Il Son Vestito “DA CAPO”

Il tresero Rafaelito racconta il viaggio sulle orme di Compay Segundo

di Gian Franco Grilli

Me lo ricordo chiquito che strimpellava una chitarra di plastica e all’età di 14
anni quando spavaldo si infilava con i bongos nelle descargas alla Casa della
Trova. Mi sorpresero la sua forza musicale e la versatilità dimostrate
nonostante fosse un ragazzino e ai primi anni di studi. Adesso Rafaelito Borroto
Faya suona bolero e son nei grandi hotel di Cayo Guillermo e Cayo Coco ed è di
fronte a me per una breve chiacchierata che per me rappresenta anche un piccolo
amarcord in questa zona centrale di Cuba.
“Ora dopo anni di studi – dice Rafaelito – sto lavorando molto. A mezzogiorno
all’Hotel Melià Guillermo, poi di sera mi sposto a Cayo Coco presso El Senador
ecc. E’ abbastanza dura, dormo pochissimo perchè, come sai, dopo gli spettacoli
devo compiere i 60 km sul terrapieno che separano los Cayos da Ciego de Avila,
dove vive la mia famiglia”.
E lo so bene, caro muchacho. Perché andavo a los Cayos quando erano ancora allo
stato quasi primitivo, ci si accedeva dopo circa 3 ore di barca zigzagando tra
mangrovie e non più di due dozzine di persone potevano soggiornare sugli
isolotti. E, inoltre, conosco la famiglia Borroto Faya ancora prima della
nascita di Rafaelito, perché negli anni ’80 ho incontrato il padre, il
disegnatore umoristico Rafael, nell’ambito di attività culturali.

Ma partiamo dai tuoi inizi musicali. Tuo padre è vignettista e scrittore, ma
non suona. Hai “precedenti” musicali in famiglia?

No, in famiglia non ci sono tradizioni musicali, però mio nonno materno Candito,
mi portava da piccolissimo ai Festival de Musica Guitarra Dorada che si teneva a
Florencia, un paese di campagna qui vicino, e da lì si può dire che la musica mi
ha segnato.

Quindi che studi hai fatto?
A 9 anni ho iniziato gli studi di chitarra nella Scuola d’Arte di Ciego, poi
negli ultimi anni mi sono dedicato a studi medio superiori con il Tres
nell’importante Scuola El Cucalambè de Las Tunas dove mi sono diplomato nel
2005.

Parlami un poco dei musicisti che hai dovuto studiare per formarti.
Alcuni nomi fondamentali di chitarra classica, come il castigliano Francisco
Tárrega, l’andaluso Andrés Segovia, Gaspar Sanz, anch’egli spagnolo, poi i
cubani Isaac Noel Nicola e Leo Brouwer. La tradizione cubana, invece, attraverso
Compay Segundo, Los Matamoros, Arsenio Rodriguez, Ignacio Piñeiro, suonatori di
tres come Papi Oviedo, el Niño Rivera (all’anagrafe Andrés Echeverría), Pancho
Amat ecc. Senza dimenticare l’area del flamenco con Paco de Lucìa e Tomatito.

Ah! Mi spieghi perché il flamenco, che ha una tecnica tutta particolare e,
per quel che ne so, non è molto indicato e gradito tra i ‘classici’?

Sì, è vero. Ma a me piace, è importante e nel nostro paese ci sono diversi
gruppi di musica flamenca. Devi sapere che ho suonato in una tournèe nell’Isla
con Reynier Mariño, il miglior giovane chitarrista cubano di flamenco che,
purtroppo, se n’è andato a vivere in Spagna.

Ma veniamo all’attualità.
Sto specializzando i miei studi sullo strumento presso l’Istituto Superiore de
Arte dell’Habana e suono nel trio Da Capo negli alberghi o dove ci manda il
Centro Musicale a cui aderiamo.

