Frankie Ruiz “El papà de la salsa” 1958-1998. La leggenda di un sonero
Si racconta che ballasse ancor prima di nascere, quando era nel ventre di sua
madre e sentiva il suono di un tambor e che, nella fredda mattina del 10
Marzo 1958, in una stanza del S.John Hospital in New Jersey, venne alla luce
con un sorriso disegnato in viso.
Josè Antonio Ruiz Negròn, figlio di Hilda Estrella Ruiz che lo mise al
mondo quando aveva soltanto quattordici anni, lavorava duramente in alcune
fabbriche e caffetterie per mantenere la sua nuova famiglia che crebbe di numero
dopo la nascita di Juan Felix y Victor “Vitito” Pinto Ruiz.
Le condizioni di vita negli anni ’50-’60 erano tutt’altro che facili e la
famiglia Ruiz incontrò le difficoltà condivise con i tanti portoricani che
emigrarono in quel periodo nella costa est degli stati uniti in cerca di
fortuna.
Frankie e suoi fratelli non ebbero la fortuna di crescere con il loro padre
naturale, Francisco Torresola e fu il loro nonno paterno, don Emilio Ruiz, e sua
moglie donã Concepciòn Negròn a riconoscerli e a prendersi cura di loro.
Guidato dalla madre e dallo zio Edwin, Frankie familiarizzò fin da bambino con
la musica che divenne la sua passione più grande, tanto che già all’età di sette
anni ascoltava i brani di Ismael Rivera con Cortijo, Hector Lavoe e Ismael
Miranda, artisti che influenzarono notevolmente le sue produzioni.
Tutti i venerdì sera ascoltava dalla sua finestra di casa alcuni musicisti che
suonavano in strada, accompagnandoli con delle semplici scatole di biscotti che
utilizzava come strumento, arrabbiandosi molto quando la gente metteva in
discussione le sue origini portoricane.
Il suo primo debutto come cantante avvenne all’età di nove anni, con Johnny
Albino, straordinario cantante dei Los Panchos e del Trio San Juan.
Amava cantare bolero e suonare le sue scatole di biscotti fantasticamente
trasformate in bongò ma il suo precoce talento per le percussioni non passò
inosservato quando, durante un concerto del Rey del Timbal, Tito
Puente, fu invitato sul palco a suonare un “solo”. Lo stesso Puente rimase
impressionato dalle capacità del giovanissimo Frankie e per premiarlo gli regalò
dei timbales.
Successivamente, si trasferì ad Union City con la madre, i nonni, i fratelli
minori e Aida Rosario,la sua “Mi China”, il primo amore al
quale ha dedicato tanti versi delle sue canzoni, la quale, dopo aver perso un
figlio durante la gravidanza, venne tragicamete uccisa nel periodo in cui Frankie cantava con
l’Orchestra del grande Tommy Olivencia e questo tragico evento lo
sconvolse profondamente.
Nel 1969 dovette sostituire il cantante dell’Orchestra “La nueva”,
diretta dal pianista Charlie Lòpez, cantando “Muneca”, brano che
aveva già avuto molto successo con la voce di Ismael Quintana e
l’orchestra “La Perfecta” di Eddie Palemieri. Lòpez rimase cosi colpito
dal sabor di Frankie che gli propose di rimanere nella sua orchestra come
cantante.
In quel periodo esplose il boom della Fania e, nonostante fossero
consapevoli delle difficoltà di ottenere un contratto discografico, i giovani
componenti dell’Orchestra “La nueva” continuarono ugualmente a suonare insieme
in alcuni locali notturni.
Nell’estate del 1972 registrarono un demo con una guaracha di Charlie
Lopez dal titolo “Borinquen” e il guaguancò “Salsa Buena”, unico
brano che Frankie Ruiz incise di suo pugno in tutta la sua carriera.
La sua avventura con la orchestra “La nueva” terminò nel 1977 poiché
Frankie e la sua famiglia andarono a Puerto Rico, isla del incanto nella quale
inizio a cantare con Josè Miguel Class, affinando notevolmente le sue
qualità di grande sonero.
La svolta della sua carriera avvenne nella primavera del 1979, durante un
concerto dell’ orchestra “La Solucion” di Roberto Rivera. Fu la
madre di Frankie, Hilda, a chiedere direttamente al maestro Rivera di
dare un’opportunità a suo figlio e in quella notte ebbe modo di apprezzare il
grande talento del giovane Ruiz. Nello stesso anno, incise con l’etichetta
Performance il disco intitolato “Orquesta la Solucion”, all’interno del
quale pubblicò la seconda versione di Salsa buena, cantando anche “De
sentimiento me muero”, “Soledad”, “Del Campo soy”e “La
Fiesta no es para feos”.
Hilda, continuando la sua attività legata al giro degli affitti di locali
notturni, mise le mani sul Nueva York Dancing Club dove suo figlio
Frankie e Jaime ”Megui” Rivera crearono brani storici come “La rueda”,
“La Vecina”, “Separemos nuestras vidas”, “Bartolo” e altri
successi pubblicati nel disco “Orquesta La Solucion”, edito dalla TH Record
che nel 1980 lo lanciò al successo internazionale.
Dopo tante pene, il successo discografico incrementò notevolmente le finanze
della famiglia Ruiz ma la felicità durò poco tempo, poiché una mattina
dell’estate del 1980, Hilda perse la vita a soli 37 anni in un
incidente stradale. Questo duro colpo lasciò tracce indelebili nel cuore e
nell’anima di Frankie che, a causa del senso di colpa e della depressione, si
rifugiò nell’alcool e nelle droghe.
