I 1000 occhi che proteggono Cuba

Le sfumature della religiosità cubana non si possono condensare in un’unica definizione. Là dove mancano i confini dell’ortodossia, il sincretismo cubano si dispiega, labile e fantasioso, in un pantheon di divinità di cui spiritualità e magia sono alcune delle caratteristiche fondamentali. Le radici della Santeria, di cui la Regla de Ochà è il ramo principale, affondano in una storia che ha visto lo spettacolare miscuglio di popolazioni diverse: i cattolicissimi conquistadores spagnoli, gli schiavi nigeriani, gli arauacos autoctoni delle Antille, detentori di una fede dallo spiccato contenuto animista, magico e mitologico. Ma se del cattolicesimo aragonese è intrisa l’epoca rinascimentale, occorre soffermarsi un attimo su quella parte della Terra, il continente africano, da cui provenirono le migliaia di schiavi destinati a lavorare nelle piantagioni cubane. Con il termine “Yoruba”, si identificano tutte le tribù che parlavano la medesima lingua, appartenente al ceppo Kwa Que, che è a sua volta un tassello della grande famiglia idiomatica negritica, suddivisa in molteplici dialetti che corrispondono ai frazionamenti tribali. Queste popolazioni vivevano in un territorio che comprendeva la Nigeria e si estendeva in Togo, Guinea, Dahomey e si affacciava sul golfo di Benin. Il contatto delle credenze Yoruba con quelle dei bianchi fu conflittuale e produsse una prima conseguenza nel divieto di professione e pratica di religioni pagane imposto agli schiavi: perchè la religione degli Orisha divenisse legale, si dovette aspettare fino al 1870. Per i seguaci della Regla, invece, lo sposalizio con il cattolicesimo fu un naturale processo d’adattamento di un popolo abituato a una grande elasticità mentale e alla concezione dell’assenza di una verità assoluta da difendere ad ogni costo. Fu un difficile percorso, ma lentamente, secolo dopo secolo, le immagini dei santi cristiani e le vicende narrate nella Bibbia vennero assimilate agli spiriti e alle divinità Yoruba. Questa religione non ha comandamenti nè un’etica basata su assiomi universali, semplicemente si basa su una spinta molto vicina all’essenza epicurea. Ma la felicità dell’individuo non esiste se non inserita all’interno di un quadro naturale e spirituale armonioso. Salute, benessere materiale, felicità amorosa, sono gli ingredienti fondamentali per rendere un essere umano sereno, ma non sono raggiungibili se gli elementi di cui è composto l’ambiente non sono ciascuno in equilibrio rispetto agli altri. Se qualcosa non funziona nella vita di un aderente alla Regla, la prima cosa da fare è scoprire il punto di squilibrio. Dopodichè entra in gioco il momento del rito (o della magia) per ricomporre l’ordine. E della divinazione, per mettere in comunicazione i terreni col loro mondo spirituale, per conoscere eventi futuri, per comprendere motivi che sfuggono. I metodi di divinazione sono innumerevoli: dal trans, al lancio di pezzi di cocco e di conchiglie, al complesso sistema Ifà, esclusivo territorio di conoscenza e pratica dei babalows, i messaggeri di Orula. Ma vediamo una, per una, alcune delle più importanti divinità, tra le numerosissime che popolano la Santeria:

Francisco Rojos

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