Continua il nostro viaggio alla scoperta delle influenze della musica latina negli altri generi musicali. Negli anni 70 la Salsa ebbe una popolarità tale che alcune sue sonorità non lasciavano indifferenti anche i musicisti di Rythm & Blues e di Funk. Era, come abbiamo visto, un periodo di grande fermento e sperimentazione, sempre più artisti si avvicinavano alla Disco Music, che essendo appositamente nata come musica da ballo, raccoglieva tutte quelle ritmiche che in quel momento andavano per la maggiore. Dal punto di vista latino New York era il fulcro su cui faceva leva questa contaminazione, ma la Grande Mela non rappresentava sicuramente un caso isolato; c’era un’altra città negli States in cui la componente caraibica e sudamericana in termine di immigrazione era molto forte: Miami. Anche qui la Disco Music si sviluppò e raggiunse un successo a livello planetario. Ricordiamo che all’epoca le grandi case discografiche a diffusione nazionale e internazionale avevano snobbato e sottovalutato questo fenomeno, per cui il merito del successo della musica Disco va ascritto alle piccole etichette indipendenti, che proprio in quel periodo conobbero il loro momento di gloria e di ricchezza. Oggi faremo conoscenza della Tk Records, la casa discografica che agli inizi degli anni 70 partì da Miami alla conquista del mondo, lanciando artisti che ormai sono vere e proprie pietre miliari della storia di questo genere e diventando depositaria di un caratteristico stile, meglio conosciuto come Miami Sound.
LA FONDAZIONE. A dare vita alla Tk Records fu Henry Stone, newyorchese di nascita, ma ormai cittadino di Miami a tutti gli effetti. La passione per la musica di Stone risale ai tempi del suo servizio di leva, quando faceva parte della banda militare e poi si riuniva con i suoi commilitoni neri per suonare la tromba in una Rythm and Blues band. Nel dopoguerra Stone si trasferì in California, dove iniziò a lavorare per le case discografiche che rifornivano i Juke Box. Accumulò in quel periodo l’esperienza e il denaro necessario per aprire una casa di distribuzione tutta sua, una volta arrivato a Miami alla fine degli Anni 40. Nel decennio successivo, parallelamente all’attività di distributore, aprì anche uno studio di registrazione, dal quale passarono in quegli anni musicisti del calibro di Ray Charles, James Brown ed Hank Ballard (l’inventore del Twist). Fino alla fine degli anni 60 la Tone Distrubution fu una delle case di distribuzione indipendenti più grandi degli States. Quando però le etichette Atantic,Warner Bros ed Electra decisero di unirsi nella WEA e di tagliar fuori i loro distributori, Henry dovette fondarne una tutta sua, la TK Records, che aveva sede ad Hialeah, a nord ovest di Miami, in Florida. TK sono le iniziali di Terry Kane, l’ingegnere che costruì il suo studio di registrazione. L’idea del logo in bambù fu dello stesso Stone e di uno dei suoi assistenti, Howard Smiley, mentre a realizzarlo graficamente fu Page Wood. Il primo disco che produsse fu Why can’t We Live Together? di Timmy Thomas nel 1972. Questo brano, che mescola atmosfere molto “afro” al caratteristico sound dell’organo Hammond, è stato ripreso in seguito da altri artisti, tra le versioni più belle ricordiamo quella di Sade, che lo cantò anche al Live Aid. La canzone raggiunse subito il primo posto nella classifica di Billboard riservata alla black music e diede quinti un importante slancio, sia in termini di entusiasmo che di guadagni, alla nuova label.
IL SODALIZIO CON WAYNE CASEY E IL BOOM DI ROCK YOUR BABY – Proprio in quel periodo Henry Stone ingaggiò una persona che si rivelò fondamentale nei successi della Tk Records: si trattava di un ragazzo, che Stone conobbe qualche anno prima poco più che diciassettenne, che lavorava in un negozio di dischi a Miami: il suo nome era Wayne Casey, ma tutti lo chiamavano KC. KC era il fattorino che andava nella sede di Hialeah a ritirare le anteprime per poi metterle in negozio e proprio in una di queste occasioni chiese a Henry di lavorare alla Tk Records. Dal momento che il ragazzo era anche interessato a comporre musica, gli fu affiancato Rick Finch, un giovane tecnico del suono. Da lì nacque la partnership tra due giovani bianchi che composero una musica nera per la disco tra le più belle in assoluto. I due formarono una band e la chiamarono KC And The Sunshine Junkanoo Band, nome poi tramutato in KC & the Sunshine Band. Incisero nel 1973 un paio di singoli che passarono quasi inosservati, ma l’anno successivo fu l’inizio della svolta: Casey e Finch irruppero nello studio di Stone con una canzone appena scritta dal titolo Rock Your Baby; Henry intuì subito che si trattava di una hit, ma la tonalità in cui era stata scritta era troppo alta per la voce di Casey, quindi di comune accordo con gli autori decise di affidarla ad un altro artista della sua scuderia, George McCrea. Dal momento che sia gli autori che l’interprete erano già a libro paga della Tk Records, la canzone costò alla produzione solo 20 dollari e vendette 6,5 milioni di copie! Ancora oggi si disputa con Rock the Boat degli Hues Corporation il primato di primo brano Disco in testa alla classifica di Billboard; naturalmente tanto a Miami quanto a Los Angeles si cerca di tirare acqua al proprio mulino, ma quello che conta è che noi possiamo apprezzare questi due brani, uno più bello dell’altro. Per la loro analisi e il loro ascolto vi rimandiamo all’articolo precedente, quello sul Latin Hustle.
