Riavvolgiamo il nastro dei nostri ricordi di qualche decade e torniamo ai tempi in cui il supporto principale con cui si ascoltava la musica era il disco in vinile.
Ora, per chi non fosse già disc-jockey in quegli anni, mettiamoci nei panni di coloro che la musica la mandavano da una consolle per farla ballare in pista, e alla domanda “Qual è il formato più usato da un dee-jay?” la risposta è una e una sola: il disco-mix, se a rispondere è un dj italiano, oppure il 12″ mix (twelve-inches mix, traduzione “il mix di dodici pollici”) se vi risponde un dee-jay di lingua anglofona.
Chi lavorava come dj negli Anni 70 e 80 ne avrà ancora a centinaia nei suoi scaffali, ma qual è stata la prima canzone ad uscire in questo standard? Chi ha avuto l’idea di allungare un brano ballabile per poterlo sovrapporre ad un altro, dando così continuità alla musica, pur cambiando la traccia? Chi per primo l’ha resa disponibile all’acquisto, sia da parte degli addetti ai lavori che da parte del grande pubblico?
Le risposte a tutte queste domande le troverete leggendo la storia di un’etichetta discografica che, pur non avendo fatto i numeri delle grandi majors, ha tuttavia dato un contributo basilare alla storia della Discomusic, sia a livello tecnico, come abbiamo appena accennato, sia a livello artistico.
Catapultiamoci dunque nella New York dei primi Anni 70, sulle note delle canzoni della SalSoul Records. Già il nome è l’emblema di quello che è la nostra rubrica: la contaminazione di due generi, la Salsa e il Soul, il mondo latino e il mondo afroamericano, che si fondono dando vita a un sound nuovo, che con il funky porterà alla discomusic, nata proprio in quegli anni.

Tre fratelli imprenditori – Ken, Joe e Sanley Cayre sono tre fratelli che hanno sempre avuto il commercio nel sangue. Da piccoli seguono il padre, rappresentante e poi rivenditore, in giro per l’America, fino a quando si trasferiscono a Miami. Qui iniziano le loro attività, dapprima gestendo un duty-free per le navi da crociera, poi aprendo una manifattura di nylon a Puerto Rico e successivamente una di intimo femminile. La svolta arriva quando, in società con un cugino che vive in Messico, danno vita ad una fabbrica di macchine per lo stampaggio della plastica ad iniezione, con la quale producono gli involucri delle musicassette. Acquistano la licenza per produrre le cassette di musica messicana e quelle in eccedenza le vendono sul mercato americano nelle città in cui vivono tanti immigrati provenienti dal Messico. E’ un mercato di nicchia, ma che inizia a rendere, tanto che acquistano dalle majors le licenze per stampare questa musica anche su vinile.
Visto che il cuore di questo business è a New York, vi si trasferiscono nel 1972, e qui si accorgono che la moltitudine degli immigrati latinoamericani è molto variegata e che il genere musicale che tra loro va per la maggiore è quello della Salsa. Quando si parla di Salsa, di Anni 70 e di New York, c’è solo un nome che si può associare a questi tre elementi: Fania Records! Ai tre fratelli ronza di l’idea di aprire una nuova etichetta musicale e lanciare nuovi artisti vogliosi di emergere in questo genere e fondano così la Mericana Records, mettendosi in cerca di nuovi talenti.

Dalla Mericana Records alla SalSoul. Gli inizi sono un po’ faticosi, ma poi Joe Cayre riesce a mettere sotto contratto Joe Bataan, un artista che veniva proprio dalla Fania. Bataan non è latinoamericano, le sue origini sono afro-filippine, ma canta in spagnolo e per tutti è un “latino”. Per la nuova etichetta incide un album, che decidono di intitolare SalSoul: questo è il termine con cui venivano definiti i latini ai quali, oltre alla Salsa, piaceva anche la musica dance e la musica nera, in particolare il Soul.
Il disco ha un modesto successo, ma un dj radiofonico newyorchese inizia a spingere un brano strumentale da esso tratto, Latin Strut, e le richieste aumentano, tanto da far esporre la CBS ad acquistarne i diritti di distribuzione per centomila dollari.
Accompagnati proprio dal loro nuovo artista, i tre fratelli entrano per la prima volta in contatto con i nascenti nuovi locali di ballo newyorchesi, le discoteche. Impressionati dalle enormi casse acustiche, dal connubio tra musica e luci, i Cayres decidono di investire la somma appena incassata verso questa nuova tendenza e così fanno tre cose: vanno a Philadelphia ad ingaggiare i musicisti adatti allo scopo, soprattutto quelli della sezione ritmica, e danno in mano la direzione musicale della nuova orchestra a Vince Montana.

