Intervista a EDDIE PALMIERI

Il sig. Eddie Palmieri arriva in Italia
scortato da due ottimi presupposti che lo rendono famoso agli occhi del pubblico
salsero e non solo, il primo è che stiamo parlando di una leggenda vivente,
vincitore di ben 7 Latin Grammy (un record per il genere) e il secondo che la
sua musica riesce a far sognare chiunque. La carriera di Eddie Palmieri, con
antenati italiani nobili della toscana del 1600 (come ci tiene a sottolineare),
è prodigiosa e precocissima, a 11 anni suona già alla Carnegie Hall di New York,
all’ombra del mitico fratello Charlie Palmieri (altra leggenda della salsa e
pianista di fama mondiale) e a 15 anni lascia i timbales (suo primo amore) per
il pianoforte. Da allora 40 anni di storia della musica con gli artisti più
grandi e famosi da Machito a Tito Rodriguez a Chapotin, Mario Bauza per arrivare
a Miles Davis e Herbie Hancock. A Milano, il Festival Latino Americando 2003, 
lo attende con impazienza ma prima gli poniamo qualche domanda…..

Sig. Palmieri, come definisce la sua musica?

 Direi innanzi tutto che la musica deve essere interpretata, i generi e gli
stili cambiano ma l’interpretazione deve essere un’arte  dell’espressività
musicale. Iniziai a suonare le percussioni ma non c’ero portato per nulla, il
piano invece mi affascinava e sotto l’influenza di mio fratello (Charlie) presto
scoprii un linguaggio del tutto nuovo, comunicare con le note e il mio pensiero
portante fu quello di usare la musica per esprimere le sensazioni del Barrio
Latino (Spanish Harlem di New York n.d.r.) e far emergere dal Barrio  la povertà
e le difficoltà di gente che tutti i giorni doveva lottare per avere da mangiare
e vivere! In questo contesto la musica a mia disposizione cioè la Salsa ha
subito dei continui cambiamenti così come il Barrio si evolveva.

Il Latin Jazz: come ci si è avvicinato?

Il Jazz appartiene alla cultura afro cubana e americana del sud (New Orleans) ed
arrivò ben presto a New York nel 1947 per sfociare al grande pubblico con Dizzie
Gillespie, Miles Davies ed altri famosissimi e mi assalì subito al primo ascolto
perché il Jazz è improvvisazione aritmica senza soluzione di continuità ed unita
alle sonorità tipiche afro cubane  o antillane,  diviene una miscela esplosiva
che indica appunto quanto dicevo prima, il frenetico pulsare del Barrio e della
sua gente che cerca di emergere!

Perché le sue composizioni hanno tanto successo?
(Ridacchiando n.d.r.) Beh io penso che alla gente piaccia sia ascoltare buona
musica che ballare buona musica e le mie composizioni cercano di arrivare a
questo, il resto forse è solo ….fortuna!!!!.

Il suo ultimo lavoro è Ritmo Caliente, appena uscito, ce ne vuol parlare?
Ritengo che con quest’ultimo lavoro abbia sorpassato i già grandi La Perfecta e
La Perfecta II, ho inserito svariate forme di ricerca virtuosistica nelle
singole strumentazioni, ad esempio ho utilizzato brani di J.Sebastian Bach per
dare un senso di universalità ed immortalità classica al suono del pianoforte ed
utilizzato il contrappunto nelle percussioni  classiche delle congas e timbales,
insomma alla mia ….tenera età, cerco ancora di sperimentare e piacere al mio
pubblico!!

Fedele alle sue parole il Sig Palmieri,
congedandoci  con un saluto veloce, sale sul palco e lo Stenway & Son a coda
(pianoforte), fatto apposto mettere per lui, vibra note di musica classica  ed
accarezza l’aria… come una brezza,  nella caliente  notte milanese.

Er Galdiatore

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