In viaggio tra le musiche: groove nordafricano
Maggio 2008
di Gian Franco Grilli
Dopo l’escursione nella terra del fado, ci dirigiamo verso Tarifa – il paese più a sud dell’Europa continentale e da cui salperemo verso l’Africa – per assaporare l’ultimo gazpacho (tipica zuppa fredda a base di verdure crude) e qualche esibizione di cante jondo o cante andaluz, la forma più pura del flamenco. Espressione artistica che abbiamo esaminato recentemente, ma che vale la pena richiamare alla memoria perchè è musica di rara bellezza, triste e allegra allo stesso tempo, intensa, inimitabile, nata dal crogiolo delle culture insediatesi nel corso dei secoli in Andalusia e provenienti sia dal Vecchio Continente – che stiamo per lasciarci alle spalle – sia dalla vasta regione nordafricana. Partendo dalla città marocchina di Tangeri – prima di un percorso che affronteremo prossimamente nel Continente Nero – facciamo una breve sosta musicale tra melodie e ritmi del Nord Africa, punto di incontro di molte culture. Di solito quando ci riferiamo a questa regione parliamo genericamente di Maghreb, ma sbagliamo perchè esistono divisioni geografiche e culturali ben precise. Non potendo entrare nei dettagli, andiamo diritti al nostro obiettivo in compagnia della discografica specializzata Putumayo World Music (www.putumayo.com), che attraverso la serie Groove mette in risalto ritmi e artisti contemporanei di diverse parti del mondo. Della zona che ci interessa, oltre alla compilation ”Arabic Groove” uscita alcuni anni fa, segnaliamo la recente e bellissima raccolta ”North African Groove”, una simpatica carovana sonora che vuole celebrare la musica popolare nordafricana, dal Marocco all’Egitto ponendo al centro, ovviamente, i due stili principali della regione: raï (rock & roll locale) e al-jil (musica allegra egiziana). Ma oltre ad altre sonorità locali (gnawa del Marocco, blues tuareg, folk berbero, ecc.), in questa produzione sono in evidenza le influenze occidentali: funk, musica elettronica, disco music e sound latino. Ascoltando questo lavoro, infatti, si potranno notare alcuni legami tra la musica latina e quella araba. Che vengono subito messi in mostra nella prima traccia dalla band cubano-algerina Jomed con l’interpretazione del brano Montuno Noreno: cantato in spagnolo e arabo, è uno spettacolare mix di musica cubana, andalusa e raï, con le corde del tres cubano che si abbracciano a quelle dell’oud arabo (laúd, presente in versione locale a Cuba) con il sostegno sonero della tromba. Canzone latina anche la ritmatissima traccia 6, Un Mot de Toi, interpretata dal cantante marocchino Rhany: una fusione di percussioni nordafricane e oud incrociati al classico montuno del piano, con sottolineature dei fiati. Trascinanti anche le altre tracce, tra le quali una particolare menzione per: Nour El Ain, una bella interpretazione dell’egiziano Amr Diab in stile rumba flamenco; Ya-Rayi della superstar del raï Khaled e Viens Habibi, un originale intreccio di sound algerino con reggae firmato da Cheb Mami.
”Desert Crossroads” è il titolo del secondo album (Riverboat/World Music Network – distr. Egea) di Etran Finatawa, gruppo nordafricano composto da tre tuareg e tre wodaabe. I suoni e le musiche della tradizione dei popoli del Sahara e di quelli a sud del deserto si integrano con le chitarre elettriche occidentali. I cori polifonici e le percussioni di zucca si fondono con arrangiamenti moderni creando sonorità ritmiche e melodiche del tutto originali, come nella natura di un popolo nomade in continuo movimento verso nuove mete. Un bel progetto che miscela ritmi sincopati e melodie tradizionali del settentrione africano rivisitati in un linguaggio urbano, con elementi di trance, blues e rock. In breve: blues desertico.
E dal deserto libico raggiungiamo l’Egitto, terra di Moddathir Aboul Wafa, compositore, arrangiatore e suonatore di oud che ha firmato l’album ”Toola”(Nesma – distr. Egea). Questo lavoro, impreziosito dal contributo di alcuni dei più brillanti musicisti del Paese nordafricano unitisi a Moddathir, offre musica moderna e tradizionale allo stesso tempo, melodie suggestive e ritmi coinvolgenti. I primi cinque brani rievocano le atmosfere e i paesaggi dell’Egitto, mentre la title track “Toola” rappresenta l’innovazione attraverso la calibrata fusione di sonorità egiziane e samba.
Interessante anche l’escursione proposta dalla Rough Guide, collana musicale della World Music Network, con “Arabic Café” (distr. Egea). Una selezione che ci introduce nel vivace panorama musicale che si nasconde dietro le dune del deserto e dopo il tramonto. Conosceremo così atmosfere particolari, i piccoli bar dove la gente si riunisce a bere il caffè ascoltando canzoni. Questa raccolta di sedici brani evoca quegli odori e quei sapori che caratterizzano in forma trasversale i paesi “bagnati” dal deserto arabico e quello sahariano.
Concludiamo in area di world music con un’altra produzione dell’etichetta spagnola Nesma (distr. Egea) dedicata al fondatore della prima compagnia di danza egiziana Mahmoud Reda. Per celebrare il settantacinquesimo compleanno del coreografo e maestro egiziano, ballerini da tutto il mondo hanno eseguito un tributo in suo onore in occasione della prima edizione del Festival Internazionale di Danza Araba e Andalusa tenutosi a Madrid nel 2005. Quella spettacolare esibizione è documentata nel dvd “Homage to Mahmoud Reda – A Life for Dancing”con 18 coreografie che ripropongono fedelmente l’elegante arte di questo maestro.
La terza parte del nostro viaggio musicale termina qui. Arrivederci alla prossima settimana.
Gian Franco Grilli
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