Con loro incidono subito tre singoli strumentali, uno dei quali è The SalSoul Hustle. Come seconda cosa mettono sotto contratto per un paio di canzoni Floyd Smith, un cantante dalla voce molto simile a quella di Barry White e come terza fanno firmare per un paio di singoli anche Carol Williams. Forti di tutte queste novità da immettere sul mercato musicale, tornano dalla CBS, ma questa vota la major non è interessata, bussano alla porta dell’Atlantic Records, ma anche qui non hanno fortuna. A questo punto prendono la decisione di distribuirle loro stessi attraverso i loro canali e con il nuovo nome di SalSoul Records. The Salsoul Hustle vende oltre quattrocentomila copie e spinge quindi la neonata etichetta a far registrare all’orchestra un intero album. Il primo 33 giri pubblicato con l’etichetta Salsoul però è di Joe Bataan e s’intitola Afrofilipino, il cui maggior succeesso è The Bottle (La Botella), che possiamo ascoltare nel video di una puntata di Soul Train, la leggendaria trasmissione televisiva di musica afroamericana che diede un grandissimo contributo nel rendere popolare la Discomusic in America e poi nel mondo. L’album della SalSoul Orchestra, il cui titolo era semplicemente il nome dell’orchestra, bissa il successo del singolo, anzi, fa ancora meglio, vendendo cinquecentomila copie, ma non viene certificato oro perchè la label non era ancora registrata alla RIAA (Recording Industry Association of America). Dal punto di vista tecnico entrambi i dischi erano registrati con un mixer a 24 piste (in quegli anni si era soliti usare gli 8 o 16 piste), mentre The SalSoul Orchestra dà vita, dal momento della sua uscita, ad una consuetudine che fino a quel momento non c’era praticamente mai stata: sul retro della copertina compaiono per la prima volta i nomi di tutti i musicisti che hanno preso parte alla realizzazione del disco. Da questo momento in avanti anche le altre etichette musicali seguiranno l’esempio di SalSoul Records.

Gli artisti della Salsoul – Grazie al successo delle vendite ottenute da Joe Batan e dalla SalSoul Orchestra, l’etichetta può allargare la sua scuderia. Abbiamo già detto di Floyd Smith e Carol Wlliams, ora è giunto il momento di presentare gli altri artisti della SalSoul.
Una delle più belle voci della Discomusic è quella di Loleatta Holloway: Bllboard l’ha messa al 95mo posto tra gli artisti dance di tutti i tempi. Anche dopo la sua morte, avvenuta nel 2011, molti producers di musica house campionano la sua voce. Tra le sue hit Love Sensation e Hit and Run, e a proposito di campionamenti il più famoso è quello dei Black Box in Ride On Time, per il quale non fu nemmeno accreditata. Loleatta è stata anche la voce dei brani non strumentali della Salsoul Orchestra, così come Jocelyn Brown.

