet Inspirations. Il grande riscontro ottenuto anche in termini economici li spinse a fondare una casa discografica tutta loro: gettarono così il guanto di sfida a Berry Gordy Jr di Detroit e contrapposero la neonata Philadelphia International Records in competizione con la Motown nella produzione di musica Soul. L’anno di fondazione della nuova etichetta è il 1971. Per la distribuzione si rivolsero inizialmente alla Atlantic, ma non fu trovato l’accordo per le eccessive richieste di quest’ultima, per cui Gamble ed Huff si affidarono alla CBS, all’epoca diretta da Clive Davis.

IL PHILADELPHIA SOUL – Su queste solidissime basi i due autori-produttori iniziarono a sfornare un successo dietro l’altro: If you don’t Know me by Now di Harold Melvin & The Blue Notes, di cui nel decennio successivo i Simply Red fecero un’altrettanto struggente versione; un altro successo che nel 2003 i Simply Red riportarono in auge fu You Make me Feel Brand New degli Stylistics interpretata anche dalla grandissima Mina nel 1987 (PDU Rane Supreme), altra canzone firmata dalla premiata ditta Gamble & Huff. Memorabile anche Me and Mr Jones di Billy Paul, che è diventato un classico ripreso da una moltitudine di artisti ancora oggi (l’ultimo in ordine di tempo è stato Michael Bublè), e When will I See You Again delle Three Degrees. Tutti questi brani venivano incisi nei Sigma Sound Studios, il cui tecnico del suono e successivamente proprietario era Joe Tarsia. Qui vi lavoravano più di trenta musicisti, che facevano anche da arrangiatori ed autori, non solo per la Philadelphia International, ma anche per altre etichette che registravano nella città: di questo gruppo facevano parte Bobby Martin, Norman Harris, Ronnie Baker, Earl Young, Bobby Eli e Vince Montana. Questa orchestra diede un’impronta caratteristica a tutte le produzioni di Philadelphia, tanto che si cominciò a parlare di Philadelphia Soul: si differenziava dal Soul suonato negli altri posti per la presenza di melodie molto armoniose create dagli arrangiamenti con strumenti ad arco e a fiato, impreziosite a volte dal suono del glockenspiel (il metallofono, uno strumento di metallo a percussione il cui suono è simile a quello di piccole campane). In tutte le canzoni che abbiamo citato prima l’impronta di questa orchestra è ben nitida ed ha contribuito a fare di alcune di esse dei veri e propri evergreen. La sezione archi divenne un vero e proprio marchio di fabbrica di questo stile, ma anche la parte ritimica era di prim’ordine: la sua spina dorsale era formata dal bassista Ronald “Ronnie” Baker, dal chitarrista Norman Harris e dal batterista Earl Young: tutti e tre erano anche membri del gruppo dei Trammps (quelli di Disco Inferno).

Philadelphia International Records
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MFSB e TSOP – Abbiamo visto che la fama della bravura dei musicisti di questa orchestra arrivò fino a New York, dove il produttore Ken Cayre stava interessandosi al nuovo fenomeno della musica disco: Cayre venne a Philadelphia ad ingaggiare molti elementi che lavoravano nei Sigma Sound Studios e che avevano inciso già un album nel 1973 con il nome di Mother, Father, Sister, Brother (accorciandolo nell’acronimo MFSB); diede vita alla Salsoul Orchestra, fondendo il sound tipico dei musicisti di questa città con quelli più latini provenienti dai quartieri sudamericani di New York. Influenzati dalle neonata Salsoul i MFSB incisero un singolo in cui iniziarono a dar risalato alle ritmiche latine: eccellente fu in questo senso il lavoro del loro arrangiatore Thom Bell e del percussionista Larry Washington. Il disco uscì nel Marzo del 1974 e si intitolava The Sound of Philadelphia (anche questo accorciato con l’acronimo TSOP). Inizialmente il brano fu concepito tutto strumentale, poi venne aggiunta anche una parte corale, per la quale si affidarono al gruppo delle Three Degrees. Il singolo venne usato come sigla del programma televisivo Soul Train e grazie a questo ebbe una forte cassa di risonanza. Nel giro di pochi giorni raggiunse la prima posizione in classifica e dopo appena un mese superò il milione di copie vendute, diventando disco d’oro. Ma quel che più importa fece da apripista alla Disco Music anche a Philadelphia e divenne un punto di riferimento per chi voleva fare Disco Music in un certo modo da quel momento in avanti. L’Orchestra continuò ad incidere album come MFSB fino al 1981, tra i suoi più grandi successi vanno ricordati anche Love is the Message, Sunnin’ and Funnin, So Nice to be in Love e K-Jee, che fa parte della soundtrack di Saturday Night Fever ( in questi ultimi tre si sente molto la mano di Larry Washington); i suoi musicisti collaborarono anche al progetto benefico di Kenneth Gamble, che riunì tutti gli artisti della sua casa discografica per realizzare il brano Let’s Cleaning up the Ghetto, un brano in cui è assente la sezione archi, ma con le ritmiche latine molto accentuate.

