ERNESTO LECUONA

Oggi celebriamo un pianista classico di fama mondiale.
E’ lui l’autore di “Malagueña”, un successo suonato in tutto il mondo e
il suo pianoforte è l’icona della musica colta cubana.
Ernesto Lecuona y Casado nasce il 6 agosto 1895 a Guanabocoa, un
villaggio presso l’Havana, a Cuba. Suo padre è un giornalista originario delle
Canarie, mentre la mamma è della città cubana di Matanzas. Si è sempre detto che
quando nacque andò a vederlo una donna, probabilmente una santéra, che
guardandolo negli occhi esclamò: “Mio Dio, benedici questo genio!!”. La madre
Elisa mette al mondo tanti figli e tutti, in un modo o nell’altro, hanno a che
fare con la musica. La sorella più grande, Ernestina, lo inizia presto al
pianoforte, strumento nel quale Ernesto rivela un talento prodigioso.
Ad appena 7 anni la scomparsa improvvisa del padre, direttore del periodico “El
Comercio”, lo costringe a contribuire al bilancio familiare suonando nei primi
cinema muti della capitale. Frequenta comunque, dal 1904 al 1907, il
Conservatorio di Carlos A. Peyrellade, dove stringe amicizia con la giovane Rita
Montaner, che sarebbe diventata presto una figura centrale della lirica cubana.
L’anno successivo pubblica la sua prima opera, un two-step intitolato: Cuba y
America. Studia poi per alcuni mesi con Antonio Saavedra, discepolo di Ignacio
Cervantes, e tra il 1908 e il 1909 lavora al teatro Martì. Qui, attratto
particolarmente dall’opera lirica, mette in scena la sua prima commedia
musicale: Fantasia Tropical.
Continua a studiare e nel 1910 diviene alunno di Joaquìn Nin e più tardi di
Hubert De Blanck, compositore olandese migrato all’Havana, che nel 1885 aveva
fondato nella capitale il Conservatorio Nacional. Nel 1912 compone la sua prima
danza, “La comparsa”, che segna l’inizio della sua ricerca musicale più
originale.
L’interesse del maestro De Blanck convince la madre di Ernesto a tenerlo lontano
da responsabilità che potrebbero distoglierlo dalla carriera musicale. Nel 1913,
diciottenne, Lecuona si diploma professore di piano e solfeggio al Conservatorio
Nacional ottenendo la medaglia d’oro del suo corso ed un elogio pubblico del
maestro, che a El Fìgaro dell’Havana dichiara: “Lecuona è uno studente di
straordinaria luminosità, dotato di gran valore e di un temperamento perfetto”.
Olga de Blanck, figlia del maestro, a sua volta riferisce: “mio padre diceva che
Ernesto Lecuona era eccezionale perché al piano possedeva un rilassamento e una
flessibilità assolutamente naturali; non aveva alcuna idea di cosa significasse
essere rigidi”.
Accanto agli impegni di studio, Lecuona manifesta interesse anche per la musica
popolare e organizza una piccola orchestra che si esibisce nei primi cinema e
nelle sale da ballo. Nel 1916, tuttavia, lascia Cuba per trasferirsi a New York,
dove un anno dopo registra il suo primo disco, che include “Vals España” e
alcune danze tra le quali “La comparsa”. Nel 1917 debutta alla Aeolian
Hall con composizioni personali e di altri maestri. Nel 1918, di nuovo a Cuba,
inaugura l’Instituto Musical de La Habana. Nel 1919 scrive la sua prima opera
lirica professionale, ‘Domingo de Piñata’, che va in scena al Teatro Martì con
testo di Mario Vitoria. Nello stesso anno presenta ‘En recluta del amor’,
scritta insieme al poeta Gustavo Sánchez Galarraga, che sarebbe restato anche in
seguito suo grande amico e collaboratore.
