Recentemente è uscito a Puerto Rico un libro molto interessante dal titolo Cocinando Suave (ediciones Callejon). In questo libro autori, di nazionalità diversa, approfondiscono alcune tematiche riguardanti la salsa.
Uno degli interventi più stimolanti è quello del professor Jairo Moreno che prima di darsi all’insegnamento universitario è stato per lungo tempo bassista dell’orchestra di Ray Barretto.
Moreno si interroga sulla Salsa e le sue tante morti, visto che già in passato, travolta dalle nuove mode musicali, era stata più volte data per spacciata. Puntualmente però la salsa è risorta come l’araba fenice, deludendo i suoi detrattori. Così scrive Moreno:
“Uno spettro minaccia oggi la salsa. Il declino nella produzione, nella circolazione e nel consumo di salsa negli ultimi anni ha generato dibattiti sulla sua possibile morte. Allo stesso tempo, quei valori associati a quella che oggi si chiama salsa classica si sono abbandonati, sia per colpa della commercializzazione, sia per il successo di tipi di salsa come la cosiddetta romantica. Ad attestarne la morte, molti analisti sostengono che fenomeni musicali come il merengue, la bachata o il reggaetton abbiano finito col prenderne il posto.”
Un analisi molto cruda e precisa che lo stesso Moreno nel prosieguo del suo articolo smentisce:
“Ci sono però molte persone che negano questo declino indicando come la Salsa si stia rivitalizzando. Una rinascita testimoniata dalla creazione di nuove orchestre neoclassiche a New York o dall’esplosione della salsa in centri metropolitani come Bogotà. Nella capitale della Colombia oggi esistono almeno trenta orchestre di salsa e sempre in questa città, ogni anno ,si tiene un Festival capace di raccogliere folle oceaniche. A testimoniare la sua popolarità, altri ancora fanno notare che, oggi come oggi, è difficile incontrare nel mondo un luogo dove non si balli salsa.”
Secondo lo stesso Moreno, a favorire questo processo è stata proprio la globalizzazione e, se andiamo a ben vedere è stato proprio così: la Salsa in passato ha avuto un successo incredibile quanto straordinario (con milionarie vendite di dischi) ma era un successo concentrato solo nei Caraibi, in America Latina e naturalmente nell’ isola tropicale di Manhattan dove esisteva l’industria discografica. Ad esempio, negli anni ‘70 nessuno di noi in Italia sapeva dell’esistenza della salsa, semplicemente perché nessuno ne parlava.
Dominati dalla musica americana e da quella inglese (in particolare il rock) gli unici artisti latini di cui in qualche modo si era sentito parlare erano Tito Puente e Carlos Santana, anche se tutti noi eravamo convinti che fosse stato “el rey del timbal” a copiare il classico Oye Como Va e non viceversa.
Oggi possiamo affermare, senza ombra di smentita, che la salsa è conosciuta in ogni angolo del mondo. A testimonianza di ciò, Willie Sotelo, pianista del Gran Combo, mi confessava in una intervista di essere rimasto davvero sorpreso dell’accoglienza che il pubblico russo aveva riservato alla Universidad de la Salsa durante il loro concerto a Pietroburgo. Non è però un evento che ci lascia sorpresi, in quanto tutti noi sappiamo di come la salsa sia popolare oggi in Giappone, in Cina, persino in India e questa popolarità la deve anche e soprattutto al contributo delle numerosissime scuole di ballo che, in tutti
questi anni, si sono prodigate per diffondere la febbre della Salsa.
Quello che semmai è veramente in crisi è il mercato discografico, ma è una crisi che analizzerò nel mio prossimo articolo…
Enzo Conte
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