Philadelphia International Records
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IL “PHILLY SOUND” NELLA DISCO – A metà anni 70, quindi, la scommessa di Gamble e Huff fu vinta: la musica prodotta a Philadelphia superò in popolarità e successo quella di Detroit e della Motown. Così come il Philadelphia Soul propose un nuovo stile per la musica Soul, il Sound of Philadelphia, chiamato affettuosamente “The Philly Sound”, fu un nuovo punto di riferimento per la neonata musica Disco. Anche in questo caso il fenomeno riguardava non soltanto gli artisti dell’etichetta Philadelphia International, ma anche molti esponenti di altre case discografiche. Alcuni di questi fanno parte del Gotha di questo genere. L’importanza della parte melodica di questo stile esaltava molto le voci femminili, per questo motivo molte cantanti raggiunsero l’apice della loro popolarità. Tra queste ricordiamo le Sitser Sledge, che nella seconda metà degli anni 70 piazzarono in tutto il mondo successi come We are Family e Got to Love Somebody fondendo le melodie tipiche del Philly Sound con le ritmiche newyorchesi portate dal loro mentore e produttore, il chitarrista degli Chic Nile Rodgers; altre due loro hit hanno ispirato due grandi artisti sul finire degli anni 90: He’s the Greatest Dancer è stata ripresa da Will Smith per il suo primo singolo, Gettin Jiggy with it, mentre la melodia degli archi e la ritmica di All American Girls hanno fatto da base per la riedizione di Sex Bomb di Tom Jones. Le Ritchie Family iniziarono la loro carriera a Miami, ma erano originarie di di Philadelphia, e nei loro dischi si sentiva: a Miami incisero The best Disco in Town, un medley dei brani disco più in auge in chiave “Philly sound”, poi tornarono a New York e lì produssero Life is Music e American Generation. Proveniva direttamente dal Soul e si caratterizzava per le sue esibizioni provocanti dai costumi “spaziali” Patti Labelle, i cui testi facevano scalpore per i loro contenuti erotici e per i messaggi anti-razzisti: Lady Marmalade è la canzone per la quale è ancor oggi ricordata, nel film Moulin Rouge del 2001 ne hanno realizzato una versione da brivido Pink, Christina Aguilera, Lil’Kim e Mya. La Philadelphia International Records ebbe anche il merito e la fortuna di produrre due album dei Jacksons dopo che questi abbandonarono nel 1976 la Motown: Enjoy Yourself è stato il single di maggior successo prodotto con la label di Gamble ed Huff, divenuto disco di platino: nel filmato promozionale si vede uno dei fratelli di Michael suonare le congas, donando al brano una ritmica quasi salsera, che ben si accompagnava alla già da allora inconfondibile voce del compianto re del pop. Un altro dei gruppi di punta della Philadelphia International era quello degli O’Jays: Love Train è il loro più grande successo commerciale, ma non dimentichiamo nemmeno I Love Music, che apre la track list della colonna sonora di Carlito’s Way, film di cui abbiamo avuto modo di parlare nell’articolo dedicato al Latin Hustle; la parte orchestrale di entrambi i brani è eseguita naturalmente dai membri della MFSB e l’influenza latina è molto presente in ambedue i casi.