Quindi siete musicisti erranti come i trovadores e, indietro nel tempo, i
giullari. Presenta brevemente il Trio Da Capo

Yenny Pascual Vázquez (1979), flautista, diplomata all’Istituto Superiore de
Arte, professore dello strumento nella Scuola El Cucalambè de Las Tunas e con
varie esperienze nella musica contemporanea. Il chitarrista Adriel Cobo Marín
(1985), diplomato, ha partecipato al Festival Internazionale di Chitarra
dell’Avana. E, infine, il sottoscritto nato nel 1986 e suono il tres e la
chitarra. Tutti cantiamo oltre che suonare.

Si dice che ogni generazione è padrona del proprio tempo e bisogna usare il
linguaggio che va di moda per farsi capire. Ma il vostro gruppo giovanissimo che
suona los viejitos…

E’ abbastanza raro vedere giovanissimi che portano avanti la tradizione dei
nonni mentre i coetanei seguono altri generi, ma noi, come altri, sosteniamo il
son e altri generi della canzone popolare. E, nonostante questo, siamo dentro al
nostro tempo, che significa ascoltare e ballare hip hop, reggaeton e gli altri
stili moderni.

Alcune date importanti per te in questo breve percorso artistico.
Nonostante la mia giovane età ne ho abbastanza e te ne cito alcune: nel luglio
2002 ho suonato all’Inauguraciòn de la Academia de Artes Plàsticas de Moròn,
Ciego de Avila, alla presenza del Comandante Fidel Castro; nel 2003 il maestro
Efraìn Amador mi ha invitato al Festival PlectroHabana dove ho presentato una
mia composizione accompagnato da importanti nomi quali il laudista Edwin Bichots
e il chitarrista Reynier Mariño; poi ti ricordo la tournèe con Mariño, di cui ti
ho parlato prima. Inoltre, ho partecipato alla Giornata Internazionale
Cuculambeana de Las Tunas.

A proposito del cuculambè, figura fondamentale nella musica tipica e nella
poesia popolare, che influenza hanno nel vostro repertorio la decima, il punto
guajro e le altre forme campesinas?

Siamo cresciuti in un ambiente rurale e abbiamo sempre ascoltato la musica
criolla e la musica del campo, che fanno riferimento alle piante, ai fiori e
alla natura. Tutti elementi, questi, che sicuramente influiscono nelle nostre
espressioni artistiche e nel modo di suonare uno strumento.

D’accordo, musicisti completi. Ma ipotizziamo che qualcuno volesse proporvi
una tournèe con un repertorio di musica tradizionale che è quella che attrae di
più gli europei con un formato come il vostro, siete pronti con brani come…

Abbiamo un repertorio che va dalle icone musicali cubane come Guantanamera, Chan
chan, Dos gardenias, Lagrimas negras, Yolanda, El manisero, Perla marina, Hasta
sempre ecc.

Ho capito, sono i successi della vostra tradizione…
Certo, ma poi aggiungiamo brani caraibici e sudamericani, come La Paloma, Tico
Tico, Cachita, Chica de Ipanema, Verano Porteño, grandi standard, come Michelle,
Yesterday, Only You, In a sentimental mood, e quando servono Czarda ungherese,
Suite 2 di Bach. Insomma, un repertorio ricco di contrasti musicali.

Un chiarimento: il nome Da Capo deriva dal significato di “ripetizione di una
parte di brano musicale” o è nel senso di continuazione della tradizione cubana?

Sì, il motivo principale è il secondo, è la nostra miglior espressione. Ma
questo, per noi, è il punto di partenza per proseguire cercando nuove strade con
le nostre composizioni.

CD in vista?
Ojalà, magari (come dite voi)! Sarebbe bello che noi contribuissimo alla
prosecuzione del progetto italiano Son del Caribe, che hai diretto, volto alla
valorizzazione di artisti poco noti già iniziato con il Duo Amanecer di Santa
Clara e Quinteto Vitral de la Habana. Mah!

Gian Franco Grilli

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