La talentuosa vocalist cubana che recita cantando
ha in lavorazione il nuovo cd che uscirà con l’etichetta italiana Planet Records
Cantare o recitare fa lo stesso. L’importante è stare sul palcoscenico per
comunicare con il pubblico. E, per apprendere i vari linguaggi artistici,
Osdalgia ha frequentato scuole e accademie cubane, che l’hanno portata ad essere
oggi la poliedrica artista mulatta che spazia tra musica, teatro e cinema. E’
risaputo che rappresenta una delle vocalist più importanti della nuova
generazione, quella emersa negli anni ’90, durante il periodo especial di
Cuba.
Ascoltando le produzioni di Osdalgia mi ero reso conto che qualcosa non quadrava
secondo i miei canoni. Non riuscivo, infatti, a classificarla in modo netto, sia
per le collaborazioni e frequentazioni con gruppi di timba sia per sconfinamenti
dalla tradizione musicale cubana. E allora al termine di un recente concerto
l’ho avvicinata con molta curiosità per farmi raccontare velocemente il suo
percorso virtuoso. Dal teatro è approdata alla canción, la sua vera
passione. Osdalgia dice “non mi sento sonera, io mi considero una cancionera”.
Cioè?
Ho al mio attivo numerose collaborazioni tra stili diversi. Ho fatto 3 dischi di
musica popolare ballabile e fusion, ma mi piace cantare, cantare e cantare. E il
mio punto di riferimento è la musica de ayer, nonostante le sperimentazioni con
il presente.
Dopo questa fondamentale dichiarazione, possiamo cominciare dai tuoi connotati
principali, specificandomi anche i due cognomi?
Mi chiamo Osdalgia Lesmes Echevarrìa e sono nata nel 1970. Ho studiato
recitazione, sono attrice, insegnante di teatro e canto dal 1992.
Con le debite differenze, sentendoti e vedendoti, mi torna in mente la
bravissima Omara Portuondo che ho conosciuto oltre vent’anni fa. Parlami dei
tuoi esordi nel canto come interprete?
Cominciai a cantare nel Cabaret Parisien.
Per maggior chiarezza verso i lettori, è bene aggiungere che queste “scene”
che ci presenti si svolgono all’Avana, dove vivi, e mi sembra utile anche dare i
recapiti di questi luoghi della musica cubana…
D’accordo. Dicevo, quindi, il Cabaret Parisien dell’Hotel Nacional (Calle 21 y
0- quartiere Vedado). Poi collaborai a vari progetti con N.G. La Banda,
diretta da Josè Luis Cortés, soprannominato El Tosco. E continuai con
donne musiciste ad esempio las Mulatas de Fuego, Chica del Sabor e altri
gruppi.
Nel repertorio che suonavi che c’era dentro?
Musica internazionale, cubana, ovviamente, e musica nordamericana.
Hai partecipato a progetti diversi con altri musicisti?
Sì, con formazioni maschili di jazzisti, come il Grupo Perspectiva
diretto dal bassista Jorge Reyes e poi anche con il bravissimo flautista
Maraca.
E infine decolla il tuo canto libero da solista; ci racconti come?
Sì, cominciai l’attività da solista sostenuta da un contratto con Lusafrica.
Con la casa discografica francese infatti pubblicai il mio primo cd La
Culebra, premiato anche a Cubadisco 2000, poi gli altri due Mi Armonia
e Suenan los cueros.
E ne hai un altro in produzione?
Sì. Ora sto lavorando per la discografica italiana Planet Records e con
loro farò il quarto disco di Osdalgia.
Tra un disco e l’altro, a parte i concerti, che facevi?
Mi dedicai alla composizione, a scrivere canzoni per me, ma anche per film e
documentari. E poi nel 2004 ho partecipato come attrice e cantante ad un film
sulla musica cubana.
Non lo sapevo; me ne parli?
Il titolo della pellicola è Musica cubana del regista German Kral, un
allievo di Wim Wenders. Possiamo considerarlo un documentario-fiction sulla scia
di Buena Vista Social Club, un’occasione per offrire una voce ai giovani
musicisti cubani, gli eredi, ma sempre in rapporto però con i nostri padri.
Quindi tanta musica e molti musicisti?
Nel cast artistico ci sono musicisti: oltre al mitico Pio Leiva (presente
anche in Buenavista- NdA), Mayito Rivera, El Nene, Samuel Formell e molti
altri assieme a me.
Il tuo sogno nel mondo delle vocalist?
Una cosa che veramente mi piacerebbe sarebbe quella di unire in duetto Barbra
Streisand e Madonna. Sarebbe fantastico.
Terminate le tournèe in giro per il mondo, vai in letargo a Cuba o è possibile
vederti e dove?
A Cuba ho un gruppo che mi accompagna e lavoriamo, soprattutto, nei locali
avaneri. Ad esempio, presso El Gato Tuerto (Calle O, n. 14, entre 17 y
19- Vedado): un buon posto dove si mangia anche e dove puoi incontrare descarga
(jam session), bolero, feeling. Oppure El Diablo Tun Tun (calle 20 y 35-
Playa); al piano bar Delirio Habanero (Paseo y Calle 39- presso Teatro Nacional-
vicinissimo alla Plaza de la Revolución), o alla Casa de la Musica (Avenida
Italia o Galliano, entre Concordia y Neptuno- Centro Habana). E, quando è
possibile, partecipo al Carnevale. Insomma, mi piace stare a contatto con il
pubblico, che è la risorsa principale per me.
In alcuni tuoi dischi si nota una certa sensibilità verso la musica
nordamericana.
Sì, mi piace molto e, come per la nostra musica, anche per la statunitense
preferisco gli artisti de ayer, la radice. E allora ti dico: Louis Armstrong,
Aretha Franklin, Carmen Mc Rae, Sarah Vaughan, Bob McFerrin.
Tornando all’Isla grande, invece chi sono i preferiti?
Benny Morè, La Lupe, Celia Cruz e tutti i grandi che hanno fatto la
storia della canzone cubana.
E ovviamente il discorso ci riporta al bolero: vorrei sapere che significa
per una giovane come te che nasce in epoca di Nueva trova e canzoni come Hasta
siempre?
E’ importantissimo! In particolare il feeling, una tappa del bolero
meravigliosa, come le melodie di Josè Antonio Mendez e di Cesar
Portillo de La Luz. Per il cantante cubano, il bolero rappresenta la forma
espressiva più onirica, più sensuale, più intima. E dopo le ondate veementi di
salsa, timba, raggaeton, il bolero è lì vivo.
E il raggaeton vivrà?
Secondo me sta passando e i raggaetoneri per trovare stabilità devono lavorare
molto duro perché salsa e bachata stanno insidiando nuovamente.
Contatti e viaggi con i colleghi di Miami?
Nessun rapporto, purtroppo. E dico che è un peccato perché musica e arte non
hanno frontiere, ma asì es.
Terminiamo giocando sulle parole. La parola che più ti piace.
Sincerità.
E la più “grosera”?
No soy grosera.
E’ vero, ne ho avuta prova durante la conversazione. E’ elegante, femminile,
sensuale, romantica, allegra. Pertanto, caro amico salsero, se vedi il nome
della nostra artista stampato su cartelloni o manifesti, non esitare un attimo,
entra e non te ne pentirai. Osdalgia ti incanterà!
Gian Franco Grilli (Foto M.T. Salomoni)
Gian Franco Grilli
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