L’epopea della discoteca più famosa del mondo rivive in questo film del 1998, scritto e diretto da Mark Christopher, intenzionato a celebrare l’epoca d’oro della Discomusic e del suo iconico locale, lo Studio54 di New York. Christopher ha lavorato a questo progetto per cinque lunghi anni, per subire infine la beffa di veder uscire nelle sale una versione del film piuttosto distante da quella che aveva in mente lui: così com’é, in effetti, il film sembra tanto un’occasione mancata, in cui viene descritto sì il mondo glamour e variopinto che ruotava attorno al locale, ma in maniera piuttosto fredda e distaccata, senza coinvolgere più di tanto lo spettatore: per intenderci, guardando Saturday Night Fever ti sembra di stare dentro il 2001 Odissey e viverlo assieme ai protagonisti, mentre qui hai la sensazione di osservare lo Studio54 da una posizione privilegiata, senza però sentirti coinvolto dalla sua atmosfera.
A rendere giustizia al regista statunitense è arrivata dopo parecchi anni la versione integrale del film, con il cosiddetto Director’s cut, presentata nel 2015 al Festival di Berlino, che ha ottenuto ottime recensioni, e che purtroppo non é stata ancora passata in tv (noi per il momento dobbiamo accontentarci della versione di 92 minuti.

La Trama. Sul finire degli anni 70 Shane (Ryan Philippe) è un giovane del New Jersey che sogna di poter andare a vivere a New York. Una sera va con due amici alla famosa discoteca Studio54, dove però il proprietario del locale Steve Rubell (Mike Myers), fa entrare solo lui. Il club ha una clientela selezionatissima e al suo interno la droga e il sesso circolano liberamente. Tramite delle conoscenze riesce a fare un colloquio con Steve e viene quindi assunto. Shane fa amicizia con Greg (Breckin Meyer) e Anita (Salma Hayek), una coppia sposata che lavora allo Studio54 e che diventano la sua nuova famiglia, ospitandolo a casa loro. Nel locale, grazie alla sua avvenenza, Shane conosce parecchi vip e migliora la propria condizione economica, diventando uno dei baristi del “54”, una delle posizioni più ambite per chi lavora nel locale. Tramite gli occhi del protagonista ci viene mostrata la vita all’interno del leggendario club, un sogno per molti, ma una realtà per pochi. Il locale va a gonfie vele, è frequentato da celebrità di ogni parte del mondo e la sua fama accresce giorno dopo giorno, ma Steve Rubell insospettisce la polizia tributaria che si mette ad indagare sulle entrate del locale e sul giro di droga al suo interno. Steve viene arrestato e dopo un paio d’anni di prigione torna allo studio in veste di gestore (nel frattempo la proprietà era stata rilevata da una multinazionale).
Alla sua festa di bentornato troviamo tutti i protagonisti del film che hanno dato una svolta alla loro vita.

La colonna sonora: lo score originale è composto dall’italo-americano Marco Beltrami, mentre nel film si riconoscono alcune delle più grandi hit della Discomusic di fine anni 70. Particolare risalto viene dato a Knock On Wood, brano cantato da Amy Stewart, che nel film viene interpretata da un’attrice mentre lo canta nel locale.

I Vip: lo Studio54 era famoso perché frequentato da un incredibile numero di vip provenienti dal mondo del cinema, della moda, della cultura e dello sport. Nel film alcuni di essi, come lo scrittore Truman Capote e l’artista Andy Warhol, sono interpretati da attori, altri invece si sono prestati per un cameo, chi interpretando se stesso, chi impersonando a loro volta altri vip: tra questi riconosciamo lo stilista Elio Fiorucci, i cantanti Art Garfunkel, Sheryl Crow e Thelma Houston, le modelle Heidi Klum e Cindy Crawford, Sylvester Stallone e l’attuale presidente Usa Donald Trump.

Curiosità: lo Studio54 prende il nome dalla 54ma strada di New York (Manhattan), dov’era situato, e dal fatto che prima di diventare una discoteca era uno studio televisivo. A trasformarlo nella discoteca più glamour e più famosa del mondo ci pensarono i due soci Ian Schrager e Steve Rubell. Quest’ultimo inventò e portò ai massimi livelli la selezione all’ingresso. La dicoteca divenne famosa per i suoi eccessi, per le sue feste a tema e per la miriade di vip che la frequentavano. Il locale fu inaugurato il 22 Aprile del 1977 e rimase aperto fino al 1986: il suo periodo d’oro però è quello dei suoi primi tre anni. Dopo l’arresto di Steve Rubell per frode al fisco e giro di droga all’interno del locale, iniziò il declino. Una volta chiuso definitivamente lo Studio54 fu riadattato a teatro, e attualmente è ancora aperto come tale.
A cura di: Mauro Gresolmi (Greso Dj)
Graphic Work by: Francisco Rojos
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