IL BOOM DI KC & THE SUNSHINE BAND E IL MIAMI SOUND – Il successo economico delle vendite di Rock Your Baby creò la basi definitive per KC & the Sunshine Band, nella quale furono ingaggiati il chitarrista Jerome Smith, il batterista Robert Johnson e il suonatore di conga Femin Goytisolo. Il loro album d’esordio fu Do It Good che conteneva i due singoli usciti precedentemente più Queen of Clubs; inizialmente fece più successo in Europa rispetto agli USA, cosa che li spinse ad effettuare il loro primo tour solo nel Vecchio Continente; per l’occasione la band inserì altri otto nuovi elementi tra musicisti e coristi in pianta stabile. Dallo stesso album uscì Get Down Tonight che nell’estate del 1975 fece centro anche negli States, diventando il loro primo n.1 e, sulle ali dell’entusiasmo, appena un paio di mesi più tardi venne pubblicato il loro secondo long playing, che si intitolava semplicemente KC & The Sunshine Band. That’s the Way I Like It fu il primo singolo estratto da questo secondo album, che diventò disco di platino negli States e consegnò ancora una volta la prima posizione nei singoli. Nel 1976 il gruppo arrivò all’apice del successo: crearono la loro etichetta, la Sunshine Sound (distribuita sempre dalla TK), conquistarono ben 5 Grammys, ed uscì anche il singolo (Shake Shake Shake) Shake Your Booty, la cui B-side, Boogie Shoes verrà inserita nella colonna sonora di Saturday Night Fever. Shake Your Booty fece da apripista al loro terzo album Part 3 e raggiunse la vetta delle classifiche, seguita da un altro singolo sempre tratto da quel 33 giri, vale a dire I’m your Boogie Man. Anche negli anni in cui la Disco era nella sua stagione finale la band trovò lo smalto per regalarci ancora dei brani bellissimi come Do You Wanna Go Party e un nuovo numero uno in classifica, una ballata cover di una canzone del 1975 di Frederick Knight dal titolo Please don’t Go. Parallelamente all’attività della band, Casey e Finch portavano avanti anche quella di autori e compositori per gli altri artisti della Tk Records: Gimme Some di Jimmy Bo Horne e Where is the Love di Betty Wright sono due tra i brani da loro composti di maggior successo di quegli anni.
Per questo motivo Casey e Finch vengono considerati gli inventori del Miami Sound. Trovandosi in un punto musicalmente strategico, tra la Memphis del Rythm and Blues e i Caraibi dei ritmi afro-cubani, del calypso e degli altri generi di quei luoghi, Miami assorbiva un po’ tutte queste influenze; tra i ritmi latini c’era quello del Junkanoo, di origine africana e molto popolare nelle vicine Bahamas, che influenzò KC non solo per il nome originario del gruppo, ma anche nel suo orientamento stilistico musicale. Casey e Finch ebbero il merito di assemblare tutte queste correnti musicali con il giusto equilibrio e crearono una miscela esplosiva di funky energico e tropicale che caratterizzò la loro musica: ascoltando i loro brani si trova una ritmica tipicamente funk, ma arricchita dai suoni delle congas, mentre la parte melodica era improntata all’allegria e al divertimento puro, con una nutritissima sezione fiati.
ARTISTI, SOTTOETICHETTE E TK DISCO – KC & The Sunshine Band era il gruppo più conclamato della Tk Records, ma non erano sicuramente gli unici di successo. Vedendo i grandi risultati di vendite che stava ottenendo la sua casa discografica, Henry Stone ebbe un’intuizione vincente: la suddivise in sottoetichette, ciascuna delle quali aveva i suoi artisti di punta. Grazie a questo stratagemma le radio concedevano a tutti pari attenzione, garantendo a ciascuno di loro un numero di passaggi in onda sufficiente a promuovere le canzoni. Le radio americane, infatti, erano restie a trasmettere la musica di una singola etichetta musicale, troppo alto era il rischio di essere accusati di prendere bustarelle dalle case discografiche. Oltre alla già citata Sunshine Sound (quella di KC e di Jimmy Bo Horne), la Tk annoverava tra le sue fila la Marlin, che aveva nelle Ritchie Family le sue top performers: questo gruppo tutto femminile iniziò proprio la sua fortunata carriera a Miami, poi il loro manager, Jacques Morali (lo stesso dei Village People), litigò con Stone e le portò alla Casablanca Records. Grazie ai gusti musicali di Morali, le Ritchie Family erano quelle che subivano più di ogni altro artista della TK le influenze del Philly Sound, lo si nota nei loro brani più famosi, The best Disco in Town e American Generation. La Cat era invece la label di George McCrea e di sua moglie Gwen, che negli anni 90 incise un album in cui rivisitava alcuni dei più grandi successi della Tk. La Dash era quella di un altro gruppo molto popolare all’epoca, ovvero i T-Connection, originari delle Bahamas: i loro due più grandi successi furono Saturday Night e At Midnight, le cui percussioni, tipicamente latine, vengono usate ancora oggi nelle discoteche di tutto il mondo. La Drive era l’etichetta di Peter Brown: oltre alla carriera di cantante, Brown avviò anche quella di compositore, in questo senso tra i suoi brani più famosi ricordiamo Material Girl di Madonna, mentre la Glades era quella di Timmy Thomas (quello di Why can’t We Live Together). C’era poi la Juana, di cui Henry Stone non era il proprietario, ma il distributore: la Juana produceva Anita Ward, famosa in tutto il mondo per la sua Ring My Bell.
