Marooned

A distanza di anno dall’uscita di From the Badlands, il trombonista e bandleader di origine portoricana Papo Vázquez, soprannominato L’Ammiraglio e recentemente Pirata, pubblica il nuovo album Marooned (Picaro Records, 2008), che dedica alla memoria di Mario Rivera (sassofonista di Tito Puente) e Carlos Patato Valdés (conguero cubano), recentemente scomparsi. Ma il nuovo cd registrato dal vivo con la big band The Mighty Pirates al Painted Bride Art Center di Philadelphia, Papo lo dedica anche ai bambini del mondo vittime di violenza e di abusi sessuali perchè “anch’io da piccolo – sottolinea l’artista – ho vissuto purtroppo questo dramma”. Musica per non dimenticare la vita degli uomini e anche le proprie origini. Dal punto di vista musicale, infatti, il cd è un ulteriore tassello che documenta il percorso intrapreso diversi anni fa dal nostro trombonista (pedigree notevole: ha suonato con Willie Colón, Eddie Palmieri, Tito Puente, Dizzy Gillespie, Ray Charles ecc. ) per valorizzare i ritmi autoctoni portoricani “che erano stati dimenticati – continua Papo – mentre il latin jazz era pieno di sound cubano”. Questo progetto con la big band The Mighty Pirates mescola jazz con bomba, plena, sicá, yubá , aguinaldo tipico e i cugini samba, bolero, funk ; recupera percussioni tipiche confinate nel folklore come i barriles di bomba, pandero, cua; esalta le improvvisazioni dei vari strumentisti che sfilano in passerella per tutti i 66 minuti del cd. Il risultato è il già citato e piacevole Marooned, nove brani suonati con grande intensità, equilibrio nelle parti (anche se i fiati sono in maggior evidenza), articolati e moderni gli arrangiamenti. Apre il cd una breve ma bella danza (genere musicale colto derivato dalla contradanza spagnola e dall’incrocio con habanera) poi seguono tre brani dal sound un po’ selvaggio, con la sezione ritmica impostata su onde funk un po’ deboluccia per amalgamare l’insieme, ma dal brano n.5 tutto va a posto. Spiccano qua e là gare virtuosistiche tra trombone, tromba e saxes che si confrontano tentando di superarsi l’un l’altro, sempre pungolati da taglienti stacchi di ottoni. Non potendo citare tutto, vi segnalo in particolare il brano El Batallon – un mix di jazz e plena – dove il trombone di Papo introduce un fitto dialogo con percussioni e sax, grande interplay. Quelli più graditi (che non vuol dire i migliori) al mio orecchio sono Aguinaldo Pa’ Dico Y Caneco e Julia Jibarita, forse per maggior familiarità con il martillo del bongó (strumento che fa capolino solo in questi due pezzi) e con gli accenti di bolero e son. Una citazione va a Pa’ Mingus , brano di jazz puro, con John Benitez, bassista, che ci accompagna nel mondo di Charles Mingus: nato a Nogales (Arizona), cresciuto in California, ha cambiato il volto della musica afroamericana; arrivò al contrabbasso dopo iniziali lezioni di trombone; personaggio poco incline ai compromessi musicali; suonò solo ciò che gli piaceva. Insomma, questi ultimi sono ingredienti che, vista l’occasione abbiamo ricordato per qualche casuale similitudine, troviamo in parte anche in Papo Vázquez.
In conclusione, un disco che – nonostante alcune imperfezioni audio dovute alla registrazione dal vivo – regala momenti strepitosi e atmosfere con linguaggi, ritmi e sapori inusuali per il latin jazz. Un album di Afro Puerto Rican Jazz – così definito da Papo – che fa navigare con disinvoltura l’ascoltatore dagli ambienti urbani degli States a quelli folklorici di Puerto Rico con brevissime escursioni tra sonorità caraibiche. Attendiamo, quindi, di conoscere il nuovo tour del Pirata-Ammiraglio Papo; intanto il suggerimento è di ascoltare con partecipazione Marooned (Aislado, in spagnolo).

Gian Franco Grilli

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