Nel 1923 Lecuona esegue per la prima volta al Teatro Nactional il Concierto
Tipico Cubano. Due anni più tardi è a Madrid per alcuni concerti nei quali
introduce tra l’altro Levántate y Anda, un’opera destinata ad oltre un migliaio
di rappresentazioni. Dal 1927 la sua idea di teatro lirico entra in una fase
ancora più matura: i temi si fanno più articolati, sono più numerosi i canti
corali, il libretto non è più una mera successione di canzoni. Con Rita Montaner
come interprete principale, Lecuona presenta nuove opere tra cui Es mucha Habana,
La Revista Femenina e soprattutto Niña Rita, estratta da un canto di Grenet, con
cui comincia la stagione aurea del teatro lirico cubano e l’ascesa di Rita
Montaner.
Nel 1928, invitato a Parigi come allievo di Joaquín Nin, interpreta alcune delle
sue danze in un recital privato nella sala Gaveau, spazio esclusivo per autori
interpreti di fama tra i quali anche Maurice Ravel, con cui Ernesto studia per
un breve periodo. La sua prima importante composizione, Malagueña,
presentata con successo al Roxy Theatre di New York nel 1927, viene accolta da
Ravel con questo commento: “Sento che Malagueña è più bella e melodica
del mio Bolero”. Anche “Siboney”, pubblicata nel 1929, si afferma subito
come un classico della musica latina, ripetuto ovunque da numerosi artisti e
big-bands. Da quel momento Ernesto Lecuona viene soprannominato “il Gherswin
Cubano”, ma sarà anche definito indifferentemente come lo “Chopin di Cuba”
oppure il “Liszt di Cuba”.
A seguito del grande successo della “Havana Casino Orchestra”, il primo grande
gruppo latino a suonare negli USA, Lecuona forma un proprio complesso, la “Orquestra
Cubana
”. Curiosamente, non è lui il pianista della formazione, poiché si
limita ad eseguire soltanto i lavori personali, ma il ruolo è affidato ad
Armando ‘Fichin’ Oréfiche (1911, Avana), insieme al quale Lecuona scrive diversi
dei motivi popolari suonati dal gruppo.
Nel 1934, durante una tournée in Spagna, Lecuona deve ritirarsi dall’Orquestra
per ragioni di salute e fare rientro a Cuba. Il complesso cambia allora il nome
in ‘Lecuona Cuban Boys’ e, sotto la direzione di Oréfi e del trombettista
Ernesto “Jaruco” Vàzquez, prosegue una straordinaria tournée europea che dura
fino al principio della Seconda Guerra Mondiale (Armando Oréfi e il fratello,
Adalberto Chiquito, avrebbero poi abbandonato il complesso per dispute interne
fondando gli “Havana Cuban Boys”).
Ernesto Lecuona suonerà raramente in pubblico nel dopoguerra. Sceglie di vivere
nella sua fattoria fuori l’Havana, dove si dedica al giardinaggio e
all’allevamento di uccelli tropicali.
Sebbene guadagni cifre importanti, preferisce uno stile di vita sobrio: non beve
alcolici ma è un gran consumatore di caffè, è disposto a viaggi interminabili
per evitare di prendere l’aereo. E’ orgoglioso dei suoi roseti e dei suoi alberi
da frutta, ed è anche un giocatore appassionato di poker. Detesta la politica ma
è notoriamente generoso: organizza e finanzia con i propri fondi diverse
associazioni artistiche prive di sovvenzioni pubbliche.
Insieme al maestro Gonzalo Roig fonda nel 1955 la Sociedad Nactional de Autores
de Cuba, votata a proteggere i diritti d’autore dei musicisti locali.
Quando Fidel Castro prende il potere, Lecuona lascia Cuba per sempre. Stabilisce
la residenza a Tampa, in Florida. Il 23 novembre 1963 a Santa Cruz de Tenerife,
nelle Isole Canarie, mentre è in vacanza per visitare la terra di suo padre, per
una crisi d’asma, malattia che lo aveva perseguitato tutta la vita, decide di
andare a suonare in cielo. E’ sepolto presso il cimitero di Westchester, nella
contea di New York.
