MILANO LATIN FESTIVAL 2019: UN PRIMO BILANCIO CON IL DIRETTORE FABIO MESSEROTTI

A pochi giorni dalla chiusura del Milano Latin Festival 2019, il suo patròn, il Direttore, Fabio Messerotti ci ha concesso una lunga intervista, in cui ha raccontato gioie (tante), dolori (praticamente nessuno) ed emozioni (tantissime) di questa quinta edizione, ma soprattutto di questi cinque anni di Milano Latin Festival. 

Mancano ancora diversi giorni alla fine di questa quinta edizione del Milano Latin Festival è già possibile stilare un prima bilancio?

Assolutamente sì. Come dici tu, mancano più di 10 giorni e siamo già a 230.000 presenze, l’anno scorso ne avevamo avute 180.000 in tutto il periodo quindi sicuramente i numeri saranno molto più alti rispetto allo scorso anno.

La svolta fondamentale è stata data dal palco. Aver tolto il telone di copertura sulla parte del pubblico ha portato la capienza dalle 5000 persone degli anni precedenti alle circa 7000 di quest’anno, ha permesso un forte incremento dei numeri. Il martedì sera poi ha visto punte di circa 8000 persone tra quelle che entravano ed uscivano.

Queste  due cose sono state fondamentali, ma fondamentale è stato anche il lavoro mediatico che abbiamo fatto per promuovere l’evento. Perché se non ci fosse stato un lavoro a monte, avremmo potuto avere anche una capienza di 20.000 persone ma la gente non avrebbe saputo dell’evento e non sarebbe venuta. Quindi questo binomio – aumento della capienza e ottima comunicazione – ha portato dei risultati molto positivi.

Abbiamo anche puntato molto su eventi organizzati nei giorni un pochino più deboli, ad esempio mettendo in calendario di lunedì i concerti più forti, come Daddy Yankee e Ozuna, i primi due sold out della storia. Poi c’era il martedì, quindi giornata forte, e abbiamo avuto concerti importanti anche il mercoledì. 

La sorpresa più grande è stata il venerdì: abbiamo avuto punte di 5500 persone mentre lo scorso anno ci assestavamo sui 2500/3000. E anche la domenica, perché ci sono state domeniche da 2500 persone.

Quindi l’idea generale, ad oggi che mancano poco meno di due settimane alla chiusura, è che abbiamo totalizzato circa 60.000 presenze in più rispetto al totale dello scorso anno. 

Po abbiamo fatto tante iniziative speciali che hanno sicuramente contribuito ad incrementare il numero dei visitatori. Abbiamo organizzato il primo Mundialito, dove non si trattava di una partita di pallone ma di rendere protagonista il pubblico che veniva indossando la maglietta della propria nazionale e quando la propria nazionale giocava pagava due euro oppure addirittura un euro sei indossava la maglietta. La finale del Mundialito, che ha coinvolto e portato al Festival molte persone in più sarà l’11 agosto, ed è un’iniziativa che sicuramente ripeteremo il prossimo anno.

Poi c’è stata la notte del cevice che ha portato circa 1000 persone in più, il patatina day in cui in tutti i ristoranti le patatine costavano due euro e anche quello ha portato 800 perone in più in una giornata un po’ debole.

Un’altra iniziativa importante sono stati i concerti a un euro: per alcuni concerti le persone che provenivano da determinate città avevano la possibilità di entrare pagando solamente un euro. Ad esempio per il concerto di Karol G da Genova sono venute 300 persone. E’ un modo per far conoscere a tutto il Nord Italia il e non solamente agli abitanti di Milano e Lombardia il Milano Latin Festival e per incentivarli a venire anche da un po’ più lontano.

Quindi si possono intraprendere tante iniziative e ho intenzione di farlo perché voglio che Milano Latin Festival diventi l’evento più importante non solo di Milano e della Lombardia ma anche d’Italia e  possibilmente d’Europa.

