Nella serata in cui il film The Latin Dream é stato protagonista al Milano Latin Festival, abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare chi il film lo ha scritto, diretto e interpretato: Fernando Sosa, leader dei Tropical Gem e più volte campione del mondo di salsa, l’ultima proprio pochi giorni fa a Las Vegas.
Terza volta di fila Campione del Mondo a Las Vegas con il tuo gruppo: riesci ancora ad emozionarti?
Sì, sì, sempre. Alla fine lavoriamo per questo. La mia carriera è a un livello in cui la pressione è sempre tanta, sia per dover dimostrare nuovi lavori, sia per quello che si aspettano i mie colleghi, sia per quello che si aspettano, soprattutto negli ultimi anni, le persone che non vedono l’ora di vedermi sbagliare, commettere un errore. La pressione, da una parte e dall’altra è sempre tanta, ma anche per chi mi vuole bene, i miei ballerini, diversi sono con me da tanti anni, li devo stupire e motivare con lavori nuovi. Quindi vincere un titolo è sempre un’emozione. Ti dirò di più, a una serata una ragazza mi ha detto: “complimenti per lo spettacolo, anche se tanto te lo diranno tutti”. Ma i complimenti non sono mai troppi, perché è la conferma che continuiamo a far le cose giuste, che la gente ci apprezza e apprezza il nostro lavoro.
Allora, sei il leader del gruppo (Tropical Gem) che ormai da tanti anni è il più famoso del mondo, hai vinto di tutto e di più, sia in coppia che con il tuo gruppo, hai fatto un film… praticamente hai fatto tutto quello che un ballerino può fare e anche di più. A questo punto, cosa vuoi fare ancora ‘da grande’?
Penso tante cose, e soprattutto tante cose, ancora meglio. Perché una volta che hai raggiunto un certo livello, il difficile è mantenerlo. Quindi tanti lavori coreografici, so che posso farli ancora meglio.
Il primo film è stato frutto di un enorme dispendio di energie, di tempo e di denaro, consapevoli che potevamo farlo ancora meglio. Ma posso assicurare, e chi ne sa più di me di cinema me lo ha detto, per i mezzi che avevamo e condizioni che avevamo, abbiamo fatto un grande, incredibile lavoro. Allora mi chiedo, coi mezzi giusti, cosa potevamo arrivare a fare? Ecco, quello potrebbe essere un altro traguardo. A gennaio vado ancora in Argentina a girare un cortometraggio con Luis Medina (il regista di The Latin Dream -ndr) con mia figlia Carolina, reciteremo insieme questa volta, perché nel cortometraggio che ho fatto da regista – Sola – recitava lei, poi c’è stato Good Luck, in cui io recitavo e Luis era il regista, e adesso in questo nuovo, che ancora non ha un titolo, stiamo lavorando sulla sceneggiatura, reciteremo insieme.
Riprendiamo un attimo il discorso della gara a Las Vegas, quest’anno il Mega Team non era composto solo da Tropical Gem ma anche da altre persone (i Full Project e gli uomini della C Crew- ndr). Come mia questa scelta e come mai proprio quelle persone?
Parto dalla seconda. Chi mi conosce sa che vivo di vibrazioni e di energie positive e i Full Project, come anche Pablito e la Mezcla Latina, sono persone che conosco e ammiro, pupilli, ma non perché siano miei allievi, ma per tanti anni di vita artistica. Pablito in questo caso non c’era, ma ha lavorato con me in History dei Tropical Gem, i Full Project invece erano già là e li ho coinvolti. E poi c’era la C Crew di Yuri Colucci, questo ragazzo giovane di cui seguo la carriera da due/tre anni. Io mi sposo un po’ questi progetti nuovi che somigliano un po’ ai miei progetti di partenza: ragazzi giovani che credono nel gruppo, che potrebbero decollare da soli e invece investono nei loro gruppi. Così sono i Full Project, che erano in due e potevano continuare a girare il mondo da soli, invece hanno scommesso nel gruppo, così è Pablito e così vedo Yuri. C’è stata questa occasione l’ho coinvolto.
Perché ho fatto questa scelta di coinvolgere altri ballerini perché volevo fare qualcosa di diverso, perché c’erano stati un po’ di cambiamenti, come succede in tutti i gruppi, solo che erano avvenuti tutti ultimamente e la categoria in cui gareggiavamo noi, la Mega Team Division, ha un numero minimo di partecipanti, devono essere almeno sei coppie sul palco e io non lo avevo. Quindi è stata una scelta forzata, ma col cuore è arrivata subito.
Latin Dream 2?
Come ti dicevo i cortometraggi che sto facendo contribuiscono a mantenere viva questa fiamma del cinema. Io mi sono dato da qua, anzi da oggi, che mi stai facendo questa intervista e intanto stiamo ascoltando in sottofondo The Latin Dream 1, qui al Milano Latin Festival, da oggi, due anni, per rifare qualcosa di grosso, che non so ancora bene cosa sia, ci vogliono un po’ di incastri. Due, massimo tre anni, tò. Perché uno dice ‘ cavolo due/ tre anni, così tanto!’. Ma per i progetti così impegnativi, questo sono i tempi che ci vogliono.
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