Ernesto Lecuona scrisse più di 400 canzoni, 176 opere per piano, 50 lavori
teatrali, 31 opere orchestrali, 11 colonne sonore per il cinema, 5 balletti, un
trio e un’opera lirica, ma è soprattutto per le centinaia di interpretazioni di
brani come Siboney, Para Vigo Me Voy (Say Si Si), Canto Karabali (Jungle Drums),
Maria my Own (Maria La O), La Comparsa e Malagueña che giunse alla popolarità
internazionale.
Musicalmente, la sua produzione per piano propone elementi di notevole
originalità pur trattenendosi in ambiti non avanguardistici (del resto da
Lecuona non amati, malgrado egli sostenesse attivamente le iniziative di musica
contemporanea in programma all’Havana).
Agli influssi della musica “colta” della prima metà del secolo egli aggiunge una
rivalutazione in chiave classica della tradizione spagnola e, dato del tutto
nuovo, cubana.
E’ di assoluto interesse il tentativo, certamente riuscito, di integrare ritmi
ed espressioni melodiche tradizionali alle strutture della scrittura pianistica
tardo-romantica. I movimenti di danza, sempre presenti, si mescolano alle forme
classiche del preludio, che risentono delle influenze di Debussy. Spunti affini
al pianismo di Chopin si ritrovano nelle formule che accompagnano i valzer,
mentre nei frequenti passaggi virtuosistici si riconoscono idee tipicamente
lisztiane. Le espressioni melodiche sono sorprendentemente concise: si tratta
spesso di linee che non superano una o due battute e, segnatamente nei brani di
ispirazione cubana, la densità raggiunta è quasi estrema. E’ una scelta estetica
precisa: non sono opere da danzare, ma opere da ascoltare, che fanno pensare
alle sintetiche composizioni di Bartok ispirate ai ritmi balcanici.
Da non sottovalutare, a margine, la sua importante influenza come autore di
musiche per il cinema: armonie tipicamente “hollywoodiane”, quali il ‘Preludio a
la Noche’ o la parte centrale di ‘Ante el Escorial’, attestano il poliedrismo e
l’apertura del suo stile compositivo.
Nondimeno, Ernesto Lecuona si inserisce a pieno titolo nel variegato gruppo di
autori di lingua spagnola che dalla tradizione popolare attingono un intenso
repertorio di idee con cui arricchire la musica di élite, lungo una linea già
percorsa agli inizi dell’era moderna da autori come Ortiz o Soler, senza
dimenticare gli spagnoli di adozione Scarlatti e Boccherini.
Lecuona fu anche un incantevole pianista e le registrazioni dirette delle sue
esecuzioni restano una testimonianza straordinaria del suo talento. La raccolta
The Ultimate Collection’ (1954) presenta il meglio della sua produzione
e le 14 tracce del secondo disco, incise alla fine degli anni venti, hanno un
fascino straordinario per dinamismo, ritmo interiore e gamma espressiva del
suono.
Gli esperti erano impressionati dall’abilità della sua mano sinistra, che
sembrava toccare la tastiera quasi lambisse la membrana di un tamburo. Quando
Arthur Rubistein lo sentì suonare Malagueña esclamò: “non so se ammirare di
più il pianista geniale o il compositore sublime
”. E quando, con l’orchestra
sinfonica di Los Angeles, interpretò Rhapsody in Blue alla presenza dell’autore,
George Gershwin lo abbracciò con grande emozione avanti al pubblico entusiasta.
Il suo stile latino colpì profondamente sia gli ascoltatori europei che quelli
americani ed esercitò un fascino immediato su molte big bands. A contribuire al
suo revival negli anni più recenti è stato il pianista americano Thomas Tirino
che, conducendo uno sforzo notevole sui piano rolls e i primi dischi
dell’autore, è riuscito anche a ricostruire le versioni autentiche di molti dei
brani originali.
Il professore Rafael A. Lecuona gli ha dedicato una biografia : Ernesto
Lecuona: il genio e la musica
.

Fonti informative :
website: lecuona.com;
website: kha.it/lecuona/libretto_lq.htm;
website: it.wikipedia.org;
Un’isola a passo di Son, di Gordiano Lupi – Bastogi Editore

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