C’è qualcosa che non ha funzionato o che poteva funzionare meglio, e su cui hai intenzione di lavorare per il prossimo anno?

Non ci sono cose che non hanno funzionato, ci sono sicuramente delle piccole cose che si possono migliorare.

Non ha funzionato tutto come un orologio svizzero, ma ha funzionato molto bene.

Abbiamo sicuramente fatto un salto di qualità con le forze dell’ordine e con la sicurezza.

I rapporti con i carabinieri e la polizia locale sono ottimi, abbiamo raddoppiato gli uomini della sicurezza, il martedì e il sabato ci sono circa sessanta persone. Noi diamo molta importanza alla sicurezza, sia perché ci interessa che il pubblico che viene a visitare dell’evento sia al sicuro e tranquillo, anche se magari viene con bambini piccoli, sia perché un ‘articolo 100’, per dirla in termini tecnici, significherebbe la chiusura di una settimana del Festival e non ce lo possiamo permettere.

Mai come in questi ultimi anni la prefettura  e la questura sono attente ad ogni piccolo particolare: dalle uscite di sicurezza alle norme antincendio, a che non ci siano risse. E noi siamo stati davvero molto attenti che non ci fosse nessun problema da questo punto di vista. Ci sono locali a Milano che vengono chiusi per una settimana o due o anche più a lungo, per motivi di sicurezza o per abuso edilizio e noi questo non possiamo proprio permettercelo, perché siamo una manifestazione temporanea e ogni giorno per noi è un tesoro.

Rimangono quei pochi ragazzini che il martedì sera bevono troppo, non reggono l’alcol, ma i  60 uomini della sicurezza li portano subito fuori onde evitare che ci siano delle risse. Un aiuto importante ce l’ha dato il fatto di evitare l’ingresso ai ragazzi di 14 anni se non accompagnati da un adulto.

Oltre alla sicurezza, il martedì abbiamo davanti ad ogni bar una persona che controlla che non vengano servite bevande alcoliche ai minorenni, poi loro con qualche escamotage se le fanno comprare da qualcun altro, quello purtroppo non possiamo controllarlo, però noi il nostro dovere l’abbiamo fatto.

2020, sesto anno del Milano Latin Festival, ma anche trent’anni dal primo festival latino a Milano. Stai già pensando a qualcosa per celebrare questo evento?

Sicuramente sto già pensando al prossimo anno, è vero che sono trent’anni dal primo festival latino a Milano ma io penso al mio sesto compleanno – senza nulla togliere ai 24 anni di Latinoamericando – anche perché, come tu ben sai, ho dei grandissimi ricordi di Pepe Fabiani (creatore di Latinoamericando, il primo festival latino milanese – ndr) ma meno della sua signora che mi ha bistrattato umiliato e preso per i fondelli nel 2015 quando abbiamo esordito con 600.000 € di debiti.

Sicuramente ci saranno degli eventi particolari, come è stato quest’anno il 5 luglio, quando abbiamo fatto entrare per festeggiare il nostro quinto compleanno 6000 persone gratis ed è stata una bellissima sorpresa, così come è stata una bellissima sorpresa l’Inaugurazione dove non ci aspettavamo certo 5400 persone!

Ci sono delle dinamiche particolare in questo Festival: i ragazzini che sono molto veloci in tutto, abili con Internet, comprano subito i biglietti di un concerto per il timore che vada esaurito, anche perché questo non è uno stadio, i posti sono al massimo 7/8.000. Invece gli amanti della salsa, che magari sono più quelli della mia generazione, preferiscono comprarli alle biglietterie, riservandoci delle sorprese… la più grande è stata Il concerto del Grupo Niche per il quale avevamo venduto soltanto 500 biglietti in prevendita e poi ci sono state 3400 persone che hanno invaso le biglietterie. Bellissima sorpresa anche perché vuol dire che la salsa non è morta, sta vivendo un momento sicuramente molto molto difficile, il suo appeal sul pubblico è sicuramente ridimensionato perché ormai i giovani apprezzano quasi esclusivamente la musica urbana, ma alcuni concerti hanno avuto un buon successo e questo ci dimostra che comunque la salsa è ancora viva.