Ma i guai non finirono qui, poiché Frankie, a causa di alcune incomprensioni con
Roberto Rivera dovute in larga parte alla crisi in cui era precipitato,
decise nel 1981 di abbandonare definitivamente l’orchestra La Solucion.
Poco tempo dopo, recandosi negli studi della TH Records per una riunione
con il maestro Tommy Olivencia, ebbe modo di conoscere il produttore
Frank Torres che gli propose di diventare il cantante di una nuova orchestra
chiamata “La Primerisima”, dal momento che Gilberto Santarosa era
entrato a far parte dell’orchestra di Willie Rosario, Simon Perez
si era ritirato dalla scena musicale e Paquito Guzman aveva intrapreso la
carriera da solista.
Tra il 1981 e il 1984, periodo in cui le produzioni di salsa
stavano attraversando un periodo di crisi a causa del boom della balada e
del merengue, Frankie insieme a Tommy Olivencia, incise tre
dischi, cantando al fianco di Carlos Alexis e Hector Tricoche.
Grazie al nuovo connubio artistico, vennero scritte canzoni come “Primero fui
yo”, “Mujeres como tu”, “Como una estrella”, “Como lo Hacen”,
“Lo dudo”, “Pancuco” che scalarono le classifiche di Porto Rico,
New York, Colombia, Panamà e Venezuela, vendendo migliaia e migliaia di dischi.
IL successo raggiunto insieme a Tommy Olivencia spianò la strada di
Frankie per il suo debutto da solista nel 1985 con il disco “Solista,
pero no solo” e, grazie a brani come “La cura”, “Camionero” e
“Esta codardia”, riuscì a battere ogni record di vendita e a diventare
l’artista più apprezzato del suo genere.
Il secondo disco intitolato “Voy pa’encima”, prodotto nel 1987 con
Frank Torres e J.Cesar Delgado, oltre ad aumentare la popolarità e il
successo, valse a Frankie il Disco di platino insieme ad altri importanti
premi e riconoscimenti, tra cui quello che la prestigiosa rivista Billboard
conferisce ogni anno alle produzioni più rinomate.
Nonostante la grande fama, fece sempre dell’umiltà la sua carta vincente ma le
molte sofferenze patite e il suo tempestoso carattere lo portarono sempre più
all’estremo, allontanandolo giorno dopo giorno dai valori e dai principi che
avevano caratterizzato la sua vita.
Ebbe non pochi problemi con la giustizia ma la sua assenza dalla scena
discografica, non tolse mai linfa vitale alla sua splendida voce: infatti, nel
1989, grazie ad un permesso concesso dalle autorità penali, incise il disco
“Mas grande que nunca” , che ebbe miglia e miglia di vendite in molti
paesi, ottenendo un enorme successo grazie a brani come “Tu eres” e “Deseandote”.
Il 29 Aprile 1992, dopo essere uscito di prigione, si recò a Porto Rico
negli studi discografici di Vincente “Vinny”Urrutia dove incise “Mi
libertad” ma non ebbe nemmeno il tempo di gustare il nuovo successo che
venne arrestato nuovamente sebbene la sua scarcerazione giunse qualche settimana dopo.
Tornato in libertà, decise di trasferirsi a Miami insieme a suo figlio Frankie
Jr.
Nella splendida città della Florida trovò nuovo vigore ed energia. Tra il
1993 e il 1996 incise “Puerto Rico soy tuyo”, “Mirandote”
e “Tranquilo”, partecipando inoltre al progetto musicale “La Rodven
Machine” con una straordinaria interpretazione del famosissimo brano “I
can’t get no satisfaction”.
Insieme all’orchestra diretta dal maestro Willie Sotelo, divenne un vero
idolo nel sentire popolare e venne amato e apprezzato da migliaia e migliaia di
persone.
Purtroppo la sua dipendenza dall’alcol aggravò maggiormente le sue precarie
condizioni di salute e il grande Frankie perse la cosa più bella che la vita gli
avesse donato: la sua energia vocale.
Il suo fisico non riuscì a sopportare i gravosi impegni a cui doveva far fronte,
divenne sempre più angosciato e depresso ma ebbe la forza di rialzarsi e lottare
contro chi cercava di diffamare il suo nome e la sua carriera.
Nel 1998, incise il suo ultimo disco del quale purtroppo riuscì a
registrare soltanto tre brani con tante difficoltà e sofferenze, dando vita
all’ennesimo successo intitolato “Vuelvo a nacer”.
Tornò successivamente a New York ma le sua salute peggiorò notevolmente e fu
ricoverato all’University Hospital del New Jersey, dove si spense il 10
Agosto del 1998, all’età di 40 anni, lasciando nel mondo salsero e
nei cuori della gente un grande vuoto che nessuno potrà mai riempire.
Nella sua ultima intervista, nonostante fosse in condizioni critiche, ringraziò
Dio per avergli dato la forza di andare avanti e di guardare al futuro con
ottimismo, dichiarando che “Los locos come yo nunca mueren”.
Concludo questa copiosa biografia dell’intramontabile Frankie Ruiz citando le
splendide parole pronunciate in suo onore da Jerry Rivera: “El
llevò la salsa a otro nivel. El abriò la brecha y la puerta por la cual otros
llegaron a la salsa. Si no hubiera existido un Frankie Ruiz, yo posiblemente
hubiera sido rockero”.
Annuncio della scomparasa di Frankie Ruiz con servizio commemorativo
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