Tra i gruppi ricordiamo gli Instant Funk con la loro hit I Got My Mind Made Up (nr 1 nella Billboard Dance e nr.1 nella Billboard Soul) e i Double Exposure con la loro Ten Percent (di cui parleremo più avanti), il trio vocale femminile First Choice, il cui singolo Doctor Love è quello che con SalSoul è andato meglio (anche loro sono molto campionate, e nel 1999 Mary J Bidge ha fatto una cover di un loro singolo, Let No Man Put Asunder). Questi gruppi hanno in comune la provenienza da Philadelphia, anche se è a New York che la loro musica ha iniziato a veicolarsi a livello nazionale. Provenienti dalla “grande mela”, invece, sono gli Skyy, la cui Call Me è una delle ultime Hit prodotte e distribuite da Salsoul nei primi anni 80.
Il coinvolgimento dei dee-jays ed il primo 12″ mix – Essendo stati tra i primi discografici a scoprire il nuovo mondo delle discoteche, i fratelli Cayre hanno sin da subito l’intuizione di coinvolgere i dee-jays nelle loro produzioni, inizialmente proponendo loro i dischi in anteprima, poi invitandoli in studio di registrazione, facendoli partecipare attivamente alla creazione dei brani. L’esigenza principale di questi nuovi locali è quella di dare fluidità alla musica in pista e per farlo non si devono lasciare finire le canzoni; con i mezzi tecnici a disposizione in quegli anni e con i dischi nel loro formato standard, per intenderci, quello che va trasmesso nelle radio e che tassativamente non deve superare i tre minuti e mezzo di durata, l’impresa è a dir poco proibitiva.
Diventa necessario quindi rimettere mano alle canzoni e modificarle con il punto i vista del disc-jockey, il quale, meglio di chiunque altro, sa cosa può funzionare in pista e in che modo dev’ essere realizzato, per creare la fluidità e la giusta atmosfera. Il primo dj ad entrare negli studios di SalSoul è Walter Gibbons e il suo primo remix è quello di Hit And Run di Loleatta Holloway. Il primo remix ad essere commercializzato nel classico formato a 12 pollici, però, è quello di Ten Percent, dei Double Exposure, sempre ad opera di Gibbons: consci del problema di dover registrare versioni più lunghe per i clubs, i Cayres chiedono al gruppo di fare una versione più lunga della canzone, quindi alla prima parte di tre minuti e mezzo destinata alle radio e ai negozi di dischi, la band e l’orchestra ne aggiungono una seconda della medesima lunghezza, destinata alle discoteche. Sottopongono la long version a Walter Gibbons, che apporta tutte le migliorie necessarie per farla rendere al meglio in pista, prima fra tutte una intro più adatta al mixaggio. Ci si rende poi conto che la parte migliore nella canzone, fatta di improvvisazioni dell’orchestra che può andare a ruota libera, è proprio quella che segue la versione destinata alle radio, così viene presa la decisione storica: verranno distribuite nei negozi sia la radio edit a 7 pollici (il 45 giri), sia il 12″ mix.

Ci sono poi altri due dee-jays che hanno fatto la storia di questa etichetta e del remixing: il primo è Tom Moulton, colui che meglio di tutti realizzava le versioni estese e remixate senza snaturare gli originali: con la Salsoul uno dei suoi migliori lavori è il remix di Dr. Love delle First Choice, mentre quello per cui è passato alla storia è Disco Inferno dei Tramps, che potete trovare anche nella soundtrack de La Febbre del Sabato Sera.
Il secondo, ma non per ordine di importanza, è Larry Levan, il cui mix più famoso con SalSoul è quello di I Got My Mind Made Up di Instant Fun, nel quale ha saputo dare un tocco personale davvero unico.
La fine dell’etichetta ed il revival dei primi anni 90 – Dopo la forte campagna anti-discomusic che ha luogo alla fine degli anni 70, di cui parleremo in un’apposita puntata, il genere all’inizio degli Anni 80 entra in crisi negli States, con il conseguente calo di vendite. Il sound della disco non è più quello degli anni precedenti, arrivano nuove tendenze ed altre diramazioni nelle quali i fratelli Cayre non si riconoscono più. Così, dopo aver prodotto e distribuito cento LP ed otre 200 12″ Mix la SalSoul Records nel 1984 chiude i battenti, con Joe, Ken e Stanley che si tuffano in un altro business nascente proprio in quegli anni, quello dell’home-video, nel quale entrano fondando la Good Times Entertainment, per il noleggio delle videocassette. All’inizio degli anni 90 la hit dei Black Box Ride On Time, unica hit prodotta in Italia a stare per ben sei settimane al primo posto nella classifiche britanniche, risveglia l’interesse per Loleatta Holloway e per a musica di SalSoul. Nasce così, per merito del figlio di Joe Cayre, la SalSoul New Generation Records (conosciuta anche come Double J Records), che rimasterizza digitalmente tutto il vecchio catalogo. Nel 1993 Salsoul cambia il suo nome in Bethlehem Music Company, distribuendo sempre i vecchi brani di SalSoul unitamente a nuove produzioni Jazz.
Tutti i brani di cui abbiamo parlato, sia nella versione radio edit che in quella 12″ Mix , sono disponibili in questa playlist della nostra pagina Spotify “Music Contamination”. Buon Ascolto!
A cura di Mauro Gresolmi
Graphic work by: Francisco Rojos
Fonti: https://www.disco-disco.com/labels/salsoul.shtml
https://daily.redbullmusicacademy.com/2019/01/ken-cayre-interview
https://en.wikipedia.org/wiki/Salsoul_Records
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