Tutte queste labels e tutti questi artisti confluivano poi in un’unica etichetta, chiamata Tk Disco, riservata alla produzione delle versioni estese e remixate per i dee jays e per le discoteche, i cosiddetti “12” singles”. Presto i disc jockeys di tutto il mondo apprezzarono tantissimo le produzione della Tk Disco, sia dal punto di vista qualitativo musicale, sia per la veste grafica delle copertine, che li rendeva unici e riconoscibilissimi, grazie al paesaggio tropicale disegnato e alla inconfondibile scritta di bambù. Proprio il remix di Ring my Bell fu tra quelli di maggior successo, sicuramente quello che più di ogni altro migliorò la versione originale: quando infatti Stone la sentì, ne intuì il potenziale, ma aveva una ritmica poco incisiva per i gusti di quel periodo, per cui mandò il master a New York e lo affidò alle sapienti mani del Dj Richie Rivera, che potenziò la parte ritmica aggiungendo dosi di percussioni latine e facendola diventare un classico della Disco Music. Commercialmente parlando, però il più grande successo fu Do You wanna Get Funky with Me? di Peter Brown, l’unico 12” di Tk Disco a superare il milione di copie vendute.
IL DECLINO – A fine anni 70 partì da Chicago un movimento anti Disco da parte di tutti coloro che consideravano vera musica giovanile solo quella che esprimeva rabbia e protesta; la Cbs mandò in onda un programma di un’ora dal titolo Disco is dead, ciò influì molto sulle persone, che iniziarono a disaffezionarsi. Negli States la Disco Music iniziò il suo inesorabile declino, ma fortunatamente aveva piantato il seme in Europa, dove ebbe negli anni 80 i suo periodo di massimo splendore. Naturalmente anche la Tk Recods risentì di questa crisi: il programma della Cbs la colpì come un fulmine a ciel sereno, proprio mentre aveva Please don’t Go in testa a tutte le classifiche. Le vendite iniziarono a calare ed i problemi finanziari ne furono la più diretta conseguenza. L’ultimo disco prodotto dalla TK Records fu Another One Rides the Bus, parodia della celeberrima Another One Bites the Dust dei Queen, di Weird Al Yankovic,che in seguito si specializzò in questo genere, raggiungendo anche una certa popolarità. Henry Stone vendette l’etichetta a Morris Levy, della Roulette Records; da questa unione nacque la Sunnyview Records. Ne 1986 Stone si mise in società con Paul Klein e formarono la Hot Production, che deteneva i diritti dell’intero catalogo TK fino a quando furono acquisiti dalla Rhino Records. Nel 2004 Henry Stone per i suoi meriti imprenditoriali fu inserito nella Hall of Fame della musica Dance, alla cerimonia di consegna del premio il pubblico gli tributò una lunghissima standing ovation.
IL MIAMI SOUND RIVIVE – Nel 1981 la TK Records chiuse i battenti, ma un gruppo che era nato nella seconda metà degli anni 70 e che era anche passato negli studi di Hialeah raccolse il testimone del Miami Sound: il loro fondatore era un cubano che viveva a Miami, Emilio Estefan, la cantante solista era sua moglie Gloria. I Miami Sound Machine conobbero il loro grande successo nel 1984 e nel 1985 quando i loro singoli Dr Beat e Conga fecero ballare il mondo intero con una ritmica disco molto infarcita da percussioni e sonorità di stampo più che mai cubano. Proprio da lì partì la carriera solista di una delle stelle di prima grandezza della musica latina, Gloria Estefan, che realizzò il suo primo album latino nel 1993, il mitico Mi Tierra.
Negli anni 90 Wayne Casey riunisce anche KC & The Sunshine Band: non c’è più Rick Finch, che nel frattempo si è dato alla realizzazioni di colonne sonore (sua è la parte orchestrale e inedita di Carlito’s Way), ma il gruppo dal vivo è ancora un portento e le sue tournee mondiali sono sempre un trionfo di pubblico.
Tutti i brani di cui abbiamo parlato sono disponibili in questa playlist della nostra pagina Spotify “Music Contamination”. Buon Ascolto!
A cura di: Mauro Gresolmi
Images & Graphic work by: Francisco Rojs
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