Registrato nel 1984 e considerato dalla critica come uno dei migliori dieci album del 1985, dopo anni di assenza ritorna sul mercato con un nuovo look il cd Vertical’s Currency (American Clavé/Enja – distr. Egea) del visionario multistrumentista statunitenseKip Hanrahan.
Questa produzione offre un mix musicale cosmopolita, innovativo e a suo modo profetico, che cerca di fondere la vitalità delle ritmiche afrocubane e brasiliane con le sonorità moderne di New York Nella band troviamo pezzi da novanta: Jack Bruce, Steve Swallow, Milton Cardona, David Murray, Arto Lindsay, Ignacio Berroa, ‘Puntilla’ Orlando Rios, Peter Scherer, Frisner Augustin, Elysee Pyronneau, Lew Soloff (mitico trombettista del gruppo Blood, Sweat & Tears). Ognuno con il proprio bagaglio di gusti, esperienze ed influenze al servizio del leader catalizzatore Kip.
In scaletta, dodici brani quasi tutti in tempi medio-lenti dove la voce è protagonista con uno stile in bilico tra recitativo e cantato e dialoga con gli strumenti. Su tutti svetta una vera chicca per i nostri lettori: Shadow Song (Mario’S In), brano dedicato all’immortale Mario Bauzá, cubano, trombettista e direttore d’orchestra, uno dei padri dell’afrocuban jazz. Si tratta di una rilettura dell’arrangiamento di René Hernandez – della famosa band Machito & His Afrocubans – a tempo di canonico mambo/chachachá, coinvolgente al massimo, tiratissimo per il ballo con un crescendo orchestrale maestoso, sezione fiati in gran spolvero tra chiamate e risposte, e sax che esplora i sovracuti. Ispirati da un ibrido ritmo di rumba e accenti di cáscara sia il tema One casual Song che Describing It To Yourself As Convex, mentre il pattern della bossa conduce Chances Are Good e Dark (Kip’s Tune). Brani che a distanza di molti anni dalla realizzazione non sono invecchiati di un minuto. Vertical’s Currency è un album attualissimo, pieno di dinamismo, meritevole di un ascolto attento.
GianFranco Grilli
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