Ray Charles è stato uno degli artisti più importanti nel panorama musicale americano degli ultimi cinquant’anni: dal punto di vista musicale ha saputo eccellere in tutti i generi da lui affrontati, in particolar modo trovando un sound che è la risultanza della fusione tra Rythm And Blues e Gospel; dal punto di vista contrattuale, poi, è stato il primo musicista ad aver ottenuto il controllo completo delle sue produzioni, una libertà artistica che fino ad allora era di fatto impensabile e che lui ha reso possibile grazie ad un carattere e ad una forza d’animo che hanno sempre contraddistinto le sue scelte professionali e in molti casi anche la sua vita privata. L’idea di celebrare la vita e la carriera di Ray albergava nella mente del regista Taylor Hackford, già da una quindicina d’anni, tanto ci è voluto per racimolare i finanziamenti per la sua realizzazione. Lo stesso Ray Charles, che ricevette una copia della
sceneggiatura in braille per l’approvazione, partecipò attivamente alla realizzazione del film, seguendo da vicino Jamie Foxx, l’attore scelto per interpretarlo, dandogli consigli, insegnandogli a suonare il piano con le sue movenze ed aiutandolo in tutti i modi ad entrare nel personaggio, con tutte le sfaccettature che un’impresa del genere richiede. I frutti di questo lavoro si sono visti sia al botteghino, dove la pellicola ha fatto ottimi incassi, sia nei vari festival cinematografici, dove Foxx ha fatto incetta di premi personali.
Tra i meriti di questo biopic, poi, quello di non descrivere l’artista in maniera agiografica, ma di raccontarne anche gli aspetti più controversi, su tutti la sua dipendenza dell’eroina. Peccato che Ray non abbia potuto partecipare all’uscita del film, in quanto ci ha lasciato proprio pochi mesi prima del debutto nelle sale, che è avvenuto in anteprima al Toronto
International Film Festival del 2004.

La trama. La storia inizia quando Ray (Jamie Foxx) ha diciotto anni ed è alla fermata dell’autobus che lo porterà a Seattle in cerca di fortuna: mentre lo aspetta ricorda la frase che sua madre Aretha (Sharon Warren) era solita dirgli: “Ricordati sempre quello che mi hai promesso: non ci deve provare mai nessuno a fare di te uno storpio”. L’infanzia di Ray Charles Robinson è infatti segnata da due grandi drammi, che si porterà dentro per tutto il resto della sua vita: la morte per annegamento del fratellino George, di cui lui si è sempre sentito responsabile, e la cecità, che lo ha colpito all’età di sette anni. La madre gli ha sempre insegnato ad essere forte, a non farsi prevaricare dagli altri solo perché cieco, ad essere sempre indipendente, dando lei per prima l’esempio con grande dignità e forza d’animo. E’ proprio in questo periodo che il piccolo Ray inizia ad imparare a suonare il piano nel retro dell’emporio vicino casa sua nel Nord della Florida, scoprendo il suo talento. I suoi inizi musicali sono in una band che suona country, poi si trasferisce a Seattle, dove diventa amico di Quincy Jones e suona in un trio chiamato Mc Son.

Accortosi di essere sfruttato dalla manager e da uno dei componenti, abbandona il gruppo ed entra nella band di Lowell Fulson, con la quale inizia a girare gli States: è proprio durante il tour che Ray viene a contatto con l’eroina, che inizialmente assume per scacciare il ricorrente incubo della morte del fratellino. Incide anche un suo primo disco, “Baby let me hold your Hand”, non ottiene il successo sperato, ma si fa notare dall’Atlantic Records, che lo mette sotto contratto e gli dà il nome di Ray Charles: qui inizia a trovare il suo sound grazie alla canzone dell’esordio, “The mess around”. Arrivato a Houston per promozionare il disco, conosce la cantante di gospel Della Bea Antoine (Kerry Washington) e la sposa. Intanto gli frulla in testa l’idea di fondere la musica Gospel, con i quali si cantano inni al Signore, con il Rythm and Blues ed incide la sua prima canzone con questa caratteristica, “I got a woman”: all’inizio i puritani si scandalizzano, ma il successo arriva in poco tempo.

La sua vita privata procede tra alti e basi: ha un figlio, ma allaccia una relazione prima con la cantante Mary Ann Fisher ( Aunjaune Ellis) e poi con Margie Hendricks (Regina King), corista delle sue Raelettes.Il suo successo è inarrestabile: in un concerto improvvisa “What I’d said”, che diventerà la sua prima canzone ad uscire dalla classifiche Rythm and Blues ed entrare al primo posto in quelle del pop, diventando così una hit anche nel bianchi. Si trasferisce con la sua famiglia a Los Angeles, provocando l’ira di Margie, che
lo abbandonerà dandosi all’alcool e alla droga. La ABC, etichetta discografica nazionale, gli offre un sontuoso contratto per passare dalla sua parte, Ray ottiene, oltre a un compenso maggiore, sia la possibilità di produrre in autonomia i suoi album, sia la proprietà dei master: è il primo artista nella storia ad avere questa clausola. Con la nuova etichetta incide altri capolavori,quali “Georgia on my mind” ,“Hit the road Jack” e “Unchian my heart”; stupendo tutti, poi pubblica un album di musica country, il quale, dopo lo scetticismo iniziale, raggiunge la vetta di tutte le classifiche. Nel 1961 si rifiuta di esibirsi in Georgia a causa della segregazione razziale e per questo motivo viene bandito a vita da quello stato. Iniziano in questi anni anche i suoi guai giudiziari a causa del consumo di droga, proprio mentre il suo successo diventa planetario. Quando viene a conoscenza della morte Margie per overdose, spronato dalla moglie, decide di disintossicarsi, e lo fa rifiutando qualsiasi aiuto che gli possa intorpidire la mente. Il film si chiude nel 1979 con una cerimonia in Georgia, dove il governatore proclama “Georgia on my mind” inno
dello stato, offrendogli pubbliche scuse.

La colonna sonora. E’ un’imperdibile occasione di riascoltare tutti i più grandi successi di Ray Charles, già citati nella trama. Lo score originale è di Craig Armstrong. L’album ha ottenuto un enorme successo di vendite in tutto il mondo, entrando nelle prime dieci posizioni delle classifiche di parecchi stati.
Curiosità. Quando Hackford scritturò Jamie Foxx per il ruolo di Ray, non sapeva che l’attore era anche un ottimo suonatore di pianoforte, questo ha facilitato molto le cose, specie nelle sedute di “allenamento” con Ray che supervisionava il tutto. Nel film (compresa la versione estesa uscita in DVD) ci sono novantasei momenti in cui si vede il protagonista suonare il piano. Per interpretare Ray Charles da giovane, l’attore si ispirò ad un’intervista che il musicista concesse alla tv americana cavallo tra gli anni sessanta e settanta. Tra i vari premi ricevuti, Jamie Foxx ottenne l’Oscar come miglior attore
protagonista. Rispetto alla realtà è stata modificata la scena della morte del fratello di Ray, per renderla più drammatica: nel film, mentre George annega, vediamo il piccolo Ray impietrito dalla paura, mentre nella realtà Ray cercò di salvarlo.
A cura di: Mauro Gresolmi
Graphic work by; Francisco Rojos
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