Philadelphia International Records
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IL PHILLY SOUND NELLE COLONNE SONORE – Il Philadelphia Soul ed il Philly Sound influenzarono anche il modo di scrivere musica da film: uno stile in cui prevalevano molto i fiati e gli archi già si prestava molto a commentare delle immagini, così molti compositori, sull’onda lunga del suo successo, inserirono ritmiche soul nelle proprie colonne sonore: a beneficiarne furono soprattutto tante serie di telefilm polizieschi e d’azione che venivano prodotti in quel periodo (i ritmi soul e funk erano molto adatti a far da sottofondo ad inseguimenti e sparatorie), mentre sul grande schermo ricordiamo almeno due compositori che hanno reso omaggio alle sonorità di Philadelphia: il primo è stato David Shire, che ha scritto lo score orchestrale di Saturday Night Fever (per chi ancora non lo avesse fatto, leggete l’articolo sul Latin Hustle, sempre in questa rubrica, n.d.r.), il secondo è stato Bill Conti: al maestro italo-americano toccò scrivere le musiche per un film che sarebbe stato ambientato proprio a Philadelphia e proprio nel periodo d’oro del movimento del Philly Sound. Il film in questione è naturalmente Rocky: provate ad ascoltare brani come Reflections, Butkus, The Final Bell e la stessa, ormai mitica, Gonna Fly Now e ritroverete tutte le caratteristiche sonore del genere, che verranno riprese nel 1979 per il seguito, Rocky II, in cui spiccano Redemption ed una Overture, nella quale vengono riletti in chiave funk-disco tutte le melodie più celebri della soudtrack.

Philadelphia International Records
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LA FINE DI UN’EPOCA E L’IMMANCABILE OPERAZIONE NOSTALGIA – Come abbiamo visto nei precedenti articoli, la fine degli Anni 70 coincise con il declino della musica Disco e con la sparizione ed il fallimento economico di quasi tutte le etichette indipendenti. La Philadelphia International fu una di quelle che resistette di più, nonostante Gamble fu coinvolto anche in uno scandalo di bustarelle. Il colpo decisivo però arrivò nel 1982, quando l’ex membro dei Blue Notes, Teddy Pendergrass, che era in quel periodo l’artista di punta della casa discografica, rimase paralizzato in seguito ad un incidente automobilistico. Nel 1984 la CBS non rinnovò il contratto di distribuzione e i diritti sul catalogo della label li acquistarono dapprima la Emi, successivamente la Sony. Negli anni 90 la Philadelphia International lanciò un’etichetta sussidiaria, la Uncensored Records, che iniziò a produrre musica Rap ed Hip-Hop. Nel 2007 la Sony realizzò un cofanetto dal titolo: Love Train: the Sound of Philadelphia, che ebbe un discreto successo, riportando in auge tutti i big di quel periodo, che nel 2008 si riunirono per un memorabile concerto celebrativo ad Atlantic City. Nel febbraio 2010 un incendio distrusse la sede della storica etichetta discografica di Broad Steet a Philadelphia, che era diventata nel frattempo una delle mete turistiche più visitate della città. Nelle loro carriera di compositori Gamble ed Huff scrissero oltre 3000 canzoni, 170 delle quali sono state disco d’oro o di platino. Ricevettero 86 diversi premi musicali: tra i più prestigiosi il loro primo Grammy, che arrivò nel 1990 grazie a If You don’t kKnow me by Now , riportata in auge dai Simply Red, ed il Grammy Trustees Award alla carriera, ritirato nel 1999, un riconoscimento toccato a stelle del calibro di Frank Sinatra, Beatles e Walt Disney. Nel 2005 i due compositori entrarono nella Dance Music Hall of Fame, nel 2008 nella Rock and Roll Hall of fame. Attualmente risiedono ancora a Philadelphia, dove continuano a comporre. Kenneth Gamble insegna anche musica alla Raising Horizons Quest Charter School e continua la sua attività umanitaria in aiuto ai giovani dei quartieri poveri.

E per finire, ecco la playlist con tutti i brani di cui abbiamo parlato in questo articolo. Buon ascolto.

 

A cura di: Mauro Gresolmi
Images and graphic work by: Francisco Rojos

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