Poi quelli della mia generazione, che sono quelli che amano la salsa preferiscono ad esempio uscire il venerdì ed è per questo che i concerti di salsa li abbiamo messi sempre nel fine settimana, mentre invece i ragazzini se ne fregano, loro possono anche non dormire ma sono sempre al Festival, quindi i concerti di musica urbana erano di lunedì o altri giorni infrasettimanali.

Ti sei tolto qualche sassolino dalla scarpa in questi cinque anni anzi, in questi quattro anni, il primo è stato diciamo così, soltanto una prova generale…

Porca miseria se me ne sono tolti! Il primo è stato nei confronti di quella signora De Gasperi che ti ho citato prima, che quel 10 gennaio 2015 , quando si sono aperte le buste di Expo per Expo Food, mi ha ferito ed umiliato dicendomi “cosa vuoi saperne tu di come si organizza un festival!”. Parole che per me sono state come una doccia fredda, anzi, una pugnalata tremenda, dopo tutti gli anni che avevo passato nel suo Festival.

Questo è stato il sassolino più grande, ma la mia rivincita più grande è stata arrivare grazie alla mia caparbietà, alla mia testardaggine, al mio temperamento, a questo quinto anno avendo estinto tutti i debiti risalenti al tragico primo anno del 2015.

Quindi oggi posso dire con orgoglio di essere felice e soddisfatto, contento di aver proseguito per la mia strada e  questo è il mio più grosso sassolino, ma anche la mia più grande rivincita e soddisfazione.

L’anno prossimo, senza aver più debiti, sarà una sesta edizione di questo Festival ancora più grande e ancora più meravigliosa.

Quanta spinta ti ha dato l’affetto del pubblico nei confronti del tuo Festival, che è un po’ il tuo bambino e anche nei confronti tuoi?

Tanta. Perché mi rendevo conto quotidianamente che il pubblico ama tantissimo questo Festival e i commenti sono stati tutti positivi, tranne qualcuno che diceva che ci sono troppe zanzare. Noi abbiamo fatto un lavoro enorme per evitare che ci fossero ce ne sono pochissime e soprattutto pochissime rispetto a quelle che avrebbero potuto esserci, sicuramente molte di meno di quelle che c’erano nella vecchia area e il pubblico risponde in maniera molto positiva, è molto presente, ci sono anche tante famiglie con bambini.

Per la prossima edizione ci saranno dei piccoli accorgimenti strutturali come ci sono tutti gli anni, ho già presentato un progetto per fare dei bagni in muratura che è già stato approvato,  perché i bagni – rispondendo alla tua domanda di prima – sono l’unica vera pecca di quest’anno,  quindi li voglio fare in muratura, concepiti velocemente lavabili, velocemente igienizzanti, senza le porte a soffietto, una cosa più moderna ed efficiente. 

E poi, altro motivo di orgoglio e di soddisfazione è che anche le case discografiche ci hanno messo gli occhi addosso. Sony Music ha realizzato Latino Caliente che è scaricabile su Spotify e ha voluto essere molto presente al Festival, con cartelloni che si vedono ovunque. Non solo Sony Music, anche Universal, alla quale non ho potuto permettere di presenziare per ovvi motivi di concorrenza con Sony, ma ha realizzato la compilation del Festival,  scaricabile su Apple Music e le altre piattaforme digitali di musica, e acquistabile in tutti i negozi di dischi d’Italia. E il fatto che sia distribuita su tutto il territorio Nazionale, è per noi motivo di grande orgoglio. 

Quindi appuntamento a giugno 2020?

Appuntamento al’11 giugno 2020, sino al 15 agosto del 2020

 

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